Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 10 Luglio 2025
Domenica 13 luglio 2025, la prima, rivoluzionaria edizione della Coppa del Mondo per Club a 32 squadre incoronerà il suo primo campione. Il palcoscenico è il MetLife Stadium di East Rutherford, New Jersey, un impianto da oltre 82.000 posti scelto non a caso anche per la finale del Mondiale per nazioni del 2026, a testimonianza della grandezza dell’evento. Il fischio d’inizio è fissato per le 15:00 locali, le 21:00 in Italia, per un appuntamento che mette in palio non solo la gloria, ma anche un montepremi milionario.
A contendersi il titolo sono due potenze europee dagli stati d’animo opposti. Da un lato il Paris Saint-Germain, fresco vincitore della sua prima, agognatissima UEFA Champions League, un trionfo che ha consacrato la nuova filosofia del club. Dall’altro il Chelsea, campione della UEFA Conference League, squadra che ha completato un ciclo vincendo ogni trofeo internazionale possibile, dimostrando una resilienza eccezionale anche in una fase di transizione. La storia degli scontri diretti in Europa è in perfetto equilibrio, con 3 vittorie a testa e 2 pareggi in 8 incontri di Champions League, suggerendo una sfida imprevedibile. Questa finale, quindi, non è solo una partita: è la consacrazione di una nuova era per il club che ne uscirà vincitore. Per il PSG, significherebbe la validazione di un progetto fondato sul collettivo dopo l’addio delle superstar; per il Chelsea, la prova che la strategia di investimenti massicci su giovani talenti può portare al successo globale.
Un montepremi da record
Oltre alla gloria, la finale mette in palio un premio economico significativo. La squadra vincitrice si aggiudicherà 56,5 milioni di euro, mentre la finalista sconfitta riceverà un premio di 30 milioni di dollari.
Il cammino verso la gloria: dominio parigino e tenacia londinese
Il percorso del PSG verso la finale è stato una dimostrazione di forza quasi assoluta. Nonostante un sorprendente passo falso nella fase a gironi contro il Botafogo (sconfitta per 1-0), la squadra di Luis Enrique ha dominato il resto del suo gruppo. Nella fase a eliminazione diretta, i parigini sono stati spietati: 4-0 all’Inter Miami, 2-0 a un Bayern Monaco combattivo (nonostante due espulsioni) e, soprattutto, un devastante 4-0 al Real Madrid in semifinale. Quest’ultima partita è stata un capolavoro tattico e psicologico, chiusa in appena 24 minuti e che ha posizionato il PSG come il favorito d’obbligo del torneo.
Il Chelsea di Enzo Maresca ha invece costruito il suo cammino sulla tenacia e sulla capacità di soffrire. Dopo una fase a gironi solida ma non impeccabile, i Blues hanno dovuto sudare per superare gli ostacoli: hanno battuto 4-1 il Benfica solo ai tempi supplementari, hanno superato di misura il Palmeiras nei quarti e infine hanno gestito con maturità la semifinale contro i campioni sudamericani del Fluminense, vinta 2-0. L’eroe della semifinale è stato il nuovo acquisto João Pedro, autore di una doppietta contro la sua ex squadra, un dettaglio che aggiunge un tocco di romanticismo a un percorso fatto di grinta e intelligenza tattica.
Le lavagne a confronto: l’utopia collettiva di Enrique contro il sistema di Maresca
La finale è anche una sfida tra due filosofie manageriali. Luis Enrique ha trasformato il PSG, portandolo dal culto dell’individualità a un’orchestra coesa e ad alta intensità. Il suo 4-3-3 è fluido, basato su un pressing asfissiante e sulla rotazione continua dei centrocampisti, con giovani come João Neves e Désiré Doué responsabilizzati e decisivi. L’allenatore spagnolo, avendo già conquistato la Champions, affronta questa finale con una calma e una sicurezza che traspaiono dalle sue dichiarazioni, forte di un progetto già vincente.
Enzo Maresca, al contrario, vive la partita con una pressione diversa. Pur avendo portato a casa la Conference League e raggiunto questa finale, il suo calcio metodico e basato sul possesso è stato spesso criticato per una presunta mancanza di spettacolo, soprattutto in relazione agli enormi investimenti del club. La sua gaffe in conferenza stampa, dove si è lamentato della fatica accumulata prima di essere corretto da un giornalista che gli ha fatto notare come il Fluminense avesse giocato più partite, rivela un tecnico che sente il peso delle aspettative. Questa differenza psicologica potrebbe rivelarsi un fattore: la serenità di Enrique potrebbe liberare i suoi giocatori, mentre la tensione di Maresca potrebbe tradursi in un approccio più cauto.
Bollettino dal campo: probabili formazioni e assenze pesanti
Il PSG si presenterà con un problema non da poco. Luis Enrique dovrà fare a meno dei difensori centrali Willian Pacho e Lucas Hernández, entrambi squalificati dopo le espulsioni rimediate contro il Bayern. Questo costringe l’allenatore a schierare il giovane Lucas Beraldo al fianco del capitano Marquinhos, una coppia centrale inedita a questi livelli.
- PSG (4-3-3): Donnarumma; Hakimi, Marquinhos, Beraldo, Nuno Mendes; Neves, Vitinha, Fabián Ruiz; Dembélé, Doué, Kvaratskhelia.
Il Chelsea, invece, vive ore di ansia per le condizioni del suo motore di centrocampo, Moisés Caicedo, uscito per un infortunio alla caviglia nella semifinale. La sua assenza sarebbe un colpo durissimo per l’equilibrio della squadra. In compenso, Maresca ritrova il difensore Levi Colwill e l’attaccante Liam Delap, di ritorno dalla squalifica.
- Chelsea (4-2-3-1): Sanchez; Gusto, Chalobah, Colwill, Cucurella; Enzo Fernández, Santos; Palmer, Nkunku, Pedro Neto; João Pedro.
La partita si regge su un paradosso di debolezze speculari: la difesa centrale rimaneggiata del PSG contro un centrocampo del Chelsea che potrebbe essere privo del suo scudo principale. Vincerà chi saprà sfruttare per primo la vulnerabilità dell’avversario.
La partita nella partita: analisi tattica e duelli chiave
Il cuore della sfida sarà a centrocampo. Il trio parigino Neves-Vitinha-Ruiz, elogiato anche da Esteban Cambiasso per la sua rotazione costante, cercherà di dominare il possesso e schiacciare il doppio perno del Chelsea. Senza Caicedo, Enzo Fernández sarebbe costretto a un lavoro più difensivo, limitando la sua regia. Sulle fasce, i duelli saranno incandescenti: la fantasia di Kvaratskhelia e la velocità di Dembélé metteranno alla prova la disciplina di Gusto e Cucurella, mentre le incursioni di Neto e Palmer costringeranno gli offensivi Hakimi e Nuno Mendes a un difficile lavoro di copertura.
La più grande occasione per il Chelsea risiede nell’attaccare la debolezza del PSG. Il movimento imprevedibile di João Pedro, capace di svariare su tutto il fronte, e gli inserimenti di Christopher Nkunku sono pensati per creare scompiglio tra Marquinhos e l’inesperto Beraldo. È qui che i Blues possono colpire e ribaltare il pronostico.
Il verdetto: la potenza di fuoco parigina contro la speranza londinese
Il PSG arriva a questa finale come favorito, sia per i bookmaker che per quanto mostrato in campo. La squadra di Luis Enrique sembra all’apice della forma e punta al quinto trofeo di una stagione storica. La speranza del Chelsea risiede nella sua comprovata solidità e nella possibilità concreta di colpire al cuore una difesa parigina orfana dei suoi interpreti migliori. L’esito finale dipenderà in larga misura dalla presenza o meno di Moisés Caicedo. Con lui, il Chelsea può lottare ad armi pari a centrocampo; senza, dovrà probabilmente affidarsi a una partita di contenimento e contropiede. La finale si preannuncia come una partita a scacchi, dove la potenza parigina sfiderà la resilienza londinese. Il primo errore, o il primo colpo di genio, potrebbe incoronare i nuovi campioni del mondo.
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