Di Cronache di Spogliatoio
Aggiornato: 3 Gennaio 2022
26Sgusciante, veloce, a tratti imprendibile. Era così in campo Victor Obinna, un attaccante esterno di grandissima qualità, che in Italia ha vinto uno Scudetto ma dimostrato troppo poco rispetto alle sue enormi potenzialità.
Il nigeriano è arrivato al Chievo dopo esser cresciuto nell’Enyimba International Football Club, una squadra che ha garantito a molti giovani un futuro nel mondo del calcio. Il suo sogno era giocare in Serie A ed alla fine è riuscito a realizzarlo da giovanissimo, calcando palcoscenici importanti ed entrando subito nelle grazie di Josè Mourinho. Il portoghese, infatti, dopo aver richiesto Mancini e Quaresma, in sede di mercato fece il suo nome per la fascia nerazzurra, convinto che le sue caratteristiche si sposassero bene con la sua idea di calcio.
Il classe ’87 ha disputato in totale 69 partite in Serie A, 9 delle quali con la maglia dell’Inter, e segnato 14 gol, sebbene solo uno in nerazzurro, nella sfida contro la Roma. Quella rete, la classica rete all’Obinna, sembrava l’inizio di una carriera ricca di soddisfazioni e, invece, è stata una delle poche gioie della sua esperienza all’Inter, seppur a fine anno il nigeriano abbia conquistato con la maglia nerazzurra il titolo di Campione d’Italia.
L’ex attaccante si è raccontato a GianlucaDiMarzio.Com, spiegando come adesso sia diventato uno scopritore di talenti. Obinna è tornato in Africa e cammina sempre con un block-notes ed una penna in mano, per annotare nome e cognome di chi lo colpisce a quelle latitudini: “Niente più capriole, ho chiuso con il calcio giocato. Adesso cerco talenti in Africa. Qui è dove sono nato e cresciuto. Il mio secondo tempo doveva partire dall’Africa. Voglio impegnarmi al massimo per aiutare i ragazzi africani. Giro l’Africa per guardare allenamenti, seguire partite amichevoli. Qui mi conoscono tutti. Ma quando lavoro sono discreto. Osservo senza farmi notare. È importante capire il calcio che esprime un ragazzo quando non è sotto pressione. Il mio obiettivo è togliere i giovani dalla strada per portarli nelle Academy dei club. Tante famiglie sono povere e non possono garantire un futuro ai propri figli. Se un ragazzo mi piace come gioca vado a parlargli e poi mi confronto con i genitori. I bambini mi dicono di portarli in Italia. Per loro sono una specie di idolo. Spesso giocano senza scarpe, anch’io ero così. Da piccolo aspettavo che tornassero i miei idoli Nwankwo Kanu e Taribo West per avere maglie, scarpette e palloni. Era bellissimo. Ora prendo appunti, seleziono i ragazzi e creo una scheda da inviare ai direttori sportivi. Registro anche qualche video delle loro azioni. È già capitato che club di A mi abbiano contattato per visionare dei profili”.
Obinna è stato fortunato ma poi non è riuscito ad esprimersi con continuità ad alti livelli e a soli 31 anni ha deciso di appendere le scarpette al chiodo. In carriera ha giocato anche in Germania, Spagna, Inghilterra e Russia, prima di terminare la carriera in Italia, dopo un provino andato male con il Seregno, compagine di Serie D. Nell’intervista ha raccontato anche la sua storia e l’esperienza vissuta con tanti campioni al suo fianco e Mourinho in panchina: “Sono riuscito a realizzarmi, mi sento fortunato. Mi hanno scoperto in un torneo Under 20, giocavamo contro Ajax, Feyenoord e altri club. Pierluigi Casiraghi, all’epoca osservatore dell’Inter, mi vide e decise di portarmi in Italia. L’Europa era come l’avevo sempre immaginata. Ho iniziato con il Chievo, dopo tre anni sono arrivato all’Inter. Mourinho mi chiamò in estate dicendomi che aveva bisogno di me. Non dimenticherò mai quelle parole. È stato l’anno più bello della mia vita. Vincemmo lo scudetto e io realizzai un gran gol contro la Roma. Quante capriole per esultare. Mourinho era molto attento ai giovani. Io, Santon, Balotelli. Ci diceva di giocare il nostro calcio. Avevamo grandi maestri in campo, come Ibrahimovic. Voleva sempre vincere. Se in allenamento perdeva una partitella si arrabbiava con i compagni. Il suo bersaglio preferito era Vieira”.
Obinna è uscito da poco dal mondo del calcio giocato e ha ancora diversi contatti al suo interno. Nell’intervista rilasciata a Di Marzio ha parlato anche di alcuni giocatori che militano in Serie A e che lui ha avuto come compagni di squadra o visto da avversari: “Ho conosciuto Caicedo a Malaga. Aveva tutte le carte in regola per fare bene. A Mosca ho incontrato Miranchuk, era giovanissimo. Un talento unico. Mi ricorda Ozil in alcune sue giocate. Ha margini di crescita incredibili e Gasperini saprà aiutarlo. Osimhen può diventare uno dei migliori attaccanti del campionato. Ci sentiamo spesso, mi chiama anche dopo le partite. Provo a dargli qualche consiglio, ma non vi dirò cosa ci diciamo. Si arrabbierebbe”.
All’Inter, anche per il suo modo di esultare, tutti pensavano di aver trovato l’erede di Martins. Purtroppo non è stato così ma Victor è comunque felice della carriera che ha disputato. Ora la sua ambizione è permettere a qualche altro ragazzo di vivere il suo sogno: giocare in Serie A e vincere lo Scudetto.
Esiste un luogo sacro fatto di odori nauseabondi e pareti scalcinate, custode di emozioni uniche che ognuno di noi si porta dentro per tutta la vita. Che tu sia un terzino di provincia o il regista della Nazionale, lo spogliatoio è casa tua e Cronache di spogliatoio è il salotto in cui informarti e sfogare la tua passione.