Di Lapo De Carlo
13 Ottobre 2021
L’Inter sta recuperando i suoi nazionali che, sudamericani a parte, hanno completato la seconda tornata dedicata alle qualificazioni per i prossimi Mondiali e hanno partecipato alla fase finale di Nations League. Tralasciando il calendario grottesco che sta sottoponendo i giocatori convocati dalle Nazionali a giocare ogni tre giorni da fine agosto, c’è da ragionare seriamente sulle tre partite che possono già rappresentare una vera svolta in un senso o in un altro per Inzaghi.
C’è la Lazio all’Olimpico, la sua ex squadra che arriva alla sfida recuperando Immobile, non convocato da Mancini per problemi che ha evidentemente risolto. Sarri ha meno problemi, gioca in casa e vuole riscattare la sconfitta col Bologna. È una partita che l’Inter affronterà in condizioni incerte, prima di tutto perché non avrà a disposizione i sudamericani, con la sola eccezione di Lautaro che potrebbe essere impiegato per un tempo, un po’ come accaduto con la Sampdoria, secondariamente perché le condizioni fisiche di parecchi giocatori sono da valutare.
A prescindere da come andrà con la Lazio, la partita da non sbagliare è quella con lo Sheriff. Se l’Inter non dovesse battere questa strana formazione composta da giocatori di qualità comprati con investimenti più che sorprendenti, si potrebbe considerare più che probabile l’eliminazione. Lo Sheriff ha battuto nettamente lo Shakhtar e il Real al Bernabeu, eppure da parte dell’opinione pubblica si continua a considerare questo impegno come una formalità. Parliamo di una squadra che ha un ottimo palleggio, due buoni interditori e un collettivo ben organizzato. Tiraspol che dà origine allo Sheriff è la capitale di uno stato separatista non riconosciuto dalla comunità internazionale che partecipa al campionato moldavo senza sentirsi parte di questo Stato. È un’anomalia di sistema, creato dall’indifferenza dell’Uefa e dal fatto che fino a quando non contava molto nello scenario del calcio internazionale non destava particolare attenzione. Oggi è una realtà che non nasconde di voler persino vincere la Champions League.
L’Inter affronta dunque una formazione che non è inferiore allo Shakhtar ma dal nome che suscita ancora ironie insopportabili. Eppure oggi sarebbe meglio affrontare una qualunque squadra belga, greca o turca piuttosto che questo club senza patria (a meno che non si voglia considerare la Transnistria una nazione).
In fondo alla prossima settimana poi c’è la Juventus, rinata dopo le prime cinque partite disastrose e in netta risalita in classifica. Il Campionato è lungo e Allegri è un diesel. L’Inter si troverà di fronte ad una squadra motivata e con molte più certezze di quante non ce ne fossero un mese prima, quando i bianconeri sembravano a pezzi e senza risorse.
Sono tre partite fondamentali in cui Inzaghi dovrà opporre soluzioni ricavate dopo i primi due mesi di esperimenti, partendo dalla posizione di Calhanoglu, incerto e impalpabile come interno, al punto da creare sempre squilibri pagati caro a centrocampo. Dumfries va disciplinato perché nella gara col Sassuolo andava ovunque ma non sembrava essere disponibile a restare unicamente nella sua fascia di competenza, le condizioni di Bastoni sembrano in miglioramento, l’umore di Sanchez è invece da tenere d’occhio.
La sua storia pubblicata su Instagram è parsa gratuita. Ci sono altri modi per pretendere di giocare e il suo malumore può creare disagi. Satriano dovrebbe giocare di più, quantomeno per dare un senso alla sua permanenza. Vanno chiusi, inoltre, i tre rinnovi di Lautaro, Brozovic e Barella e chiarita la questione stadio. Elena Grandi, nuova assessora all’Ambiente del Comune di Milano, ha dichiarato. “Milano non ha bisogno di un nuovo stadio, né di altre torri di uffici che rischiano di rimanere vuote o di centri commerciali. E non siamo i soli in maggioranza a pensarla così”.
C’è da pensare che l’argomento viva un loop temporale nel quale chi se ne occupa non sia a conoscenza della situazione nella sua totalità ma guardi solo alla sua competenza ristretta. Le valutazioni dell’assessora sono accettabili ma si scontrano con i veri motivi per cui si vuole costruire un nuovo impianto. Perciò si vuole che Inter e Milan restino a San Siro pagando in eterno un affitto? Le uniche due realtà al mondo senza uno stadio di proprietà. È questa la soluzione?
Legittimo opporsi all’idea di abbandonarlo ma non ci sono proposte su come affrontare la questione dello stadio di proprietà e come fare un San Siro più moderno, come il Real che ha rifatto buona parte del Santiago Bernabeu chiudendolo per un anno e mezzo, approfittando anche della pandemia che impediva l’accesso al pubblico.
Qualunque siano le intenzioni e le idee, l’unica cosa chiara è che niente è più rimandabile.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.