Di Lapo De Carlo
12 Maggio 2022
Una vittoria in Coppa Italia contro la Juventus ha un effetto di straordinaria potenza che raddoppia il valore del successo. Quattro partite contro i bianconeri e tre vittorie, soffertissime ed esaltanti, ottenute grazie al talento e probabilmente ad una presenza in campo più consapevole rispetto al passato.
I successi in Campionato allo Stadium, in Supercoppa e in Coppa Italia con gare tanto difficili con un avversario come la Juve, dimostra che si riesce a vincere sicuramente grazie alla qualità ma anche attraverso la consapevolezza della propria forza.
Da anni si evoca la mentalità vincente e continuo a credere che l’Inter, nonostante i due trofei di questa stagione, debba lavorare ancora molto come club per rendere questo sostantivo come parte integrante della sua natura, a prescindere dagli interpreti.
La strepitosa stagione di Perisic ha fatto da contrappeso a quella più sofferta di Barella e De Vrij ma le sue dichiarazioni a fine partita sono state davvero infelici per tempi e modi. Esattamente come Milito, dodici anni dopo, abbiamo visto una riedizione di un egoismo che ha travalicato il momento di festa, irritato parecchi tifosi e probabilmente anche la dirigenza.
Inzaghi ha dimostrato di poter stare all’Inter ma il prossimo anno dovrà crescere ulteriormente, senza più evocare gli obiettivi fissati a inizio stagione come limite non necessariamente valicabile “mi hanno chiesto di entrare nei primi quattro posti e raggiungere gli ottavi di Champions”. Ha fatto una stagione eccellente ma la squadra che gli è stata messa a disposizione valeva gli obiettivi raggiunti e gli avversari, a partire dal Milan, non erano così irresistibili. Ha vinto due titoli ma ha anche ormai (quasi) perso uno scudetto, senza sapere se la prossima stagione ci saranno condizioni tanto buone.
Vincere è comunque importante e quello che è stato fatto quest’anno è molto importante.
Piccolo sassolino: nel corso di una stagione ci sono situazioni ed eventi che non riescono ad essere colti nella loro esatta dimensione. In Italia abbiamo una singolare e masochista tendenza a praticare ”diminutio” su tutto, agitando polemiche, esaltando discussioni mentre ci si accapiglia su ogni ambiguità di una partita.
Ho letto e sentito di persone che ironizzano per l’entusiasmo dei romanisti per la finale di Conferenze league raggiunta, battute sulla supercoppa e persino sul valore della Coppa Italia, indicata come consolatoria per Inter o Juventus. In questi anni si susseguono anche dibattiti privi di soluzioni sul nostro Campionato di “basso livello”, crogiolandosi sul passato di successo e mortificando senza appello il presente e dunque nessuno si salva.
Questa è autentica mentalità perdente, barocca e meschina, una mentalità italica che ha contribuito a parlare più di polemiche sterili e cancellato ogni dibattito su come rendere il nostro calcio nuovamente competitivo.
La vittoria dell’Inter è netta, meritata e non è accettabile dover leggere “vittoria di rigore” o “rigori e polemiche” anche in questo caso. Il fatto è che ci siamo abituati e nessuno trova più anormale questo genere di narrazione.
L’Inter nella stesura di gioco conferma la capacità di produrre calcio di grande intensità e allo stesso tempo mostra la lacuna durata l’intera stagione quando cerca di amministrare la partita. Se la squadra di Inzaghi non alza il ritmo diventa vulnerabile contro qualunque avversario e su questo si dovrà lavorare dalla prossima stagione, cercando un maggiore equilibrio e rinnovando la panchina con innesti di maggiore qualità a centrocampo.
La stagione merita un 7 pieno e, viste le premesse della scorsa estate, non era scontato.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.