La nazionale italiana ha conquistato a Wembley gli Europei 2020 (rinviati al 2021 per via della pandemia di Covid-19) battendo l’Inghilterra padrona di casa ai calci di rigore. I britannici hanno fallito dunque l’appuntamento con la storia e l’hashtag #itscominghome è diventato in pochissimi istanti #itsComingRome. Nella bacheca dell’Inghilterra, dunque, rimane una sola Coppa del Mondo e un esiguo bottino di due finali totali nei grandi tornei internazionali. Il bottino dell’Italia, invece, è decisamente più pingue, perché quella di Wembley è stata la 10ª finale tra Mondiali ed Europei e in totale gli azzurri ne hanno vinte ben 6. Alle quattro coppe del mondo, si è aggiunta la vittoria del secondo Europeo, che si somma alla precedente arrivata nel 1968. Con 2 Europei e 4 Mondiali, l’Italia si avvicina alla Germania, che vanta 7 trofei totali (un Europeo in più) e stacca Francia e Spagna che si fermano a quota 4 titoli.

Non è la prima volta che la nazionale italiana batte il Paese ospitante: era già successo nel 1938 in Francia, nel 1970 in Messico, nel 1978 in Argentina (fase a gironi), nel 2000 in Belgio e Olanda e nel 2006 in Germania. È però la prima volta che l’Italia conquista una finale in trasferta, anche se in questo caso l’Inghilterra non era propriamente la nazione ospitante, poiché l’Europeo era itinerante. Esattamente come durante l’Europeo vinto nel 1968, l’Italia ha pareggiato sia in semifinale, vinta poi in quella occasione alla monetina, sia in finale, poi vinta nel rematch.

I numeri dell’Italia di Mancini

La finale di Wembley è stata la 38ª partita da commissario tecnico azzurro per Roberto Mancini, con un bilancio di 29 vittorie (13 di fila, nuovo record di tutti i tempi), 8 pareggi e 2 sconfitte. Nonostante sia solo ottavo per numero di gare, “Mancio” è nettamente primo per media punti: ne ha conquistati fin qui 92, con una media di 2,42 a partite, nettamente al di sopra di Pozzo (79) e Sacchi (77). Con la vittoria ottenuta ai calci di rigore in finale, sono 34 i risultati utili consecutivi per la nazionale di Mancini, con 28 vittorie e 6 pareggi, ovvero il record all time che ha consentito di superare le imprese dell’Italia di Pozzo degli anni ’30. L’ultima sconfitta della nazionale azzurra risale al 10 settembre 2018 contro il Portogallo: 0-1.

Italia campione d’Europa: i protagonisti

Sulla base dei numeri che abbiamo snocciolato, non si smetterà mai di elogiare il lavoro svolto in tre anni dal ct Roberto Mancini, a cui va un 10 pieno per aver dato innanzitutto dignità ad un gruppo dilaniato dopo la mancata partecipazione ai Mondiali del 2018. Inoltre, l’ex tecnico dell’Inter, ha allenato la nazionale come un club, dandole un’identità di gioco e contestualmente convincendo i giocatori della bontà del suo progetto. Il suo puntare alla finale di Wembley con convinzione, sin dal primo giorno a Coverciano, ha letteralmente trascinato tutti, dando anche ad elementi, spesso in difficoltà nelle squadre di club, una fiducia nei propri mezzi che probabilmente non aveva mai avuto.

Non c’è un azzurro che non chiuda il suo Europeo ampiamente sopra la sufficienza, ma ci sono elementi che indubbiamente meritano di finire in copertina. Il blocco difensivo in primis, con Donnarumma che merita un 9 per l’ermeticità tra i pali e la bravura sui calci di rigore, anche se in alcune occasioni ha confermato di avere difficoltà a giocare con i piedi e nelle uscite. Stiamo parlando comunque di un top assoluto, premiato giustamente come miglior giocatore del torneo in virtù anche delle parate decisive nella serie finale dei rigori contro gli inglesi. Tra i giocatori del pacchetto arretrato, meritano una menzione particolare gli “zii” Bonucci e Chiellini, rispettivamente 34 e 36 anni. Secondo le statistiche dell’UEFA chiudono l’Europeo senza aver mai subito un dribbling da un avversario, confermando di essere quella “università della difesa” riconosciuta anche da mostri sacri del calcio mondiale. Per loro il voto è un 9 cumulativo per tecnica, acume tattico e carisma.

A centrocampo, seppur con qualche difficoltà soprattutto in semifinale, il faro è stato senza dubbio Jorginho, in grado di portare a casa in pochi mesi Champions League ed Europeo. Era un grande già ai tempi del Napoli, ora è diventato un top nel ruolo di regista, ragion per cui merita un 8 pieno. Voto 7 per Verratti e Barella, preziosissimi seppur, in alcuni momenti decisivi, ci si sarebbe atteso qualcosa in più da loro. È stato un Europeo di maturità anche per Insigne (voto 7), che non si è segnalato solo per l’ormai celebre “tiraggir’” contro il Belgio, ma si è messo completamente a disposizione della quadra, interpretando all’occorrenza anche il ruolo di “falso nueve”.

Inutile girarci attorno, in attacco avremmo voluto vedere di più da Immobile e Belotti, che sono stati tanto generosi quanto poco efficaci in area di rigore. In compenso abbiamo messo in mostra un Chiesa (8,5) che ha confermato di avere la stoffa del campione oltre che la testa di un veterano, nonostante la giovane età. L’esterno d’attacco juventino è cresciuto molto nell’ultimo anno in bianconero e l’impressione è che abbia ancora molti margini di miglioramento. Margini che sembra avere anche Locatelli, mentre è già un giocatore fatto e finito e può essere utile al gruppo anche in futuro il calabrese Berardi (6,5).

Menzione d’onore, infine per Leonardo Spinazzola, autentico trascinatore degli azzurri e vincitore anche di alcuni premi partita fino all’infortunio patito contro il Belgio, che lo terrà purtroppo lontano dai campi per alcuni mesi.