Di Alfredo Pedullà
10 Agosto 2022
Glielo avevano promesso, hanno mantenuto. La Roma di Josè Mourinho atto secondo, dopo l’estate 2021 di assestamento, avrebbe dovuto essere a immagine e somiglianza dello Special One. Senza incertezze o indecisioni, soprattutto senza omissioni. Tiago Pinto si è messo di buzzo buono, ha scandagliato il mercato dei parametri zero più illustri e prestigiosi, ha fatto bingo. Due operazioni così, senza pagare il cartellino e di spessore assoluto: Matic, reduce da una lunga avventura con il Manchester United e che Mou apprezzava al punto da invocarne con forza l’arrivo; Dybala, con alle spalle un tormentato fine rapporto con la Juve, la necessità di aspettare la chiamata dell’Inter e poi – stufo di un eterno stand by – la risposta con enorme entusiasmo alla proposta giallorossa.
Per capire l’intensità e l’entusiasmo di un popolo intero, basterebbe guardare e riguardare le immagini della presentazione ufficiale della Joya, con un organizzazione capillare e l’applausometro alle stelle. Sembrava che stessimo assistendo alla celebrazione di uno scudetto, evento più unico che raro nella Capitale. Invece era una straordinaria reazione per un acquisto così invocato e che aveva tenuto la gente con il fiato sospeso.
Un tandem perfetto completato da un’altra operazione non a parametro zero, ma comunque studiata nei dettagli: Georginio Wijnaldum è il centrocampista che tutti vorrebbero all’interno di un meccanismo già ben rodato. E la trattativa con il Paris Saint-Germain è stata un capolavoro di strategia: l’attesa che i francesi – reduci da una rivoluzione – mollassero un po’ la presa e si liberassero di qualche pezzo di argenteria. Con l’avvento di Campos e Galtier, gente come Paredes e Wijnaldum è di troppo, anche perché nel frattempo è stato annunciato Renato Sanches, con Fabian Ruiz dietro l’angolo. E poco importa che il PSG, appena l’estate scorsa, avesse garantito un ingaggio triennale per strapparlo alla concorrenza del Barcellona. Ingaggio che – con i bonus – si sarebbe attestato sui 9 milioni circa a stagione. Carta straccia.
La Roma pagherà una parte congrua di quell’ingaggio, circa 5 milioni più bonus, ha insistito perché non fosse inserito l’obbligo di riscatto, piuttosto un diritto sotto i 10 milioni. In pratica, un affare. Se Wijnaldum tornasse quello di Liverpool, abbiamo pochi dubbi in tal senso, in coppia con Matic sarebbe uno spettacolo di potenza, tattica, inserimenti improvvisi e tante altre cose che metterebbero la Roma in una posizione di assoluto privilegio.
Ora, il semplice pensiero che Wijnaldum e Matic siano a protezione di un fortino che negli ultimi 30 metri prevede Abraham più Dybala con Pellegrini a metà strada tra centrocampo e attacco, sarebbe una cosa eccitante per qualsiasi allenatore. Figuriamoci per Mourinho che sognava di potersi accomodare su un bolide del genere in modo da poterlo guidare con perizia e con quel minimo sindacale di “follia”. Nel frattempo c’è Zaniolo che ha ritrovato completamente il feeling con Special One, che aveva la Juve alle costole ma ora è sparita, che piace al Tottenham e qui le condizioni sono chiare. Se arrivasse una proposta minima da 45-50 milioni, possibilmente senza contropartite tecniche, la Roma la prenderebbe in esame e forse aprirebbe alla cessione. In caso contrario, la parola “resistenza” vincerebbe su qualsiasi altra tentazione, pur sapendo che Nicolò ha un contratto in scadenza tra meno di due anni e che in caso di non cessione bisognerebbe incontrarsi per prolungarlo oltre che adeguarlo. Ma non sono pensieri assillanti, spieghiamo perché: Paratici e Conte sono due assoluti estimatori di Zaniolo, quindi tocca a loro con i fatti, altrimenti non sarà un problema per la Roma.
Anche perché, nel frattempo, sono state completate alcune cessioni, quella di Veretout all’Olympique Marsiglia ha fruttato poco più di 10 milioni, anche Kluivert sta per lasciare, mentre Shomurodov ha il Bologna in pressing con il Torino che cerca di interferire. Attenzione, perché se anche Shomurodov lasciasse, si materializzerebbe Andrea Belotti, quasi come se fosse una staffetta annunciata. Il Gallo aveva diverse possibilità all’estero, liberatosi dal Torino a parametro zero doveva soltanto scegliere e ha resistito a diverse proposte (Monaco, Toronto, Siviglia) perché la sua aspirazione era quella di restare in Italia. Ha aspettato a lungo il Milan, senza fortuna, poi una telefonata di Mou lo ha portato alla decisione di attendere senza ansia. Lo stesso Mou che lo aveva cercato ai tempi del Tottenham, e lì il Toro aveva deciso di resistere, e che può utilizzarlo sia come vice Abraham sia in coppia con l’inglese. Un altro pezzo da novanta da inserire in organico, senza dimenticare che Celik sarà l’alternativa a Karsdorp sulla fascia destra con la possibilità che diventi – strada facendo – il titolare. E che Spinazzola, tornato a pieno regime sulla fascia sinistra, è quanto di meglio ci si possa augurare, pur avendo constatato i grandi progressi e la totale affidabilità del giovane Zalewski.
Insomma, una grande Roma a prova di Mou: il titolo calza a pennello. La dimostrazione già nella scorsa stagione, quella da “anno zero”, che la gente si fida di lui a prescindere. E che avrebbe riempito lo stadio, come ha fatto, senza chiedere in cambio chissà cosa. Stavolta la musica cambia un po’, per molti questo organico non soltanto è in grado di centrare comodamente la qualificazione in Champions ma anche di arrampicarsi più in alto e di lottare per il titolo. Effetti: poco meno di 40mila abbonati e 65 mila spettatori per un’amichevole di agosto. La Roma nella mente di tutti, un pensiero Special One.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".