Di Chiamarsi Bomber
20 Gennaio 2021
Gennaio, mese del ritorno tra i banchi di scuola dopo le vacanze natalizie. Mese del Lupo, come lo definiva Carlo Magno nell’ottavo secolo. Mese del ghiaccio, come lo chiamano nei paesi anglosassoni. Ma soprattutto mese del calciomercato invernale. Il cosiddetto “mercato di riparazione”, proprio perché i club hanno la possibilità di correre ai ripari dagli errori commessi durante la prima parte di stagione. Nella storia del calcio italiano ci sono stati tanti colpi memorabili in questo intenso mese di trattative, basti pensare all’acquisto di Thiago Silva da parte del Milan o a quello di Davids della Juventus. E poi ancora Candreva alla Lazio, Jorginho al Napoli, Nakata (determinante per lo scudetto del 2001) e Nainggolan alla Roma, Brozovic all’Inter e Salah alla Fiorentina. A tanti acquisti top sono però corrisposti altrettanti (e forse anche di più) clamorosi flop. Una bella carrellata dei “bidoni invernali” degli ultimi anni è proprio quello che serve per mettere in allerta i grandi club della Serie A.
JUVENTUS
Partendo dai campioni d’Italia in carica non si può non citare una coppia goal tanto mortifera sulla carta quanto inefficace sul terreno di gioco. Correva l’anno 2013 quando la Juve di Conte, alla ricerca di un attaccante d’esperienza, individuò in Nicolas Anelka il profilo perfetto. Il francese, svincolatosi dai cinesi dello Shanghai Shenhua, giocò la miseria di 3 partite in bianconero tra campionato e coppe, non riuscendo mai a trovare la via della rete. Concluse la stagione con uno Scudetto, non certo però conquistato per merito suo. Anno successivo, stessa necessità per i bianconeri, stesso epilogo. Stavolta l’acquisto invernale fu Pablo Daniel Osvaldo, arrivato in prestito con diritto di riscatto dal Southampton. Tre reti, due in Europa League e una in campionato alla sua ex squadra, la Roma, e biglietto di ritorno per l’Inghilterra messo in tutta fretta nel taschino. Due anni dopo Osvaldo decise di intraprendere la carriera di cantante, con risultati opinabili…
MILAN
I rossoneri, attualmente in testa al campionato, hanno sempre fatto grandi affari nel mercato di gennaio, basti pensare al già citato Thiago Silva, a Ronaldo, Beckham, Balotelli e al più recente Ibrahimovic. Sempre ottimi colpi appunto, o quasi. Già perché nel 2015 a Milano decisero di prendere in prestito dall’Atlètico Madrid, dove aveva terribilmente floppato, Alessio Cerci. Proprio l’esterno mancino che aveva incantato con la maglia del Torino e che qualcuno aveva accostato ad Arjen Robben. Missione rilancio completamente fallita: un solo goal e niente riscatto dal prestito. Ma i rossoneri sono riusciti a fare anche di meglio (o peggio): due inverni fa acquistarono in pompa magna dal Genoa Krzysztof Piatek, reduce da una prima metà di stagione impressionante con la maglia rossoblù da 13 goal in 19 partite. Acquisto importante da 38 milioni e maglia numero 19 sulle spalle. Nei primi sei mesi a San Siro il polacco non fece male, segnando 9 reti e chiudendo la sua stagione con un totale di 22 marcature. Poi però in estate Piatek cambiò numero prendendo la 9 “maledetta”. Da lì in poi il rendimento andò peggiorando di partita in partita. Infine l’arrivo di Ibra e la prospettiva della panchina lo convinsero a lasciare l’Italia direzione Hertha Berlino, dove finora in 30 presenze ha messo a segno 8 reti.
INTER
Si rimane a Milano ma stavolta si passa sulla sponda nerazzurra. Senza considerare i vari Shaqiri, Kuzmanovic, Cedric Soares e Lisandro Lopez, ci si concentra sull’anno 2015, quando ad Appiano Gentile arrivò dall’Arsenal in prestito Lucas “Prinz” Podolski. Un attaccante sempre prolifico in carriera, ma che all’Inter fallì miseramente: 18 partite disputate, appena una rete messa a segno, contro l’Udinese. Venne rispedito a Londra dopo appena sei mesi, salvo poi trasferirsi prima al Galatasaray e poi al Vissel Kobe, in Giappone. Da un tedesco a un danese: presentato alla Scala di Milano tra le enormi aspettative di tecnico, società e tifosi. È Christian Eriksen il flop invernale più recente in casa nerazzurra. Collocazione tattica, ambientamento, lingua, e chi più ne ha più ne metta, ma il rendimento del danese con la maglia dell’Inter rimane sempre sotto la soglia della sufficienza. Da grande colpo a colpo “a salve” il passo è stato tremendamente breve, tanto che Marotta sta cercando di venderlo a mezza Europa…
ROMA
Ce ne sarebbero di flop da citare anche in casa Roma. Si può quasi dire che i giallorossi furono gli apripista del bidone invernale, quando per la bellezza di 30 miliardi portarono all’ombra del Colosseo “O Uragan” Fabio Junior. Ma tornando all’ultimo decennio, come dimenticare la sessione invernale della stagione 2014/2015?! Quando a Trigoria sbarcò la letale coppia Doumbia-Ibarbo. Letale sì, per i giallorossi. Ci vollero 15 milioni per strappare Doumbia al Cska Mosca e portarlo alla corte dell’allora tecnico Garcia, e furono 2,5 per il prestito quelli necessari per accaparrarsi Ibarbo dal Cagliari. Insieme misero a segno la bellezza di due goal, entrambi segnati dall’ivoriano. Morale della favola: Doumbia a fine stagione venne rimandato in Russia; Ibarbo, complici anche una serie di brutti infortuni, volò in Inghilterra, al Watford, senza però mai riuscire a tornare lo splendido attaccante conosciuto a Cagliari.
NAPOLI & LAZIO
Edu Vargas, Victor Ruiz, Datolo. Kakuta, Helder Postiga, Alfaro. Basterebbero questi sei nomi per far rabbrividire in un minuto i tifosi rispettivamente di Napoli e Lazio. Sei nomi che il segno lo hanno lasciato solamente nelle casse dei due club. Ma nella lista dei flop partenopei è necessario, anche se doloroso, citare Leonardo Pavoletti. Furono 18 i milioni che nel 2017 De Laurentiis consegnò al Genoa proprietario del cartellino per portare all’ombra del Vesuvio “Pavoloso”, protagonista di una prima fantastica parte di stagione in Liguria. Con la maglia azzurra e Maurizio Sarri in panchina l’attaccante però non riuscì a confermarsi, collezionando 10 presenze senza mai finire nel tabellino dei marcatori. Al termine della stagione si trasferì a Cagliari ricominciando a segnare a raffica, soprattutto di testa, il suo marchio di fabbrica. Più che un flop, una parentesi poco fortunata.
Casa Lazio, un grande nome: Louis Saha. Dopo tanti anni di Premier League e più di 50 goal tra Manchester United ed Everton, i biancocelesti nel 2013 decidono di scommettere sull’attaccante francese appena svincolatosi dal Sunderland per sostituire l’infortunato Miro Klose. 128 minuti totali in campo, frutto di sei presenze di cui una sola da titolare. Zero goal. Considerando i 500mila euro garantitigli da Lotito per sei mesi, si parla di quasi 5mila euro al minuto. Soldi utili per andare in pensione, dato che Saha al termine di quella pessima stagione appese gli scarpini al chiodo e si ritirò dal calcio giocato.
Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi. C'è un po' di bomber in tutti noi, in ogni bar, in ogni piazza d'Italia