Di Chiamarsi Bomber
Aggiornato: 3 Settembre 2020
Ali Dia, ai più questo nome non dirà niente, ma a chi conosce e segue la Premier League da anni, saprà che si stratta di uno dei più grandi bidoni, ma al contempo geni, della storia del calcio inglese. D’altronde se non hai alcun talento, ma riesci comunque a calcare i campi della Premier League, meriti comunque un applauso.
Ali Dia, il (finto) cugino di George Weah
Se il “kaiser” Carlos Henrique Raposo si può definire il più grande truffatore della storia del calcio, Ali Dia è stato sicuramente il suo erede negli anni ’90. Ma partiamo con ordine. Anno 1996, George Weah è il primo giocatore africano a vincere il pallone d’oro. Arrivato al Milan per 11 miliardi di Lire dal Psg nell’estate del 1995, l’attaccante liberiano entusiasma tutti per la sua potenza, velocità e controllo di palla. 15 reti nella sua prima stagione italiana e tutto il mondo ai suoi piedi. Prima dell’avvento di Ronaldo il Fenomeno, in Italia c’era George Weah, qualsiasi top club lo avrebbe voluto in squadra. Sarà stato proprio questo il pensiero che avrà spinto Ali Dia a convincere un amico a fingersi Weah e a chiamare diversi club inglesi per referenziarlo.
“Ciao sono George Weah, ho un cugino davvero molto bravo da proporvi”, ma Redknapp, allenatore all’epoca del West Ham non se la beve. Incredibilmente, il secondo tentativo va a buon fine e Ali Dia ottiene un provino con il Southampton. “Lo testai in allenamento – spiegherà l’allenatore Souness -, i primi cinque minuti di solito dicono se uno è bravo oppure no: concludemmo che non era adatto a noi, ma lo trattenemmo comunque per una settimana perché avevamo pochi giocatori e tanti infortuni”. Furbizia mista a fortuna permettono ad Ali di esordire in Premier: “Un sabato dovevamo giocare a Leeds e Matt (Le Tissier, ndr) era il nostro unico attaccante. Purtroppo si infortunò e dopo 32 minuti dovette lasciare il campo. A quel punto guardai verso la panchina e pensai: ‘Cosa potremmo fare?’”.
Bambi sul ghiaccio
Il finto cugino di Weah entra al 32′ ed esce all’85’ con Souness che lo sostituisce con un difensore. 53 minuti di partita che però gli permettono di essere eletto come il peggior calciatore del calcio inglese di tutti i tempi, secondo l’autorevole Times. Qualche anno dopo Le Tissier commenterà: “Pensavo che avesse vinto veramente un concorso per venire a giocare con noi. Sembrava di vedere Bambi pattinare sul ghiaccio. Si vedeva che non aveva assolutamente l’idea di calcio di un giocatore di Premier League. Ma nemmeno professionista. Come finì tra di noi, proprio non so spiegarmelo. Nessuno, ancora oggi, riesce a farlo. Resta un mistero, che ovviamente si ingigantisce col passare degli anni. Anche negli spogliatoi eravamo in imbarazzo. Con noi Dia giocò una sola partitella e fu per puro caso che non emersero particolari differenze tra noi e lui: ma, ovviamente, il campionato smascherò tutto. Provate a pensare a giocatori di primo livello: ritrovarsi a giocare in formazione con un dilettante puro”.
Ali Dia fu una meteora nel vero senso della parola: “Dopo quel pomeriggio – racconterà sempre Le Tissier –, noi giocatori della prima squadra non vedemmo più Ali Dia. Così com’era apparso, era sparito. Improvvisamente. Non pagò nemmeno l’albergo in cui aveva alloggiato prima di strappare un contratto da 30 giorni coi Saints”. In realtà riesce a giocare un’altra mezzoretta tra le riserve del Chelsea prima di trasferirsi negli Usa, cambiando il suo nome in Aly Dia e laureandosi in Business Administration alla San Francisco University. Oggi lavora a Doha come business man, ha trovato la sua strada, ma resta comunque una leggenda del calcio inglese, nel bene o nel male.
Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi. C'è un po' di bomber in tutti noi, in ogni bar, in ogni piazza d'Italia