Di Lapo De Carlo
19 Giugno 2020
Il Campionato è alle porte e l’Inter torna in campo per riscattare l’eliminazione in Coppa Italia, cercando di rosicchiare subito tre punti a Juve e Lazio nel recupero con la Sampdoria, ma allo stesso tempo riflette sul futuro che, tra parentesi, è praticamente immediato. Non era mai capitato che tra la fine di un torneo e l’altro trascorresse poco più di un mese. In questo stesso periodo, nella storia, i dirigenti di ogni società erano al lavoro per costruire la squadra per il il Campionato successivo. Accade anche ora ma il calciomercato aprirà ufficialmente a settembre, pur mantenendo intatti gli accordi fatti in queste settimane.
L’Inter, dopo aver definito la conveniente cessione di Icardi al PSG, sta aspettando di comprendere il destino di Lautaro Martinez e Perisic, sfoglia la margherita con Sanchez (ottimo nello scorcio di partita col Napoli) e Godin, che ad aprile sembrava già fuori, a maggio irrinunciabile e a giugno è in bilico. A centrocampo è scontata la permanenza di Brozovic, Barella e Sensi, mentre si valutano Gagliardini e Vecino. Già certi di lasciare l’Inter anche Esposito e Borja Valero. Sugli esterni è probabile la conferma di Ashley Young, meno quella di Moses, che deve convincere nei prossimi due mesi.
L’aspetto più affascinante resta il tipo di squadra che nascerà la prossima stagione, perché le parole di Marotta e Ausilio sembrano andare nella direzione di un Inter più giovane e italiana, da costruire con una prospettiva che esalti il talento di giocatori attraverso le qualità del tecnico. Conte invece, anche durante la stagione, ha fatto chiaramente capire che vuole una rosa più esperta e con giocatori abituati a vincere. Fidarsi di Marotta è lecito ma bisogna guardare anche i fatti e ricordarsi le uscite dell’allenatore prima del campionato e dopo le sconfitte sanguinose col Borussia e il Barcellona, quando sosteneva che non poteva aspettarsi di più (in termini di abitudine e mentalità) da giocatori come Barella e Sensi che provenivano da Cagliari e Sassuolo.
La brutalità della sua dichiarazione non è poi servita a scuotere la squadra, se è vero che l’Inter ha proseguito a perdere o pareggiare le partite che contavano. Perciò è più facile che nasca l’Inter con profili più vicini a quelli di Tonali e Chiesa o quella con giocatori come Vidal, Cavani, Aubameyang? È possibile anche un compromesso che medi le due culture e attenui la diversità di vedute, anche perché, al netto del grande talento dei giovani che ho citato, nessuno di loro, come del resto nell’Inter attuale (Ashley Young a parte), è abituato a lottare per qualcosa di importante. C’è sempre stata questa convinzione ingenua, secondo la quale è sufficiente avere giocatori bravi per vincere, salvo scoprire che la testa fa sempre la differenza.
L’Inter, nella sua storia, ha buttato via tante stagioni perché nei momenti cruciali, si è disunita e ha lasciato posto al dubbio, agli egoismi, all’inesperienza, pur avendo rose competitive. Da anni l’Inter non ha la possibilità di prendere giocatori che siano dei totem e questa intuizione l’aveva già avuta Roberto Mancini che all’Inter si era limitato a chiedere l’anziano, ma esperto e trascinatore, Yaya Tourè, salvo essere sbertucciato da stampa e gli stessi tifosi. La logica di un acquisto come Vidal va in questa direzione, perché molto più di Nainggolan ha vinto e ha giocato in grandi club.
È la stessa “ratio” per la quale l’Inter in passato ha preso giocatori come Veron, Davids, Jugovic, Simeone, Paul Ince e prima ancora Brehme, Mattheus, Rummenigge. Non sempre è andata bene ma è il principio che va preservato. Soprattutto è auspicabile che nel corso dei prossimi mesi, non si assista ad altre distonie tra il tecnico e la dirigenza, con equivoci che vanno chiariti in fretta, su ciò che l’Inter può e non può permettersi e su quale direzione il club intende realmente dirigersi. Inter giovane o più esperta?
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.