Di Alfredo Pedullà
5 Luglio 2021
Un sacrificio inevitabile, sperando che sia l’unico. L’Inter è scesa dal motorino Hakimi, esperienza spettacolare, peccato che sia durata soltanto un anno. Hakimi ha rappresentato la grande opportunità di prendere per 40 milioni più bonus quello che è diventato rapidamente uno dei migliori specialisti al mondo nel suo ruolo. Il Dortmund lo aveva mandato in rampa di lancio, il Real non ci ha mai colpevolmente creduto, l’Inter gli ha dato la spinta verso la definitiva celebrità. Achraf moto perpetuo, il bolide marocchino che quando decideva di aprire una partita troppo bloccata metteva in moto a destra e sceglieva il meglio del repertorio. Un gol o un assist, sempre la stessa efficacia. Bisogna riconoscere l’importanza di Conte nel processo evolutivo che ha portato Hakimi a essere un bolide straordinario. La fase difensiva era un optional o qualcosa di accessorio, ma l’applicazione ha portato a risultati interessanti. Ovviamente non possiamo pretendere che il ragazzo difenda esattamente come attacca, ma non c’è quella differenza abissale.
Sarebbe stato bello puntare ancora su di lui per almeno due o tre stagioni, ma l’Inter ha dovuto scegliere. Il club deve rientrare di almeno 80 milioni entro la fine di questa sessione di mercato e la domanda era: meglio privarci di un pendolino come Hakimi oppure di un attaccante come Lautaro? Siccome hanno lo stesso procuratore, Camano, lo hanno interpellato con la decisione incorporata: salutaci Achraf, non rinunciamo a Lautaro.
L’Inter avrebbe voluto ricavare 80 milioni proprio per togliersi il pensiero – in un solo colpo – in relazione alla famosa necessità di fare cassa proprio con quella cifra base minima per preparare un futuro tranquillo. Gli Zhang hanno chiuso i rubinetti, Suning resta una potenza mondiale ma che vede il calcio quasi come una sopportazione, quindi non sarà più come prima. Siccome il Paris Saint-Germain spende e spande senza soluzione di continuità ma ogni tanto decide di non scaraventare i soldi dalla finestra, l’offerta non ha superato i 70 milioni, tetto che potrà essere superato con l’aggiunta di qualche bonus, non tutti semplici di raggiungere. L’Inter ci ha pensato, ha provato ad arrivare a 80, ha capito che sarebbe stato un esercizio inutile e abbastanza rischioso, così ha dato il via libera. La parola d’ordine era: evitare nell’operazione qualsiasi tipo di contropartita tecnica e proprio per questo motivo il Chelsea – che avrebbe messo sul tavolo appena 50 milioni cash – non è stato mai seriamente in corsa.
E poi, come spesso accade in situazioni del genere, la volontà del diretto interessato ha fatto la differenza: Hakimi aveva espresso il desiderio di andare a Parigi, dopo essersi confrontato con la dolce metà, anche per una questione di gradimento etnico, per le soddisfazioni che quella città gli darà rispetto alle sue origini marocchine. E quando c’è una decisione così netta, inutile insistere, non resta altro che aspettare la totale quadratura dell’operazione. Infatti, sono state programmate le visite.
Hakimi entra in un Dream Team che ha il tutt’altro che occulto sogno di vincere la Champions. E’ il segreto di Pulcinella, certo, ma esiste qualche piccolo particolare che sintetizza come spesso ci siano decisioni assurde. Una su tutte: il PSG aveva esonerato Tuchel per puntare alla famosa Champions con Pochettino in panchina. La morale ha portato a effetti devastanti: Tuchel è andato a Londra, sponda Chelsea, e ha conquistato quell’agognato trofeo; Pochettino è sbarcato in Francia e il risultato è stato un fallimento europeo e nazionale, considerato che anche la Ligue 1 non ha arricchito la bacheca del Paris dopo anni di dominio. Leonardo così si è tuffato sul mercato, ha fatto una straordinaria collezione di figurine quasi introvabili (da Wijnaldum a Donnarumma, passando per Sergio Ramos ormai in dirittura dopo aver puntato Correa della Lazio e chissà chi). Hakimi è il suo eterno sfizio di trovare qualche asso di briscola anche in Serie A che resta – fino a prova contraria – la sua seconda casa calcistica.
Ma torniamo alle cose nostre, sono quelle che ci interessano di più. Il sacrificio inevitabile, Hakimi appunto, dovrebbe mettere l’Inter nella situazione di respingere qualsiasi tipo di tentazione. Sono due i campi principali, in stretto ordine di importanza: Romelu Lukaku e Lautaro Martinez. Sul colosso belga il Chelsea farebbe, in questo caso sì, ogni tipo di follia pur di regalare un attaccante vero a Tuchel. Ma Lukaku sta bene a Milano, ha già parlato e legato con Simone Inzaghi, qualsiasi tipo di pericolo dovrebbe essere alle spalle. Lautaro non ha particolari mal di pancia, è in una lista Real (dopo Haaland e Mbappé), ma non ci sono dialoghi in corso. L’unico intoppo è il contratto non lungo, scadenza 2023, argomento che prima o poi dovrà essere affrontato. L’Inter prenderà un attaccante se uscirà Pinamonti, un portiere se partirà Radu, il terzino di fascia ma solo in prestito, magari vorrà affrontare nei dettagli l’argomento rinnovo di Brozovic (scadenza 2022). Ma la cessione di Hakimi è una tripla bombola d’ossigeno, il sacrificio che allontana mille e più pressioni di quest’estate torrida.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".