Di Alfredo Pedullà
5 Agosto 2020
Si chiama Max, soprattutto vuole andare al Max. L’anno sabbatico di Allegri ormai è alle spalle: aveva detto “mi riposo, devo staccare” e ha mantenuto i suoi propositi. Gli avevano attribuito una squadra al mese, dal Barcellona a chissà quale big inglese, passando per il Paris Saint-Germain, eventuali e varie. Invece no, Allegri ha mantenuto: doveva riposarsi, ha riposato. Forse non si aspettava quell’epilogo con la Juve, forse immaginava di lasciarla almeno con i quarti di Champions, piuttosto che con l’eliminazione per mano dell’Ajax. Ma questi sono discorsi che appartengono ormai alla preistoria: Allegri ha dimostrato tutto quanto avrebbe dovuto, eppure era stato accolto con uova marce quando si presentò a Vinovo. Non lo volevano, avrebbero preferito un altro erede per il post Conte. Un’accoglienza per certi versi vergognosa, anche se figlia di una minoranza social che molto spesso non riesce a rispettare la squadra del cuore. Allegri ha risposto con i fatti, i suoi detrattori (prevenuti) lo avrebbero contestato anche se avesse messo una Champions in bacheca.
Ora la domanda è: da dove potrebbe ripartire il Conte Max? Lui ha sempre fatto capire, non dichiarato, che gli sarebbe piaciuta un’esperienza in Premier o nella Liga. Ma non possiamo dimenticare la Francia e il Psg. E qui dobbiamo capire cosa accadrà nei prossimi giorni: la Champions è una bella tagliola per Setien, magari per Tuchel se dovesse bucare ancora, senza dimenticare che il Manchester United deve provare a portare l’Europa League a casa, altrimenti per Solskjaer il bicchiere sarebbe tre quarti vuoto e un quarto pieno. Leonardo ha sempre apprezzato Allegri, non potrebbe essere diversamente, ma al momento restiamo nel campo delle ipotesi. A Barcellona dicono che un giorno o l’altro tornerà Pep Guardiola, bisogna vedere quando e se si materializzerà una situazione del genere. E comunque ci sono tanti punti di domanda che soltanto il campo, nei prossimi giorni, potrà spazzare via oppure no.
Il Conte Max (Allegri) non sarebbe poi che un bel giro di parole per arrivare all’altro Conte: si chiama Antonio e ha appena sparato missili terra-aria sulla proprietà che gli bonifica ben un milione netto al mese. Conte ha prima detto “non ha protezione, dovrò fare le mie valutazioni” e poi aggiunto “ho altri due anni di contratto, voglio vincere con l’Inter”. Esattamente così, nel giro di poche ore: se non fossimo certi che ha parlato la stessa persona, sicuramente penseremmo di aver preso un abbaglio, non si può cadere in contraddizione così. Tutto e il contrario di tutto, non nel giro di un mese ma addirittura di poche ore. Assurdo. Presto capiremo il resto, Conte ha sbagliato nettamente la forma: persino un principiante avrebbe intuito che sganciare questi missili alla vigilia di un impegno delicato come quello contro il Getafe sarebbe stato un autogol che neanche il miglior o peggior Niccolai ci sarebbe riuscito. Bene, Conte l’ha fatto.
Ora il problema sarebbe vincere qualcosa, ma chissà se basterà. Perché se Conte arrivasse fino in fondo all’Europa League riuscendola ad alzare in cielo, poi andrebbero chiariti gli aspetti formali. In particolare uno: non è possibile che qualsiasi panno sporco debba essere lavato in diretta televisiva, aggirando qualsiasi tipo di discrezione che dovrebbe esserci in un rapporto normale con il club che ti ha voluto. E che ti ha accontentato per quanto ha potuto, dal primo all’ultimo giorno di calciomercato. E qui viene in mente Allegri, inevitabilmente. Perché Max è di un altro livello, non parliamo a livello tecnico o tattico perché il discorso coinvolge allo stesso modo due allenatori che hanno fatto benissimo e vinto tanto. Il discorso è tutto nel comune denominatore della perfetta simbiosi che ci deve essere tra un responsabile delle cose tecniche e la proprietà. Allegri non ha mai portato in pubblico le cose che non gli andavano bene, al massimo si è sfogato quando la squadra aveva qualche calo di tensione e staccava la spina prima del tempo. L’Allegri furioso è quello che si toglie la giacca, la scaraventa chissà dove e pretende che la concentrazione finisca all’ultimo secondo del recupero. L’Allegri furioso è quello che in conferenza stampa si toglie qualche sassolino, senza però mettere a repentaglio la sacralità del rapporto con la proprietà. E’ una grande differenza. Non sarà un caso che, quando Nedved e Paratici prima di fiondarsi su Sarri proposero Conte ad Andrea Agnelli, ricevettero in cambio un due di picche. Divieto assoluto nel ricordo di quell’estate 2014 quando Antonio se ne andò sbattendo la porta, una macchia incancellabile, un divieto quasi eterno in relazione all’eventuale possibilità di tornare a lavorare sotto lo stesso tetto.
Cosa accadrebbe se Conte rompesse con l’Inter e Marotta si rivolgesse ad Allegri per una bella quiete dopo la tempesta? Max non vedrebbe l’ora, del suo Beppe conosce i minimi dettagli, come se non si fossero lasciati. Ma dobbiamo avere un po’ di pazienza e molto realismo: le interviste di Conte sono una scudisciata al minuto e una retromarcia il minuto dopo. Bisognerà presto metterci il punto, in un senso o nell’altro.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".