Ci eravamo lasciati con tante speranze, la maledizione dei rigori sbagliati, i gol falliti davanti al portiere, la necessità di passare dagli spareggi per raggiungere i mondiali invernali in Qatar. Ci eravamo lasciati con un abbinamento da far tremare i polsi: Portogallo in caso di successo sulla Macedonia del Nord – la Macedonia del Nord, in casa, a Palermo, e come puoi solo lontanamente pensare che i campioni d’Europa facciano fatica a liberarsi della Macedonia del Nord – oltretutto a casa loro, Oporto.

A dir la verità qualche scricchiolio si sentiva già da quel disgraziato, calcisticamente, Italia-Bulgaria del 2 settembre scorso. Uno a uno, palla al centro, primo match point sprecato in una partita oggettivamente sfortunata, perché di tanto in tanto la giornata storta capita nel calcio. Pazienza, basta un soffio per andare al mondiale senza passare dalle forche caudine. Basta vincere una delle due partite con la Svizzera, come puoi pensare di non vincere almeno una delle due partite coi nostri vicini di casa, quattordicesimi nel famoso e multicitato ranking FIFA, altra roba piuttosto inutile, per di più in calo.

E invece no, invece riesci nell’impresa non solo di non vincere almeno una delle due partite, le pareggi entrambe e, per non farti mancare nulla, sbagli pure un rigore all’andata e uno al ritorno, che le cose o le fai per bene o meglio non farle ma, a chiosare un girone già vinto e buttato letteralmente alle ortiche, pareggi anche in Nord Irlanda, al National Football Stadium di Belfast. Però, senza subire gol. E senza segnarne. Insomma, qualche scricchiolio si sentiva, altro che va tutto bene il calcio italiano sta benissimo siamo fortissimi, detto tutto di un fiato, senza virgole.

Figli di dodici anni senza successi europei delle squadre di club, ricordarlo ogni tanto fa bene alla memoria prima che qualcuno se ne dimentichi. Figli, però, anche di un Europeo vinto senza la benedizione di nessuno, outsider privilegiati di un’estate pazza e colorata d’azzurro in ogni dove, a cominciare dai cento metri delle Olimpiadi, oro inimmaginabile solo a pensarci. Sembrava che l’azzurro dominasse ovunque, in qualsiasi disciplina sportiva. La vittoria di Wembley tanto inattesa quanto da sballo, contro l’Inghilterra a casa loro, e quando mai, ha nascosto i problemi del calcio italico. C’è da dire che venivamo da non ricordo più quanti risultati utili consecutivi, record mondiale a memoria e che il nostro cammino in terra d’Albione non è stato semplice. Ma il successo, ultimo e unico Europeo vinto quello disputato a casa nostra, nel 1968, oltre cinquant’anni prima, ha spazzato via tutto, nascondendo quei problemi. Per assurdo, è stato come nascondere la polvere sotto il tappeto, al netto dei meriti della Nazionale, assoluti e totali. Cosa è successo dopo è un mistero, pure misterioso. E la sconfitta casalinga con la Macedonia del Nord con relativa esclusione dal Mondiale rappresenta, inutile negarlo, il punto più basso della storia azzurra, nulla è paragonabile a un buco nell’acqua così ingombrante.

Sono sincero, mi aspettavo processi e processini, memore della caccia alle streghe con Ventura e Tavecchio. Invece no, va tutto bene, ricominciamo. Sono perfettamente d’accordo, ricominciamo. Con lo stesso allenatore. Ma mettersi in gioco, da Gravina a scendere, sarebbe stato quanto meno apprezzabile. Ricominciamo. Da una partita senza senso giocata in Turchia. Senza arte né parte. Vinta, perché parliamo di un’amichevole con niente in palio e quando si gioca liberi di testa si rende dieci volte di più. Ma questo è il punto: Mancini dovrà essere bravo a creare una mentalità nei ragazzi che formeranno il nuovo gruppo, quello da cui ripartire per cercare di tornare, dopo dodici anni, dodici, a disputare un mondiale. Per una Nazionale quadricampione del Mondo, vincitrice di due Europei e una lunga serie di piazzamenti tra le prime, da sempre trainante sul pianeta, non è tollerabile fallire per l’ennesima volta.

Testa bassa e lavorare. Con la consapevolezza che no, stavolta è successo qualcosa. Da cui, se possibile, imparare.