Di Daniele Brogna
Aggiornato: 8 Dicembre 2021
Il destino sembrava aver scritto un’altra splendida pagina nella storia del calcio europeo con Milan e Liverpool che si trovavano ancora una volta di fronte dopo le notti di Istanbul ed Atene. Anche se la partita non vedeva le due squadre contendersi direttamente un trofeo, per i rossoneri il match di San Siro aveva tutto il sapore di una finale: il Milan doveva vincere e sperare in un risultato favorevole tra Porto e Atletico Madrid, per conquistare un posto agli ottavi. La gara è sembrata fin da subito molto bloccata tatticamente: le due squadre si sono studiate, cercando di trovare spazi per far male alla difesa avversaria.
Alla mezz’ora arriva la prima fiammata dei rossoneri che, con coraggio, alzando il pressing, recuperano palla e guadagnano con Ibrahimovic un importante calcio d’angolo. Dalla bandierina Junior Messias disegna una traiettoria insidiosa che Alisson riesce a respingere in maniera goffa, si fa trovare pronto proprio Tomori che colpisce gli inglesi e porta il Milan in vantaggio. Neanche il tempo di festeggiare che il Liverpool trova il gol del pareggio dopo 5 minuti, con la serpentina di Chamberlain che, entrando in area di rigore, calcia di potenza, Maignan prova a respingere ma la sfera termina sui piedi di Salah che da pochi metri non sbaglia il tap-in.
Il primo tempo si chiude con le squadre che vanno al riposo sul risultato di parità e con un grande rammarico per quella respinta di Maignan su cui la difesa rossonera poteva farsi trovare più reattiva. La seconda frazione di gioco vede i Reds passare subito in vantaggio: questa volta su un errore in fase di impostazione di Tomori che perde un pallone sanguinoso sul quale si avventa Manè che calcia in porta, sulla respinta arriva ancora una volta per primo Origi che da pochi passi non sbaglia.
Cala il gelo sul prato di San Siro: Pioli prova scuotere la squadra inserendo alcune pedine per portare freschezza e qualità, ma il Milan continua a trovare difficoltà e la stanchezza comincia a farsi sentire. La partita scivola lentamente verso un finale che sembra essere già scritto e anche le notizie che arrivano da Oporto non sono per nulla incoraggianti: l’Atletico Madrid continua a segnare complicando ancor di più il destino dei rossoneri. A 5 minuti dalla fine l’occasione che potrebbe riaprire il match: Kessiè si trova a tu per tu con Alisson, il portiere brasiliano riesce però a chiudere lo specchio della porta, ipnotizzando il centrocampista ivoriano. Con il triplice fischio finale il Milan saluta la Champions e vede infrangersi anche le speranze di una qualificazione in Europa League.
Il resoconto dell’avventura rossonera in Europa può sembrare una disfatta, eppure così non è: sicuramente sono stati decisivi i punti persi nella doppia sfida con il Porto e la partita in casa contro l’Atletico Madrid lascia qualche piccolo rammarico per alcune decisioni arbitrali discutibili, ma la capacità del Milan di arrivarsi a giocare il proprio destino fino agli sgoccioli dell’ultima partita di un girone di ferro, deve far ben sperare i tifosi rossoneri. In Europa la qualità e la velocità del gioco sono prerogative fondamentali, il Milan a tratti ha dimostrato di poter offrire delle grandi prestazioni, ma è forse ancora troppo acerbo e qualitativamente inferiore rispetto a squadre di gran lunga più attrezzate.
Queste partite serviranno per mettere esperienza e minuti nelle gambe dei giovani giocatori rossoneri che si sono affacciati per la prima volta su questi affascinanti palcoscenici. Ora tutte le energie fisiche e mentali dovranno essere concentrate su campionato e Coppa Italia: il Milan si sta costruendo un futuro importante che magari non lo vedrà vincente fin da subito, ma si iniziano ad intravedere le basi di qualcosa di veramente importante. Serve pazienza ma la strada tracciata da Paolo Maldini e dalla dirigenza è sicuramente quella giusta. Forza Diavolo!
Salentino trapiantato a Milano. Content Creator di professione, sex symbol nel tempo libero. Tra le mie passioni più forti: seguire il calcio in chiave ironica e parlare di me in terza persona.