Di Redazione William Hill News
16 Ottobre 2019
Il 9 ottobre Stefano Pioli è diventato il nuovo allenatore del Milan in sostituzione di Marco Giampaolo. Nella stessa giornata ha diretto il primo allenamento a Milanello, eppure solo oggi si può considerare davvero iniziata la sua avventura da tecnico rossonero. Ieri, infatti, sono rientrati alla base i primi 6 giocatori convocati dalle nazionali ed oggi sono tornati ad allenarsi gli altri 6. Per la prima volta, dunque, il tecnico ha potuto vedere all’opera in allenamento tutti i giocatori a sua disposizione, compreso Mattia Caldara che è finalmente tornato ad allenarsi dopo la riabilitazione legata alla rottura del legamento crociato anteriore. Si tratta sicuramente di una buona notizia per il Milan, anche se servirà ancora un po’ di tempo per rivederlo in campo.
Com’è iniziata l’avventura di Pioli con il Milan?
Pioli avrà il suo bel da fare per imporsi. Non è un mistero per nessuno che il Milan abbia pensato e cercato lui solo dopo aver incassato un pesante ‘no’ da parte di Spalletti, ancora impegnato nella sua battaglia personale contro l’Inter. L’ex tecnico dei nerazzurri ha un contratto fino al 2021 con i cugini meneghini e, come aveva polemicamente promesso a Marotta, resterà una stagione fermo per godersi appieno il suo ricco stipendio.
Spalletti, infatti, ha mal digerito l’esonero arrivato alla fine della scorsa stagione, convinto di aver pagato per tutti un’annata al di sotto delle aspettative, che comunque si è conclusa con la qualificazione in Champions senza la quale, per assurdo, per l’Inter sarebbe stato difficile sostenere economicamente l’operazione Conte.
Sicuramente ad influire sulla scelta di Spalletti ha anche pesato l’attuale stato di salute dei rossoneri, molto lontani dagli standard dell’epopea berlusconiana. Il tecnico toscano ha probabilmente temuto di “bruciarsi” accettando una sfida di questo tipo, reputando non all’altezza della situazione e delle ambizioni la rosa costruita da Boban e Maldini in estate.
Pioli, invece, essendo reduce da una stagione terminata anzitempo – per sua volontà – con la Fiorentina e dalla precedente esperienza poco fortunata con l’Inter, non aveva nessun motivo per rifiutare la corte del Milan. I rossoneri, per lui, rappresentano un’opportunità di rilancio che non si poteva ignorare, nonostante le oggettive difficoltà che si troverà a fronteggiare dovendo fare i conti anche con lo scetticismo della tifoseria.
Certe volte questi treni passano, un po’ per caso, e bisogna prenderli al volo senza pensarci troppo su. Le storie degli allenatori possono cambiare all’improvviso, anche grazie ad una chiamata inaspettata legata ad una mancanza di alternative. In tal senso basti pensare al caso di Massimiliano Allegri, esonerato a metà stagione proprio dai rossoneri e poi finito a sorpresa alla Juventus, dove è rimasto 5 anni mettendo in bacheca 11 trofei.
Come giocherà il Milan di Pioli?
Durante la sua carriera Pioli ha saputo variare sotto il profilo tattico, adattandosi di volta in volta a quelli che sono stati i giocatori a sua disposizione. Di base, però, Pioli predilige giocare con il 4-3-1-2 in fase di possesso palla, che si trasforma in un 4-4-2 in fase di non possesso. Pioli, infatti, crede molto nell’importanza di concentrare il pressing sugli esterni, cercando la profondità e le verticalizzazioni rapide una volta riconquistata palla.
Lo schema di partenza, dunque, è lo stesso di Giampaolo, ma i due differiscono sotto il profilo dell’interpretazione dello stesso. L’ex tecnico rossonero, infatti, ha sempre cercato di costruire squadre in grado di gestire con continuità il possesso del pallone; un’impostazione tattica che in realtà non si addice particolarmente alle caratteristiche degli attuali centrocampisti rossoneri, le cui doti in fase di palleggio lasciano un po’ a desiderare.
Ai tempi della Lazio, Pioli aveva un paio di giocatori per lui fondamentali. Il primo era Stefano Mauri, bravissimo nel muoversi senza palla e quindi perfetto interprete del ruolo di trequartista per come lo intende Pioli, alla ricerca di un giocatore in grado di trasformare il 4-4-2 in un 4-3-1-2 in fase offensiva; non rappresenta una causalità che Mauri, proprio con Pioli in panchina, arrivò a segnare 9 gol nella Serie A 2014/2015 nonostante i 35 anni di età.
L’altro giocatore fondamentale era l’argentino Biglia, posizionato davanti alla difesa. Averlo ritrovato a Milano rappresenta sicuramente un vantaggio per il tecnico, che avrà quindi a disposizione un giocatore che già ben conosce la sua filosofia di gioco.
Il ruolo di trequartista in questo Milan potrebbe dunque venire affidato a Paquetà o, in futuro, a Bonaventura, con Suso dirottato in attacco al fianco di Piatek. Se c’è qualcuno che rischia seriamente il posto è Calhanoglu, al quale Pioli potrebbe preferire Krunić o lo stesso Bonaventura arretrato nella posizione di interno di centrocampo.
Il reparto nel quale non è previsto alcuno stravolgimento è sicuramente la difesa. Pioli molto probabilmente continuerà a puntare sulla coppia Romagnoli-Musacchio, almeno fino a quando Caldara non ritroverà la migliore condizione.
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