Di Massimo Zampini
29 Dicembre 2021
Raramente il bilancio di fine anno è stato più complicato da raccontare. Nel 2021 abbiamo perso lo scudetto, intanto, primo importante punto a sfavore. Ma già poter dire “abbiamo perso lo scudetto” aiuta a capire come viaggiamo in una dimensione totalmente diversa rispetto a ogni altra squadra in Italia. Che poi altro non è se non la riedizione della celebre frase di Brera (“ogni scudetto vinto dalle altre è uno scudetto perso dalla Juve“), ideata quando al massimo ne vincevamo un paio di fila e non potevamo neanche sognare di arrivare a nove. Il decimo lo abbiamo perso e in Europa abbiamo vissuto una cocente eliminazione all’ultimo minuto contro una squadra sulla carta non più forte di noi.
Abbiamo perso, stiamo perdendo.
Inutile negarlo: nel campionato scorso non siamo mai stati in lotta per vincerlo, in quello attuale probabilmente non lo eravamo già dopo le disastrose giornate iniziali. Quando il confronto tra Napoli e Juve si disputava serenamente anche se a una delle due contendenti mancava più di mezza squadra, ricorderete quei bei tempi lontani. Siamo lontanissimi dall’Inter, fatichiamo a capire esattamente chi siamo, su chi dovremo puntare e chi sarà meglio salutare (ecco qui qualche idea ce l’avremmo), non si capisce compiutamente che idea di Juve abbia Allegri per far crescere la squadra nei mesi a venire.
Il quadro sembra apocalittico, e magari per la Juventus cui ci siamo abituati lo è, ma nel bilancio va messo tutto e allora ricordiamolo che sto raccontando con toni funerei l’anno della squadra che perfino stavolta ha vinto più trofei di tutte, anche se meno prestigiosi del campionato. Supercoppa, Coppa Italia, il quarto posto acciuffato nel finale e poi onorato con un ottimo girone nella Champions successiva, concluso al primo posto davanti ai campioni d’Europa del Chelsea. C’è di peggio nella vita, forse altrove si starebbe festeggiando: non qui, non da noi, ormai abituati a essere i più forti.
Ci sono problemi economici, certo, lo abbiamo capito, ma c’è anche una proprietà che ancora una volta ha risposto presente, in uno dei periodi storici più difficili per tutti, figuriamoci per una società di calcio che poco prima che il mondo si fermasse aveva cominciato a investire pesantemente scommettendo sulla crescita, salvo poi vedersi chiudere a lungo stadi, store e museo.
Abbiamo nuovi promessi campioni come Federico Chiesa, ma abbiamo salutato Ronaldo. Cr7, che storia! Scommessa vinta? Persa? Rimango al campo: per me un giocatore che fa sempre 30 gol all’anno, in qualunque situazione, spessissimo in partite decisive, non può mai essere definita una scommessa persa. Chi sognava la Champions la penserà diversamente, perché non c’è dubbio che siamo reduci da tornei deludenti: io continuo a ritenere che anche grazie a lui abbiamo invece proseguito per tre anni l’infinita striscia di trofei conquistati in una squadra sì ricca e ancora piena di campioni ma indebolita dal progressivo invecchiamento (se non abbandono) di alcuni suoi punti cardine e un po’ sazia dopo così tante vittorie, anche se sazi alla Juve non si dovrebbe essere mai.
E allora, caro 2021, ti saluto senza rimpianti ma conservando tanti ricordi piacevoli, due coppe in più e ancora più voglia di tornare al nostro posto. Magari servirà aspettare ancora un po’, ma il bello di essere juventini è sapere che da sempre, dopo qualche pausa più o meno breve, siamo destinati a tornare più forti di prima. E nell’attesa passiamo il tempo, nei nostri anni bui, ad alzare più trofei di tutti gli altri.