E così, tra un salvataggio di Chiellini all’ultimo minuto, qualche gol sbagliato da Morata, un paio di sfortunati autogol e la consueta doppietta del flop strapagato che ha rovinato la Juventus, siamo già tornati in Champions.

Oddio, non che ne fossimo mai usciti, ma lo sapete già come funziona da queste parti: si sceglie una parte (che solitamente non è esattamente la nostra), si riporta quanto afferma il nostro “nemico” di turno e lo si riporta pedissequamente come verità accertata. “Allegri senza Coppa”, titolava a tutta pagina il Corriere dello Sport qualche settimana fa, dopo una delle ormai innumerevoli sparate del lucido e disteso Ceferin. Lasciando perdere qualche disperato con il tesserino che cerca like altrettanto disperati sui social – raggranellando una figuraccia dopo l’altro –, qui i problemi sono essenzialmente due. Il primo lo abbiamo appena (e spesso) descritto: essere contornati da media che fanno ostentatamente il tifo contro, dando credibilità a ogni follia venga detta sulla Juventus; ma questa non è una novità e stavolta ci interessa il giusto. Il secondo punto, decisamente più rilevante, è che stavolta il “nemico” di turno non è l’allenatore della squadra rivale o magari un ex giocatore che vuole richiedere indietro qualche titolo di venti o trent’anni fa per un rigore non dato: l’anti Juve dichiarato è il presidente dell’UEFA, l’istituzione massima del calcio europeo, che incurante del suo ruolo (anzi, abusandone) insulta le squadre “ribelli”, denigra i loro presidenti, si lascia andare a propositi bellicosi nei loro confronti aprendo procedimenti e minacciando sanzioni che non potrà applicare fino a una definizione della questione in altre sedi.

Il grande dubbio di oggi, ancor più dell’esito della domanda pregiudiziale di fronte alla Corte Europea, è come si possa pensare di procedere a un eventuale (a questo punto credo inevitabile) tavolo politico e diplomatico tra società e UEFA mantenendo al proprio posto l’ineffabile Ceferin, ormai assolutamente impresentabile e inadatto al ruolo.

Quel che conta, oggi, soprattutto per chi pensava di dover vivere un’estate di passione, è che il 15 giugno la Juve è ufficialmente in Champions. Altro che estate di passione, guerre legali, procedimenti e sanzioni: tutto sospeso, per ora pagano solo i geni che si sono accordati e scusati in ginocchio. Più avanti si vedrà: al momento è impossibile fare pronostici, ma nel 2021-22 giocheremo la Champions. 

È tempo di pensare a come disputarla, allora, perché le ultime edizioni non ci hanno fatto proprio impazzire. Gironi all’altezza, talvolta eccellenti, per poi squagliarsi di fronte alle prime non insormontabili difficoltà: troppo poco, obiettivamente, per una squadra con Ronaldo (dal secondo anno anche de Ligt) e compagnia.

Ripartire dal centrocampo, diciamo tutti: ma per ora si riparte dall’unica notizia ufficiale di questi giorni, la conferma di Morata, venti gol (regolari, senza un capello in fuorigioco, sennò arriviamo alla trentina) in stagione, diversi assist, una prima parte di annata strepitosa e una seconda deludente. Un attaccante che Allegri conosce bene ed è felice di riavere, capace di fare sia la prima che la seconda punta, volenteroso e utile anche nei periodi in cui si avvilisce e sbaglia i gol, come nella Spagna di questo periodo. Rimangono aperte mille questioni, dal rinnovo di Chiellini alle ben più rilevanti questioni Ronaldo e Dybala, ma il nodo rimane appunto il centrocampo. Ci dividiamo su Locatelli (“va preso, giovane, italiano e forte!”, “ma no, a quelle cifre trovi di meglio e non ti cambia il centrocampo”, si dibatte in ogni dibattito bianconero che si rispetti), respingiamo i nomi un po’ superati alla Tolisso, sogniamo l’assist di esterno di Paul Pogba, che in fondo non ci siamo mai scordati.

Da lì, da quel reparto dipenderanno le sorti della nostra avventura dell’anno prossimo in Champions. Perché, grazie a quell’ultima esilarante giornata di campionato e alla faccia di qualche istituzione un po’ in difficoltà, noi ci saremo.