Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 7 Luglio 2025
Il mondo del calcio ha gli occhi puntati sugli Stati Uniti, teatro della fase finale della prima edizione del Mondiale per Club FIFA a 32 squadre. L’evento, trasformato da appuntamento di nicchia a super torneo, ha messo di fronte i campioni di ogni confederazione in un percorso estenuante anche per via delle condizioni meteo per nulla facili. Il nuovo formato ha già regalato momenti indimenticabili e verdetti a sorpresa, come la clamorosa eliminazione del Manchester City per mano dell’Al Hilal (3-4) o la maratona tra Benfica e Chelsea, risolta solo ai supplementari. Ora, quattro squadre sono rimaste a contendersi il titolo di campione del mondo: da una parte Fluminense e Chelsea, un confronto tra lo stile sudamericano e quello europeo; dall’altra, Paris Saint-Germain e Real Madrid, una rivalità moderna resa ancora più intensa dalla vicenda di Kylian Mbappé.
Fluminense – Chelsea: stili a confronto
La prima semifinale mette di fronte due interpretazioni del calcio quasi opposte: la solidità pragmatica del Fluminense contro il calcio di possesso del Chelsea.
Il Fluminense è arrivato in semifinale con un percorso da squadra matura e consapevole dei propri mezzi. Dopo aver superato la fase a gironi con pragmatismo, pareggiando 0-0 con Borussia Dortmund e Mamelodi Sundowns e battendo 4-2 l’Ulsan HD , il Tricolor di Renato Gaúcho ha compiuto un capolavoro tattico negli ottavi, eliminando l’Inter per 2-0. Nei quarti, ha avuto la meglio per 2-1 sull’Al-Hilal di Simone Inzaghi, in una gara tesa e combattuta. Un cammino cementato dalla leadership di un eterno Thiago Silva, il cui discorso motivazionale prima della fase a eliminazione diretta è stato indicato come un momento chiave per l’unità del gruppo. Il Chelsea di Enzo Maresca ha avuto un cammino più sofferto. Dopo aver perso contro il Flamengo nella fase a gironi, i Blues hanno dato vita a una partita estenuante contro il Benfica negli ottavi, vinta per 4-1 solo dopo i tempi supplementari. Nei quarti di finale, hanno faticato per superare il Palmeiras, battuto 2-1 solo grazie a uno sfortunato autogol del portiere Weverton nel finale. Una partita dal sapore particolare, che ha visto il giovane talento Estevão, già acquistato dal Chelsea per il futuro, segnare proprio contro la sua prossima squadra.
Dal punto di vista tattico, la partita è uno scontro tra le idee dei due allenatori. La forza del Fluminense risiede nel suo pragmatismo. Renato Gaúcho ha dimostrato di essere un tecnico scaltro, capace di adattare la squadra all’avversario. L’esempio più lampante è stata la vittoria contro l’Inter, dove ha abbandonato il suo 4-3-3 di base per schierare un 3-5-2 (diventato 5-3-2 in fase difensiva) speculare a quello dei nerazzurri, infoltendo il centrocampo e annullandone le fonti di gioco. La fase difensiva è il perno della squadra, orchestrata dall’esperienza di Thiago Silva. Con soli quattro gol subiti prima della semifinale, il Tricolor si affida a una linea arretrata solida per poi colpire in ripartenza con la coppia formata dal bomber Germán Cano, rientrato da un infortunio, e dal fantasista Jhon Arias, una delle sorprese del torneo.
Enzo Maresca ha invece trasformato il Chelsea con un sistema di gioco dinamico, che in fase di possesso si assesta su un 3-2-5 con i terzini che si accentrano per creare superiorità numerica. La filosofia è chiara: controllo del gioco attraverso una fitta rete di passaggi, con gli esterni come Cole Palmer e Pedro Neto che hanno il compito di scardinare le difese avversarie nell’uno contro uno. Il metronomo della squadra è Enzo Fernández, libero di agire tra mediana e trequarti. Il vero tallone d’Achille, però, è la fase difensiva. Le analisi delle partite precedenti hanno mostrato una preoccupante tendenza a commettere errori individuali e una mancanza di compattezza, una vulnerabilità che una squadra cinica come il Fluminense potrebbe sfruttare.
Paris Saint-Germain – Real Madrid: una sfida europea per un posto in finale
La seconda semifinale è una finale anticipata, una sfida tra due superpotenze del calcio europeo. Il Paris Saint-Germain si presenta dopo un percorso dominante, culminato in un’impresa che ha fatto il giro del mondo. Dopo aver vinto il proprio girone e aver travolto l’Inter Miami per 4-0 negli ottavi , la squadra di Luis Enrique ha affrontato il Bayern Monaco. La vittoria per 2-0, ottenuta giocando per lunghi tratti in nove uomini a causa delle espulsioni di Willian Pacho e Lucas Hernández, è stata una straordinaria dimostrazione di carattere e organizzazione. Una vittoria epica, macchiata però dal grave infortunio occorso a Jamal Musiala del Bayern per un’uscita avventata di Donnarumma.
Il Real Madrid, sotto la guida del nuovo tecnico Xabi Alonso, ha impressionato per la sua potenza offensiva. I Blancos hanno superato la Juventus per 1-0 negli ottavi per poi dare vita a un quarto di finale spettacolare contro il Borussia Dortmund, vinto per 3-2. La partita è stata decisa da una parata miracolosa di Thibaut Courtois e da una spettacolare rovesciata di Kylian Mbappé, l’uomo più atteso. Il torneo ha anche visto l’esplosione del giovane attaccante Gonzalo García, che con 4 gol si è imposto come uno dei capocannonieri della competizione.
Lo scontro tattico è tra due allenatori spagnoli con filosofie audaci. Il marchio di fabbrica del PSG di Luis Enrique è un pressing ultra-aggressivo e un possesso palla dominante, costruito su un 4-3-3 fluido. La qualità degli esterni come Ousmane Dembélé, Khvicha Kvaratskhelia, Désiré Doué e Bradley Barcola è devastante nell’uno contro uno. Il vero, enorme problema per Luis Enrique è la difesa: le squalifiche di Willian Pacho e Lucas Hernández lo costringono a ridisegnare completamente la linea difensiva al fianco del capitano Marquinhos, una vulnerabilità capitale contro l’attacco del Real.
Xabi Alonso sta forgiando una nuova identità per il Real Madrid, basata su un 4-3-3 fluido e votato a una fase offensiva travolgente. La filosofia è massimizzare la qualità individuale, con un attacco stellare: Kylian Mbappé agisce da punta centrale ma con licenza di svariare, Vinicius Jr. e Rodrygo tagliano dalle fasce e Jude Bellingham si inserisce da dietro con una potenza inarrestabile. Questo sistema, tuttavia, è rischioso. I terzini, in particolare Trent Alexander-Arnold, lasciano enormi spazi alle loro spalle, rendendo la squadra vulnerabile ai contropiedi sulle fasce, un punto debole che le ali del PSG sono maestre nello sfruttare. Il duello più atteso è proprio quello di Mbappé contro il suo passato, una storia nella storia che infiamma una partita già di per sé leggendaria.
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