Di Daniele Brogna
23 Giugno 2021
“Non c’è limite al peggio”. Sintetizzerei così quello che ho provato nel leggere la notizia del passaggio di Calhanoglu dal Milan all’Inter. Con Donnarumma si era toccato il fondo mentre con il turco stiamo addirittura scavando a mani nude. È ovvio che non mi strapperò di certo i capelli per lui perché lo reputavo (e lo reputo tutt’ora) un giocatore potenzialmente forte, dotato di una tecnica superiore alla media ma con dei limiti evidentissimi legati alla discontinuità e alla gestione delle pressioni. Gli Europei ne sono la dimostrazione lampante.
In qualche modo sapeva di essere sotto i riflettori per via del contratto in scadenza e puntualmente ha toppato, con una serie di prestazioni a dir poco impalpabili. Lui è il classico calciatore che quando le cose vanno bene si esalta e tira fuori delle giocate di ottima fattura mentre, quando le cose iniziano a scricchiolare, si annienta del tutto.
Se di base la decisione di lasciare il Milan può anche essere condivisibile per una serie di motivi – come la ricerca di nuovi stimoli e di nuove sfide – quella di approdare all’Inter mi sembra a dir poco assurda. Per spezzare una lancia a suo favore, devo ammettere che in realtà lui non ha scelto l’Inter, è stata semplicemente l’unica squadra che, vista l’emergenza Eriksen, lo ha cercato. Esclusa una mezza richiesta dal Qatar, non mi pare ci fosse la ressa per accaparrarsi il suo cartellino.
Le altre due cose che mi hanno irritato, sono state le tempistiche e le modalità: trattativa chiusa in 48h, nessun ringraziamento sentito ai tifosi del Milan o alla società stessa (si è limitato ad un apatico “Grazie Milan“) e gestione dei suoi social decisamente imbarazzante, condita da un “I’m Hakan, I’m Inter”, che mi ha fatto davvero ridere.
Sia chiaro, ognuno è libero di dire e pensare quello che vuole ma sinceramente, fossi un tifoso interista, mi sentirei preso in giro da quel “I’m Inter”. Dire “Io sono l’Inter” è una frase pesante e importantissima che in pochissimi possono permettersi di dire, anzi, di urlare a squarciagola. Penso ad esempio a Javier Zanetti, al compianto Giacinto Facchetti, a Beppe Bergomi, a Sandro Mazzola e a pochissimi altri che hanno scritto pagine importanti della storia nerazzurra.
Di certo non può dirla lui che fino a qualche settimana fa baciava lo stemma del Milan. Torniamo a dare peso alle parole, torniamo a dare valore ai gesti perché altrimenti è davvero la fine. Detto questo, resta il fatto che il Milan ha perso, in un colpo solo, due titolari a parametro zero. È chiaro che qualcosa non ha funzionato ed è altrettanto chiaro che bisogna capire dove si è sbagliato, per evitare che accada nuovamente in futuro.
Non stiamo parlando di due giocatori al tramonto della loro carriera ma di un portiere giovanissimo tra i top 3 al mondo e di un trequartista che – nonostante a me non facesse impazzire – vale comunque sui 30 milioni di euro. In pratica tra uno e l’altro il Milan ha polverizzato 100 milioni di euro. Forse con il senno del poi sarebbe stato meglio metterli entrambi sul mercato la scorsa estate, così da monetizzare qualcosa.
Però, come sempre, dopo è sempre troppo facile parlare. Se il Milan ha temporeggiato, evidentemente era convinto di riuscire a rinnovare i rispettivi contratti. Chiudo dicendo che per quel che riguarda “il pugno duro della società”, mi trovo assolutamente d’accordo e penso che faccia bene; non bisogna cedere ai ricatti di giocatori e procuratori che tentano di arrivare a pochi giorni dalla fine del contratto per strappare qualche milione in più.
In una squadra di calcio, così come in una qualsiasi altra azienda, ci deve essere equilibrio e buon senso nel decidere il tetto massimo dei vari ingaggi. Bisogna premiare con qualche sforzo economico in più solo quei giocatori che fanno davvero la differenza in campo e fuori. Non è un caso che nel Milan quello che guadagna di più sia Zlatan Ibrahimovic mentre il secondo era Gigio Donnarumma.
Tutti gli altri guadagnano da 3,5 milioni di euro in giù. Mi auguro che il Milan adesso riesca a trovare un accordo con Frank Kessié, in scadenza nel Giugno 2022. Bisogna blindarlo ora, subito, ad una cifra importante perché se lo merita assolutamente. Sono sicuro che il suo rinnovo darà la giusta botta di adrenalina ai noi tifosi rossoneri, ancora scossi ed increduli da questa doppia perdita a parametro zero.
Salentino trapiantato a Milano. Content Creator di professione, sex symbol nel tempo libero. Tra le mie passioni più forti: seguire il calcio in chiave ironica e parlare di me in terza persona.