Di Massimo Zampini
7 Maggio 2021
Ciao, Scudetto, è stato meraviglioso: 3282 giorni insieme sono tanti, tantissimi. È poco elegante farlo notare ora, ma forse perfino troppi.
Nessuno era stato accanto a te per tanto tempo e, stanne certo, non avrai mai storie così lunghe e intense.
Ci sono stati momenti difficili, eh, chi lo nega… anzi, ora posso dirtelo: pensavo che ci saremmo lasciati prima e invece siamo stati più forti di un contorno desolante, in cui tutti speravano solo che finisse tra noi. Tra squalifiche all’allenatore, al suo vice (!), perfino al presidente con qualche intercettazione inventata buttata lì tanto per; indagini su quello stadio, canterebbe Drupi, così piccolo e fragile; le cessioni dolorose per Conte, con Giaccherini vanamente sostituito da Tevez; l’arrivo di Allegri, tra insulti e sentenze di fine ciclo per chi, prendendo Max, “si è scavato la fossa col fesso” (cit.); quella partenza da decimi in classifica, poi Cuadrado nel derby e a febbraio Zaza; l’arrivo del Var perché “finalmente ora vincerà il migliore”, poi vince il migliore e allora retromarcia, “stanno boicottando il Var”: una soluzione per delegittimare si trova sempre.
Le critiche ad Allegri sul gioco che non c’è, anche in tv, con lo scudetto vinto già a marzo, perché al tempo gli scudetti non erano così in voga come ora; il cambio con Sarri, “ecco ora non vinciamo più”, pure l’interruzione del campionato per i problemi che conosciamo, la tentazione playoff per farci finalmente lasciare e invece niente, rieccoci lì ancora insieme, contro tutto e contro tutti. Lo so, per sminuirti ti chiamavano scudettino, ma non te la prendere, quella è la rabbia, dovuta in gran parte a me: appena ci siamo lasciati sei già tornato grande, stimato, acclamato, festeggiato e celebrato come si deve.
Ed eccoci qua, 3282 giorni dopo, senza un secondo da perdere perché, come si dice, chiodo scaccia chiodo e c’è subito uno Juventus-Milan che aiuterà a capire se siamo ancora lì a rimpiangerti o se stiamo reagendo nel modo migliore. Sembra eccessivo, forse, ma già la partita di domenica ci dirà se ci potremo riavvicinare presto o se l’allontanamento durerà più a lungo.
È brutto dirlo, magari è l’amarezza a farmi parlare, ma tu sei un tipo piuttosto materiale: hai fatto indebitare chi ti ha appena conquistato e ti garantisco che, se faremo la Champions, avremo più soldi e potremo comprare qualche gioiello, sarai pronto a riabbracciarci a breve.
Ora, quindi, perdonaci ma dobbiamo dimenticarti e pensare egoisticamente un po’ solo a noi, alla partita contro il Milan, comprendere se stavolta Chiesa lo recuperiamo sul serio, perché all’andata la vinse quasi da solo, se Ronaldo ha voglia di uscire ancora una volta da quella eterna crisi che lo ha portato a fare 27 gol in campionato.
Se in generale, al di là di chi giocherà – chi starà fuori, per esempio tra Bonucci, Chiellini e de Ligt? – vedremo una squadra molle e frastornata come le ultime volte o cattiva e arrabbiata per la storia appena finita, con uno scatto d’orgoglio degno di un gruppo eccezionale per oltre nove anni e la voglia di dimostrare che quella di quest’anno è stata solo una sbandata, un incidente di percorso e non la vera fine di un amore indissolubile.
Se insomma prevarrà davvero, come spero, la voglia di ricordare al mondo e soprattutto a te, caro scudetto tanto amato e ora lontano, chi eravamo e che potremmo ritornare. Magari prima, molto prima, di quanto pensino coloro che per una vita hanno potuto solo guardare da lontano quel nostro legame così unico, speciale e solo momentaneamente interrotto.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"