Di Massimo Zampini
Aggiornato: 25 Settembre 2019
E al risveglio, dopo una serata così, cosa rimane?
L’attesa, il timore di ripetere la partita di Firenze oppure, peggio, quella di febbraio scorso al Wanda, entrambe senza un tiro in porta e subendo troppo per essere la Juve? Perché su, alzi la mano chi non aveva timori, con qualche assenza di peso, l’allenatore appena arrivato, la condizione fisica che pareva un rebus, l’ennesima gara consecutiva per Khedira, Higuain e altri che diverse gare di fila non le facevano da un po’.
Oppure resta nella mente il primo tempo, inizialmente timoroso, con diversi tiri e occasioni per loro nei primi venti minuti e poi pian piano la Juve che esce, anche palla al piede da situazioni complicate, provando ad avvicinarsi a Oblak, come a dire che il secondo sarà un’altra storia?
No, al risveglio non ricordo quella fase, ma la ripresa è un’altra storia davvero e ti stropicci gli occhi nel vedere il lancio d’esterno di Bonucci, la corsa e l’assist di Higuain, il gol incredibile di Cuadrado – anzi, non incredibile, perché è un gol alla Cuadrado, lo ha già fatto a Lione, è proprio una roba da Panita – le sgroppate di Alex Sandro che pare tornato quello dei primi tempi, l’inserimento (e le mille giocate) di Matuidi, Ronaldo sempre presente e pericoloso, tanto che ormai non hanno neanche più la forza di fischiarlo; siamo 2-0 al Wanda e stiamo dominando ma è ancora lunghissima, lo sappiamo, questi non muoiono mai.
E infatti non muoiono, sicuramente ci ricorderemo anche questo, perché concediamo troppi calci piazzati alla squadra cui proprio non vanno concessi, perché la prendono sempre loro: la prendevano l’anno scorso, quando giocavamo a uomo, e la prendono quest’anno, quando giochiamo a zona. E io lo ammetto che vedere Dybala nella zona di Gimenez non mi rassicura affatto, però almeno sappiamo su cosa dobbiamo lavorare, perché se nelle due partite più complicate abbiamo preso quattro gol così, non può essere solo una questione di sfortuna o di sciocchi errori individuali: c’è da lavorare a fondo per risolvere o quantomeno limitare questo problema, altrimenti per rilassarsi un po’ non basterà più neanche essere in vantaggio di due o tre gol.
Ma non è neanche questo, al risveglio, il primo pensiero. Certo, rimane il rammarico per i punti persi e per il girone quasi chiuso che si è riaperto.
Ma ancora più di questo, che ha a che fare con le emozioni e la rimonta subita, quel che resta risale al 90esimo inoltrato, quando siamo già sul 2-2 e, fateci caso, qualche giocatore dell’Atletico fa segno di tornare rapidamente a centrocampo per completare la rimonta, stile Luca Vialli dopo il pareggio contro la Fiorentina nella giornata che rimarrà per sempre quella del gol incredibile di Del Piero.
Ci hanno rimontato, c’è un ambiente infuocato, Simeone infiamma le tribune, vogliono rimettere il pallone in mezzo e compare il cartello con i 5 minuti di recupero. Ecco, in quel momento vorrei che fossero di meno, mi piacerebbe arrivare al fischio finale senza rischiare più, perché tutto pare indirizzato verso la beffa finale più che verso una nostra nuova impresa.
E invece sbaglio, perché la Juve prende la palla e non gliela lascia più, prova a vincerla, crossa, tira, riparte, fino a quando Ronaldo spiega al mondo la differenza tra lui e gli altri, e al 93esimo dribbla chiunque e tira fuori di pochissimo, con lo stadio ammutolito. Ci proviamo ancora, ma adesso è finita davvero e i tifosi biancorossi applaudono felici, per un 2-2 in casa conquistato con i denti, senza rubare nulla, ma certamente senza meritare di più.
Cinque minuti recupero, in quella situazione così complicata, giocati a una porta sola, la loro.
Ecco, cosa ricorderò. Che io speravo durasse tre minuti in meno, mentre forse sarebbero serviti tre minuti in più.
E allora coraggio, ragazzi, dimentichiamo tutti i consueti racconti apocalittici sul nostro stato che compaiono ogni qualvolta ci permettiamo di non vincere una partita, perché ci siamo quasi e non dobbiamo avere paura. Siamo forti, completi, con tanti ricambi che ora troveranno spazio.
Eccola, la lezione che resta: con una squadra così, con questo potenziale, meglio avere a disposizione un minuto in più per vincere che uno in meno per il timore di perdere. Perché in quel minuto potrà esserci un’azione di Cristiano che dribbla tutti e quel pallone, statene certi, non uscirà sempre di qualche centimetro.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"