In mesi in cui il dibattito tra tifosi si è massicciamente spostato nei bar virtuali, non c’è gruppo whatsapp e social che non dibatta di Inter portandosi all’attenzione le novità che riguardano il futuro dell’Inter, unitamente alle polemiche per il clamoroso arbitraggio di Calvarese che ha indirizzato pesantemente la partita a favore della Juventus, così come per un certo giornalismo più disponibile a sensazionalizzare i fatti e soprattutto  prendere apertamente posizione contro l’Inter che a spiegare le cose con ponderatezza.

In tutto questo è però un fatto che Conte sarebbe disponibile a rinunciare all’ultimo anno di contratto se il progetto di Zhang fosse eccessivamente ridimensionato: l’ipotesi di un addio possibile è testimoniato da un passato di addii clamorosi, messi già in scena dal tecnico, dalla stessa minaccia posta in essere la scorsa stagione e dal possibilismo di Marotta, oltre che da un incontro reclamizzato da giorni tra il presidente Steven Zhang e Conte.

Il suo eventuale addio avrebbe un inevitabile contraccolpo psicologico sulla squadra, le ambizioni, oltra a dare un segnale infelice. Alcuni giocatori, su tutti Lukaku, sono venuti all’Inter per lui o sono molto legati alla sua figura, dunque è possibile immaginare che, se anche rimanessero tutti, non ci sarebbero le stesse condizioni mentali per potersi ripetere, specie con un gioco tanto collaudato che un nuovo allenatore potrebbe non sposare integralmente. Le possibilità sono molte ma il nome di Allegri era quello più adatto a sostituire Conte, perché in grado di cambiare senza spostare troppo l’arredamento.

Il suo nome è affiancato al Real Madrid che teoricamente non dovrebbe star molto bene finanziariamente e teoricamente potrebbe non partecipare alla prossima Champions, anche se la Uefa minaccia spesso ma difficilmente rinuncia a punizioni economiche. Gli interessa più intascare i soldi che a fare gesti politici ma staremo a vedere. Qualche giornale ha iniziato a promuovere qualche nome, seppur timidamente e anche i tifosi hanno iniziato a metabolizzare l’opzione dell’addio, dando la preferenza a tecnici come De Zerbi, Mihajlovic, Zenga, Cambiasso (che viene spesso evocato anche se non è e non ha alcuna intenzione di fare l’allenatore), ma anche Simeone, Juric e persino Gattuso.

Il nome di Sarri sarebbe teoricamente uno dei più interessanti perché l’Inter non può permettersi di pagare troppo un allenatore affermato ma nemmeno lanciare un nuovo tecnico col rischio di scoprire che non è del tutto adeguato a guidare una fuoriserie.
Sarri è italiano, conosce bene il nostro Campionato, ha allenato club importanti, ha vinto ma si è mal integrato. E’ un personaggio naif, poco organico ai club di un certo livello ma anche in grado di mediare e far fruttare il livello delle sue squadre.

E’ certo che Marotta eviterà qualsivoglia casting e starà pensando alla nuova opzione, se non ha già preallarmato l’interessato ma è più facile pensare che la dirigenza, nonostante le acredini della scorsa stagione, abbia più voglia e necessità di continuare con l’attuale tecnico.
L’Inter storicamente rende con uomini visionari, ambiziosi, persino un po’ folli, tecnici dal carisma sopra la media e in grado di domare, pur invecchiando prima, la “bestia” Inter e farla correre.
Mourinho, Mancini, Trapattoni ed Herrera erano così e il solo Bersellini ha rappresentato un unicum, perché la sua è stata l’unica Inter progettuale della storia, l’unica squadra costruita con giovani italiani che venivano da piccole realtà ma in grado, nel giro di qualche anno, di arrivare a qualcosa di importante, per quanto effimero.

La speranza è quella di continuare almeno un altro anno con Antonio Conte ma soprattutto che il club inizi a ragionare ripescando la cultura del progetto, come quella di Fraizzoli e Bersellini di fine anni 70, coniugandola con una mentalità vincente che la renda continua e non più alterna nelle sue annate. Conte ha mostrato cosa significhi la mentalità vincente ma c’è bisogno che queste due belle parole messe insieme non siano dipendenti ogni volta da un solo uomo di passaggio, il quale, quando se ne va, lascia orfana l’Inter facendola ripiombare nelle incertezze. L’Inter deve essere tale con o senza Conte.