Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 18 Maggio 2021
Gian Piero Gasperini è legittimamente un uomo (più che un allenatore) orgoglioso. L’Atalanta, che conquista la qualificazione Champions, per la terza stagione consecutiva e con una giornata di anticipo, è un inno alla programmazione, al mercato in entrata e in uscita, a tutto. Gasp sottolinea: “Quella appena ottenuta è la più bella”. E senza che ci sia bisogno di spiegare troppo, si capisce perché: la concorrenza era la peggiore (o la migliore, dipende dai punti di vista) possibile e immaginabile. Non c’è necessità di una controprova, la cartolina attuale della Juve è un indizio inconfutabile. Eppure l’Atalanta non ha guardato in faccia nessuno: ha macinato risultati, ha impressionato come gioco, è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi tre mesi, rispettando le caratteristiche dell’allenatore. L’Atalanta oggi è forse (senza forse) la squadra italiana con la migliore mentalità europea. Non a caso se l’è giocata in Champions con il Real, non a caso ha collezionato prestigiose cittadine esterne, difficili da ottenere anche per i top club. Gasperini può essere orgoglioso: da Sindaco in pectore di Bergamo, soltanto lui ha le chiavi della squadra, soltanto lui sa come fare rombare il motore, soltanto lui capisce un minuto prima come bisogna attivarsi un minuto dopo. E dovremmo anche aggiungere che soltanto lui ha il predominio su qualsiasi situazione interna che all’improvviso si complica. La vicenda Papu Gomez è significativa: la società non ha mai messo in discussione la sua leadership e ha deciso di sacrificare un simbolo, mandandolo al Siviglia, pur di non correre il minimo rischio di perdere il principale artefice di questa mostruosa cavalcata.
Presto sarà il momento di scartare i regali per una nuova avventura in Champions. Come se fosse la vigilia di Natale, serve soltanto un po’ di pazienza. Adesso concentrazione massima sulla finale di Coppa Italia (domani) e sulla volontà di blindare il secondo posto. Bisogna partire da una premessa rapida rapida: nuovi acquisti per l’Atalanta saranno Miranchuk, Lammers, Maehle e Kovalenko. I primi due erano arrivati la scorsa estate, però sapevano di poter trovare la porta sbarrata. Soprattutto Lammers, chiuso sia da Zapata che Muriel, ma destinatario di una fiducia enorme della Dea, al punto che a gennaio furono respinte almeno quattro proposte per il prestito fino a giugno, ulteriore conferma della stima incondizionata nei suoi riguardi. Certo, Lammers rischierebbe di giocare poco anche il prossimo anno, ma intanto c’è e nel club non hanno intenzione di valutare altre situazioni. Miranchuk sapeva che tra Malinovskyi, Ilicic e Pasalic, come eventuale trequartista avrebbe dovuto sopportare un po’ di panchina. Più o meno come era accaduto a Malinovskyi nella stagione stagione precedente: la classica trafila che ha motivo di esistere. Ma, quando è entrato, Miranchuk ha lasciato il segno, qualità balistiche di spessore e qualche gol bellissimo, la prossima stagione sarà quella prevedibilmente tutta sua. A maggior ragione se Ilicic, che ha ancora un anno di contratto, dovesse decidere per un’altra esperienza. Quanto a Kovalenko e Maehle, il primo avrà tempo e modo di memorizzare bene i meccanismi (le qualità non si discutono), mentre l’esterno ha già dimostrato di avere fisicità, gamba, bei cross, predisposizione all’inserimento con una qualità che gli permetterà di stabilizzarsi dentro gli schemi.
E i famosi regali veri? Intanto, bisogna capire cosa ne sarà di Robin Gosens. Lui ha ancora una volta dimostrato di essere uno dei migliori esterni sinistri d’Europa: segna e sforna assist come se fosse una seconda punta. Gosens ha un contratto in scadenza nel 2022 con opzione di rinnovo per un’altra stagione, normale pensare che la prossima possa essere l’estate del “più fuori che dentro”. L’Atalanta chiede legittimamente 40 milioni con la solita motivazione: “Noi non dobbiamo vendere per forza, abbiamo un bilancio senza buchi, quindi le condizioni le facciamo noi”. Non è un virgolettato classico ma è come se lo fosse, rende l’idea. Gosens piace da sempre a Inter e Juve, che su quella corsia mancina vorrebbero fare il salto, senza dimenticare che ha mercato ovunque e che fino a pochi mesi fa il suo sogno (stavolta sì certificato dalle virgolette) era quello di andare in Bundesliga. La possibilità che saluti c’è, nel frattempo l’Atalanta ha lavorato per farsi trovare pronta, individuando in Alfonso Pedraza, classe 1996, il sostituto ideale di Robin. Stiamo parlando di un punto di forza del Villarreal, cresciuto in quella cantera, considerato il miglior crossatore della Liga, una continuità di rendimento e una qualità impressionanti. Se il Villarreal vincesse la finale di Europa League, ci potrebbe essere qualche chance per trattenerlo, considerata la partecipazione alla prossima Champions. In caso contrario, l’addio sarà inevitabile: Pedraza ha una clausola alta, da 35 milioni, ma un impegno a liberarlo per meno della metà. E sarebbe comunque una grande plusvalenza per gli spagnoli. Pedraza, sulla corsia mancina, e poi un esterno offensivo individuato per sopperire all’eventuale addio di Ilicic: si tratta di Calvin Stengs, classe 1998, in uscita dagli olandesi dell’AZ, un altro prospetto di assoluto livello.
L’Atalanta ha il grande pregio di muoversi con una sessione di mercato di anticipo, programmando le cessioni e individuando i sostituti. Non soltanto l’identikit, ma in molti casi nomi e cognomi, piste chiarissime dopo il lavoro maniacale e no stop degli osservatori guidati da Sartori che non si fermano per tutto l’anno. Gasperini è orgoglioso per la terza consecutiva qualificazione in Champions, ma il motore si riaccenderà molto presto. E la Dea non vuole porsi limiti, un classico su questi schermi.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".