Di Lapo De Carlo
4 Luglio 2020
L’Inter è la squadra più incline alle riflessioni filosofiche, più adatta a uscire dall’argomento stretto del calcio per poter esprimere concetti paralleli, comunque pertinenti. Lo sport sarebbe un patrimonio culturale da sfruttare, ma in generale il calcio è avvitato, senza speranza, in argomentazioni inaridite su vittorie, sconfitte e interminabili discussioni sul Var e i regolamenti, sottolineando meramente l’elemento tecnico, come se si trattasse solo di questo.
È un peccato invisibile, ma enorme che sta andando nella destinazione della moderna sensibilità degli interessi economici e del tifo di pochi club al mondo, di cui l’Inter vuole far parte se non vuole restare nella periferia dell’impero. Tra pochi anni probabilmente avremo una situazione tale da ritenere logico passare disinvoltamente alla Superlega e lasciare per strada il passato dei Campionati, con la modalità di oggi.
L’Inter tra un anno inizierà a costruire con il Milan il suo nuovo stadio e, dal 2024, data in cui dovrebbe essere prevista la fine dei lavori, potrà costruire la sua nuova identità che è già chiara e tangibile, al netto degli svolazzi dell’attuale stagione. Pazza Inter e la sua reputazione di squadra a cui può accadere di tutto nel bene e nel male, entro pochi anni sarà un ricordo a cui stampa e tifosi guarderanno con tenerezza.
Nella sua storia l’Inter ha avuto presidenti munifici e tifosi, generosi ma anche imperfetti, che hanno caratterizzato la storia del club scandendola con imprese straordinarie ed errori inconcepibili, ma dopo Moratti il sentiero è quello della squadra azienda, un po’ deumanizzata, ma più adatta a correre con le società più forti del pianeta.
D’altronde Suning è in Cina, Zhang ha delle ambizioni che comprendono anche l’Inter, in un’ottica di guadagno e prestigio, Marotta è un dirigente moderno e la sua politica è coincidente con la visione dirigenziale.
La squadra di oggi ha dei rigurgiti di follia che, a differenza degli scorsi anni, non fanno parte del suo retaggio ma sono gli indicatori di un cambiamento culturale, di un sistema di lavoro profondamente rinnovato e naturalmente l’inevitabile disagio di un altro cambio tecnico in pochi anni.
Sono nato in un’epoca in cui la matrice culturale era diversa e il riferimento allo sport era oggettivamente migliore, perciò non posso essere contento di un calcio privato dei suoi valori più importanti, ma sono lieto che l’Inter, nel giro di qualche anno, possa far parte del ristretto circolo dei club che contano.
Conte, nel frattempo, sta lavorando al cambiamento e sembra quasi scontato che un pezzo grosso come Skriniar e Lautaro Martinez possano essere sacrificati.
L’argentino sta giocando in un modo tanto asettico da rendere l’eventualità del suo addio molto più accettabile di un mese fa, mentre l’opportunità di tenere un grande difensore come Skriniar passa dalla sua capacità di adattamento ad un modulo a tre che ha messo in difficoltà lui e soprattutto Godin.
Difficile fare nomi per l’Inter, oltre a quello di Tonali, perché l’acquisto lampo di Hakimi dimostra che ora la dirigenza sa lavorare sotto silenzio per trattative importanti.
L’esterno rappresenta il migliore investimento degli ultimi nove anni, in rapporto all’età, al prezzo e all’eccellenza del ruolo. Per intenderci Lukaku (27 anni) è un totem ma è stato pagato una cifra importante ed Eriksen, pur pagato poco, ha 28 anni, mentre Hakimi oltre ad avere 21 anni, è considerato uno dei cinque migliori esterni del pianeta.
Nel presente la partita di domenica pomeriggio col Bologna rappresenta una tappa che non deve portare altre brutte sorprese, come col Sassuolo. La vittoria rocambolesca a Parma e quella irrisoria col Brescia a San Siro vanno confermate ma il primo aspetto positivo, oltre al maggior numero di punti conquistati, è decisamente il fatto che, a nove giornate dal termine, la partecipazione alla prossima Champions League non sia in discussione, il che permette una programmazione decisamente più articolata rispetto agli ultimi anni.
Anche questo è il “piccolo” segno di quella nuova dimensione in cui l’Inter intende restare per sempre.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.