Di Alfredo Pedullà
16 Marzo 2021
Dusan s’è portato a casa il pallone, piccolo segnale di un destino scritto. Dusan di cognome fa Vlahovic, classe 2000 e 21 anni da poco compiuti, il presente ma soprattutto il futuro della Fiorentina. Il ragazzo che può e deve ridare un sogno alla gente viola, l’unica ripartenza vera all’interno di una stagione orribile, la seconda (su due) della fresca era Commisso. Chi attendeva con ansia la nuova proprietà per sintonizzarsi su un futuro diverso rispetto alle ultime paturnie, è stato deluso dai fatti, dagli allenatori confermati e poi licenziati (prima Montella, poi Iachini, senza un briciolo di coerenza: che senso ha ripartire da un tecnico e poi farlo fuori alla prima difficoltà?). Dusan è un contropiede, una speranza, un centesimo che diventa un euro. Non per i tre gol di Benevento, gli stessi che gli hanno consentito di portare a casa il pallone e che sono stati fondamentali per allontanarsi da una classifica terribile, ma anche e soprattutto per un concetto, semplicissimo: se devo ripartire, meglio scegliere un attaccante di vent’anni o poco più che tutti vorrebbero e che devo blindare per fare in modo che nessuno si avvicini.
Eccolo, il punto essenziale. La Fiorentina è in colpevole ritardo su una tabella di marcia che avrebbe già dovuto comportare un rinnovo quasi automatico rispetto al contratto che dice “scadenza 30 giugno 2023”. E’ troppo breve, e quindi troppo rischioso, rispetto a quanto i viola avrebbero dovuto fare: ovvero un impegno fino al 2026, alle condizioni chieste da Vlahovic, magari sfondando il muro dei due milioni di ingaggio a stagione perché non si scherza con il fuoco. Ora la Fiorentina corre per recuperare il terreno perduto, magari puntando su quella parola – riconoscenza – che ogni tanto dovrebbe fare capolino nei riguardi di un club che ti ha scoperto, ti ha coccolato, il famoso talento serbo destinato a sfondare anche in Serie A. La doppia cifra, 12 gol in stagione, gli ha permesso di fare il bis rispetto a quanto era accaduto con la Primavera: sempre doppia cifra, ma vuoi mettere il gusto di riuscirci con la prima squadra? Il tris di Benevento è la bella sintesi del suo repertorio: grande tecnica nel primo gol per una girata chirurgica, di rapina il raddoppio perché Dusan sa come e quando colpire, con il tempismo degli attaccanti più ispirati. Ma sul terzo gol bisognerebbe farci uno spot e proporlo almeno quattro o cinque volte a settimana, prova provata della sua straordinaria classe.
Riepilogando: rinvio di Dragowski, come se fosse il normale alleggerimento di un portiere; invece c’è lui che controlla, avanza, se li mette tutti in tasca e poi produce una conclusione a giro che muore sotto l’incrocio, imprendibile. Se fosse stata farina del sacco di Messi o Ronaldo, ma anche di Mbappé o Haaland, saremmo andati avanti per giorni e giorni. Un gol incredibile, quasi per sintetizzare la fantastica storia di un predestinato. Già, predestinato perché già a Belgrado, aveva 16 anni, aveva messo il timbro sul Partizan, precoce come tutti i campioncini in erba, decisivo nella finale della Coppa nazionale. L’anno dopo avrebbe preparato la valigia per sbarcare a Firenze, operazione comoda comoda non troppo lontana da due milioni. Vlahovic pepita della Primavera viola in attesa di conquistare la ribalta della prima squadra, sarebbe stata solo una questione di tempo.
La scorsa estate è stata quella decisiva. La Fiorentina aveva memorizzato il pressing del Verona che avrebbe fatto un investimento in doppia cifra. Ma le tentazioni sono state sempre respinte con forza, al massimo sarebbe stato ceduto in prestito secco e anche quella sarebbe stata una mezza sciocchezza con tutto il rispetto per Cutrone e Kouamé. Vero, c’è sempre la concorrenza, però se il più bravo ce l’hai sotto il naso è giusto che sia lui a fare il titolare. Infatti, a gennaio Cutrone ha salutato, è tornato al Wolverhampton per fine prestito prima di trasferirsi al Valencia, senza che ci fossero i margini per programmare il riscatto. Vlahovic si è preso la Fiorentina, la maglia da titolare, la ribalta, le coccole e l’attenzione di tutti i grandi club.
In Italia a provarci più degli altri erano stati Milan e Roma, alla ricerca di un futuro luminoso avendo in organico Ibrahimovic e Dzeko che non sono più “bambini”. Anche per il cartellino verrebbero fatti sforzi non indifferenti, ma ormai crediamo che sia tempo perso. Meglio ancora: lo speriamo per la Fiorentina: perdere Vlahovic sarebbe imperdonabile. La spiegazione: Commisso è un ambizioso, ha liberato Chiesa per la Juve soltanto perché glielo aveva promesso l’anno prima quando si era appena insediato e non poteva cedere il pezzo più importante dell’organico. Vlahovic è un’altra storia, completamente diversa: un contratto lungo e passa qualsiasi tipo di preoccupazione. Senza la necessità di metterci una clausola, inutile fissare il prezzo di un gioiello che non vuoi vendere, perché rischiare? Intanto, Dusan invade i social e spende messaggi e post d’amore calcistico per Franck Ribery: non potrebbe essere diversamente se consideriamo il carisma e la classe dell’esterno francese spesso tormentato dagli infortuni. I consigli di Ribery sono stati determinanti, ma è possibile che le strade presto si divideranno. Franck è in scadenza, ha un’età, tra poco meno di due mesi compirà 38 anni e non si può pensare che sia eterno. Vlahovic se ne farà una ragione, lui è un diamante che brilla, Ribery sarà comunque ricordato come un fuoriclasse amico e disponibile.
La necessità è piuttosto un’altra: trovare un allenatore da nuovo ciclo, amante dell’organizzazione tattica e della trazione anteriore. In questo modo il gioiello Dusan brillerà sempre di più e finalmente Firenze potrà cancellare gli incubi e pensare a qualcosa di più eccitante di una semplice salvezza da raggiungere. Motivazione validissima per trattenere Dusan resistendo a qualsiasi tipo di tentazione, qualsiasi altro epilogo sarebbe imperdonabile.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".