Di Lapo De Carlo
8 Gennaio 2021
In Italia nessuna squadra divide tanto quanto l’Inter nel giudizio complessivo e nelle ragioni dei suoi eventuali insuccessi. Negli ultimi 10 anni senza coppe e scudetti il capezzale nerazzurro ha spesso spiegato istericamente le motivazioni del fiasco, condannando quasi sempre l’allenatore di turno, devastando la reputazione dei giocatori in rosa, mortificandone il valore e con il tragico sospetto che la società non fosse all’altezza o peggio, non ci tenesse troppo all’Inter.
Dopo otto vittorie consecutive, durante le quali il brontolio è rimasto comunque elevato a causa dell’eliminazione in Champions, la squadra di Conte ha perso a Marassi contro una buona Samp, messa bene in campo da Ranieri ma non certo irresistibile.
L’Inter ha collezionato qualcosa come 15 palle gol, realizzandone soltanto una, oltretutto con un difensore, sbagliando un calcio di rigore che ha sbloccato mentalmente la Samp e inceppato i nerazzurri.
Criticare in modo feroce o sarcastico una squadra per una sconfitta, dopo otto successi di fila, appare inopportuno, ma nel caso dell’Inter c’è la spiegazione di un club che storicamente non costruisce mai un progetto di lunga durata, ma sempre di breve termine.
Questa estate invece di prendere i già prenotati Tonali e Kumbulla si è preferito puntare su Vidal e Kolarov.
Conte è stato esplicito nel chiedere giocatori già pronti, sostenuto da Lukaku, totem e fedelissimo del tecnico, piuttosto esplicito nel chiedere anch’esso giocatori con personalità, materia che manca ormai cronicamente da diversi anni, nonostante nomi tonitruanti che dovrebbero rassicurare.
Questo significa che se l’Inter si condanna a voler vincere subito, pretende troppo da sé stessa e viene criticata più aspramente, rendendo ogni discussione viziata più dall’emotività che dalla ragione.
L’Inter è seconda, ad un solo punto dal Milan primo in classifica, ma è anche un Campionato dove nessuno riesce a dominare e si fa parecchia fatica a tenere un ritmo alto, giocando sempre ogni tre giorni.
Oggi le critiche di riferimento che spiegano l’eliminazione dall’Europa e un andamento efficace in serie A, ancorché non esaltante nel gioco, si riferiscono a Conte, prima per il modulo, poi per la cattiva gestione di alcuni giocatori e infine per non aver dato personalità ad una squadra che gioca in modo prevedibile.
Vidal viene invece accusato di essere l’ombra del giocatore di un tempo, Handanovic è ritenuto colpevole di ogni gol preso e, in generale, gli scontri diretti vinti in un anno e mezzo si contano sulle dita di una mano.
L’Inter è proprio alla vigilia di due partite contro dirette concorrenti e i precedenti sono poco confortanti, anche perché storicamente tra gennaio e febbraio l’Inter brucia il suo capitale con partite anonime.
Esattamente un anno fa la squadra era prima con la Juventus, dopo una vittoria sul Napoli al San Paolo e c’era la stessa fiducia di altre stagioni in cui l’Inter era prima o seconda e prometteva bene, salvo bruciarsi in questo periodo. Tanto più che arrivarono i pareggi con Atalanta, Lecce, Cagliari e il trionfo illusorio sul Milan che portò poi alle due sconfitte decisive con la Lazio all’Olimpico e con la Juventus.
L’Inter oggi ha una situazione molto simile, con una sfida, sempre all’Olimpico, da cui deve uscire indenne e la Juve rigenerata dal successo sul Milan.
Una delle cose più belle è che l’Inter ha il destino nelle sue mani e il potere di poter cambiare la sua reputazione, per non dover inseguire anche quest’anno, le ragioni di un calo e la caccia ai colpevoli di uno scudetto sfumato.
La storia a volte sorprende.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.