Di Chiamarsi Bomber
Aggiornato: 7 Settembre 2020
Per i nostalgici degli anni ’90 Edmundo è stato una vera e propria icona, nel bene e nel male. Con Batistuta e Oliveira ha rappresentato uno dei tridenti d’attacco più letali della serie A. Sarebbe potuto essere tra i brasiliani più forti della storia, ma una vita di eccessi l’ha fatto spesso salire alla ribalta della cronaca scandalistica piuttosto che di quella calcistica.
L’infanzia difficile di Edmundo
Edmundo Alves de Souza Neto, meglio conosciuto come “O Animal”, soprannome datogli da un telecronista. “Siccome io spesso ero il migliore, mi rimase quell’etichetta – spiegherà anni dopo in un’intervista a Playboy -. Adriano, una persona a cui voglio bene, è diventato l’Imperatore. Fa le stesse cagate che faccio io, anche peggio, eppure è l’Imperatore. E pure Luis Fabiano fa molte cagate ed è diventato Fabuloso. E io sarei l’animale?!”. Come dargli torto? Certe etichette è difficile levarsele, soprattutto quando non fai nulla per confutarle.
Nato e cresciuto a Niterói, uno dei quartieri più poveri e malfamati di Rio de Janeiro, Edmundo ha visto morire il fratello giovanissimo, crivellato dalla mala locale. Qualche anno dopo morirono anche i genitori. Il calcio ha salvato Edmundo da una vita criminale o peggio dalla morte, ma non dalla tristezza. “Non mi sono mai ripreso del tutto – confessò anni dopo -. Scambierei i miei soldi, la mia carriera, la mia fama, per averli qui con me. Posso solo fare finta di essere felice”. Nel 1994 il Palmeiras lo mise fuori squadra, ufficialmente perché troppo egoista in campo. La realtà è che Edmundo spesso non si presentava in allenamento o era indolente. Preferiva le serate alcoliche e le donne all’idea di dover faticare in campo. Atteggiamento che gli costò anche la convocazione con la nazionale brasiliana ai mondiali di Usa ’94.
La storica partita contro il Milan
Dopo aver spaccato una telecamera tv in seguito a un rigore sbagliato e aver mandato a quel paese (per usare un eufemismo) i tifosi del Vasco da Gama, arrivò la chiamata dalla Fiorentina. I primi tempi a Firenze furono pessimi a causa del rapporto “infelice” con Alberto Malesani e il primo gol in serie A arrivò soltanto in primavera. Con Giovanni Trapattoni le cose migliorarono, dato che il tecnico milanese riuscì a farlo convivere (perlomeno in campo) con gli altri tenori della squadra. Storico il battibecco durante una partita tra il Trap e Rui Costa che gli chiedeva di togliere dal campo Edmundo. “Per vincere non è necessario andare a letto o a cena coi compagni”, commentò ironico l’allenatore a fine partita, bacchettando pubblicamente il trequartista portoghese. Ma la bomba scoppiò il 7 febbraio del 1999, nella sfida scudetto Fiorentina-Milan.
La viola era prima in classifica a +3 sulla Lazio e sul Parma. Una partita fondamentale per la squadra toscana. Porta stregata, partita maledetta: Batistuta si fece male ed uscì in barella negli ultimi minuti di gioco, la partita finì 0 a 0. Ma tutti di quel giorno ricordano soprattutto la fuga di Edmundo da Firenze, senza manco salutare i compagni, per tornare a Rio. “Non so se ritorno“, dirà ai cronisti all’aeroporto. Trap non commentò, si limitò solo a dire: “Ci mancherà Batistuta, avrei preferito perdere la partita“. Nessuna menzione a Edmundo.
E mentre “O Animal” veniva fotografato euforico al carnevale e sulle spiagge di Rio, la Fiorentina scivolò in classifica non potendo contare sui suoi due attaccanti titolari. Lo scudetto poi lo vincerà il Milan, con la viola che arriverà terza. Cecchi Gori furioso venderà Edmundo a fine stagione. Da ricordare, sempre nel 1999 (la sua annata “magica”), la festa di compleanno del figlio per cui chiamò un intero circo. Peccato che lui e lo scimpanzé si ubriacarono e vennero ritrovati un’ora dopo mentre passeggiavano beati mano nella mano. Vallo a spiegare agli animalisti che la scimmia era felice…
Che fine ha fatto Edmundo?
Nel 2001 la sua ultima chiamata nel grande calcio: lo acquista il Napoli ma la sua stagione è deludente e la squadra retrocede in serie B. Quello stesso anno viene condannato a 4 anni di reclusione per aver causato con un incidente la morte di tre persone. Per via di escamotage legali riesce a rinviare il carcere per molti anni, continuando a giocare a calcio tra Brasile e Giappone. Ma il vero Edmundo calciatore ormai non esisteva più. Appesi gli scarpini al chiodo nel 2008, ha intrapreso la strada da opinionista televisivo in Brasile.
In una recente intervista ha chiesto scusa ai tifosi viola: “Da quando sono venuto via da Firenze ho sempre avuto una saudade immensa: della città, dei tifosi, dello stadio pieno. Ma ho sempre dovuto convivere con il sentimento di colpa di non essere riuscito a conquistare lo scudetto. Mi sento in colpa, anche se non credo di essere stato il principale responsabile dei mancati risultati. I fiorentini? Un popolo educato, conoscitori di calcio come pochi e forse anche per questo, ora che sono invecchiato, la nostalgia aumenta, cosi come i ricordi indelebili dei gol, delle esultanze, delle sciarpe e dei canti dei tifosi.
“Ogni tanto vado a rivedermi i video dei miei gol con la Fiorentina. Mi mancano la città e i tifosi, vorrei abbracciarli tutti e chiedere scusa per il mio comportamento. Se avessi avuto la testa che ho oggi, sarei rimasto a Firenze 10 anni“. Edmundo ha anche smentito i cattivi rapporti con Batistuta e Rui Costa: “In realtà andavo d’accordo con tutti nello spogliatoio. Si creò la voce dei miei cattivi rapporti con loro dopo le interviste di biasimo che ebbero nei miei confronti dopo la mia partenza per Rio. Non avevano torto e oggi anch’io ammetto di aver sbagliato. Ma i rapporti con loro sono ottimi, continuo a sentirli”. Un po’ tardi per i rimpianti ma meglio tardi che mai.
Chiamarsi Bomber tra amici senza apparenti meriti sportivi. C'è un po' di bomber in tutti noi, in ogni bar, in ogni piazza d'Italia