Di Alfredo Pedullà
11 Maggio 2022
A precisa domanda (chi è oggi l’attaccante più forte del mondo?) siamo convinti che una larga percentuale, magari ben oltre il 50 per cento, risponderebbe con un nome e un cognome: Karim Benzema. Di sicuro non per rispetto verso la carta d’identità, saranno 35 primavere il prossimo 19 dicembre, ma per fatti verificatesi negli ultimi mesi e che non hanno bisogno di ulteriori approfondimenti. Prove assolute, fantastiche, piuttosto che semplici indizi. Basterebbe l’attuale edizione della Champions, forse le ultime tre o quattro partite, per avere riscontri definitivi sulla suddetta consacrazione. Non soltanto suffragata dai numeri che sono sentenze: Benzema è arrivato a quota 86 nella manifestazione per club più prestigiosa, 15 soltanto in questa edizione e sono numeri strabilianti (a due gol del record assoluto di Cristiano Ronaldo).
Quindici gol che poi sarebbero il bottino che qualsiasi attaccante vorrebbe centrare in un’intera stagione, ci metterebbe la firma a prescindere, figuriamoci se ci arrivi in un torneo così ristretto e prestigioso. Benzema non vive la sindrome Ronaldo, Messi e Lewandowski (i tre che lo precedono nel riepilogo di gol in Champions) semplicemente perché in questa edizione ha dimostrato di essere migliore di tutti, quindi anche di loro. Non a caso, ai tempi del Real di Cristiano, proprio KB era il preferito di CR7 e si diceva – con prove alla mano – che senza quel grande lavoro non sarebbe riuscito a frantumare tutti i record. C’è un retroscena che non è certo una leggenda metropolitana: quando la Juve cercava il partner giusto per Ronaldo, lo stesso Cristiano aveva provato in qualche modo a smuovere le acque per portarlo in bianconero e per ricomporre la magica coppia. Ma non c’erano margini di manovra, Benzema è andato avanti per la sua strada e si è preparato a ritrovare Ancelotti, l’allenatore che trasmette serenità, che ti tratta come un figlio e che ti consente di esprimere il massimo del repertorio. “Benzema è il migliore al mondo”, ha detto Carletto in tante occasioni e non si può essere in disaccordo. E c’è una storia di mercato che chiaramente è stata condizionata proprio dal fatto che l’ultimo Benzema abbia dimostrato di essere il più forte di tutti. E forse potremmo dire per distacco.
La storia di mercato chiama in causa Erling Haaland, fresco sposo del Manchester City, notizia nell’aria da due mesi e ufficiale da ieri. Un inseguimento durato un anno, il Real ci aveva messo gli occhi e aveva ottenuto un vantaggio che sembrava incolmabile. Nel giugno 2021 c’era stato un incontro tra il club e il povero Mino Raiola, arrivando alla conclusione che il Madrid avrebbe fatto di tutto per portare a casa il colosso norvegese. Era stato raggiunto un accordo sull’ingaggio, c’era il nodo della clausola da 75 milioni ma a quei tempi il Borussia Dortmund – proprietario del cartellino – aveva deciso di andare avanti almeno per un‘altra stagione. I tedeschi avevano rifiutato proposte superiori ai 75 milioni perché sentivano di dover proseguire l’avventura con Haaland, un’autentica macchina da gol. Normale che sia stato impossibile trattenerlo, operazione complessiva da circa 100 milioni, in modo da permettere il pagamento di commissioni, eventuali e varie.
Il Dortmund non aveva scelte, il Real è stato in corsa fino a qualche settimana fa e aveva il privilegio di poter contare sul gradimento del diretto interessato che vedeva nella Liga il miglior sfogo possibile per la sua carriera. E poi cos’è accaduto? Tutto è rientrato per colpa di… Benzema, unica verità incontestabile. Karim ha confezionato gol in Champions, triplette e prodezze, e sarebbe stato impossibile pensare che l’operazione sarebbe andata in porto. Per una questione tattica: Benzema più Haaland sarebbe stata una forzatura, Ancelotti si sarebbe dovuto arrampicare sugli specchi, magari cambiando modulo ma senza la certezza di una totale compatibilità. Oltretutto, aspetto non secondario, Haaland è una primadonna che non avrebbe potuto decidere di convivere con un’altra primadonna ben oltre le vicende di carattere tattico.
Ci spieghiamo: ora che è il più corteggiato del reame, lo è da almeno un anno, come avrebbe potuto pensare di entrare al Bernabeu dalla porta secondaria? Sarebbe stata una follia, a prescindere dall’aspetto economico: il Real gli avrebbe probabilmente garantito i 30 milioni a stagione che verserà il Manchester City, chiunque lo avrebbe riempito d’oro. Ma in Premier sarà l’invocato attaccante centrale che Pep Guardiola chiedeva da tempo: la scorsa estate aveva fatto di tutto per strappare Kane al Tottenham, adesso “si accontenta” (eufemismo) dell’identikit perfetto per il nuovo ciclo. Anche a Barcellona il signor Haaland sarebbe stato il number one, mentre il Bayern si è mosso timidamente e troppo tardi alla ricerca di un’eventuale alternativa a Lewandowski.
Ecco perché ala fine è il trionfo della logica: il Real si tiene stretto Karim, magari gli adeguerà il contratto sperando che queste straordinarie condizioni fisiche gli allunghino la carriera. Al massimo Florentino Perez insisterà per strappare Mbappé al Paris Saint-Germain e poco importa che inizialmente la strategia era quella di prendere sia Kylian che Erling. Le storie di mercato hanno quasi sempre una logica: seguito per un anno intero, il più corteggiato del reame si è dovuto arrendere alla legge di chi oggi è considerato il migliore attaccante al mondo, degno del prossimo Pallone d’Oro comunque vada la volata Champions del Real. Benzema respinge Haaland, mentre Guardiola avrà finalmente il suo centravanti dei sogni: in fondo, è giusto così.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".