Di Francesca Brienza
10 Ottobre 2020
Durante le pause di campionato, quando si assiste ad un’autentica dispersione di giocatori impegnati con le rispettive nazionali, gli allenatori, oltre a condurre le classiche sedute per i non convocati, chiusi nei propri uffici colgono l’occasione per tirare un po’ le fila della situazione e analizzare il rendimento della squadra. Lo avrà fatto anche Fonseca che, a tre giornate dall’inizio della stagione, ha collezionato una sconfitta (in realtà, un pareggio sul campo) a Verona, un pareggio all’Olimpico contro la Juventus, una vittoria di misura in quel di Udine, ma soprattutto un sinistro vociare relativamente alla sua permanenza sulla panchina giallorossa.
Il brusio ha iniziato a essere insistente alla vigilia dell’esordio al Bentegodi, per poi protrarsi anche dopo il lusinghiero 2-2 contro i bianconeri, appuntamento che era stato battezzato dai media come cruciale, oltre che strumentale alla sua conferma a Trigoria. Ma allora, ci chiediamo: cosa avrà mai fatto di così poco convincente il portoghese per meritarsi la ghigliottina prima ancora di poter constatare compiutamente gli eventuali progressi della squadra e l’attecchimento della sua idea di calcio?
Da quando siede sulla panchina giallorossa, su 52 partite complessivamente disputate tra campionato, Coppa Italia ed Europa League, Fonseca ha inanellato 26 vittorie, 13 pareggi (di cui uno, quello maturato alla prima giornata del campionato in corso, revocato e commutato in sconfitta a tavolino) e 13 sconfitte: sicuramente non uno score da spellarsi le mani, ma nemmeno un rendimento così deficitario da indurre nel tifoso un inconsolabile sconforto.
Qualcuno sostiene che i problemi attuali siano nient’altro che il retaggio della scorsa travagliata stagione, durante la quale in più di un’occasione le scelte di formazione del tecnico sono state oggetto di discussione, catalizzando non poche critiche (a quanto pare, partite persino da Trigoria). Anche supponendo che ciò sia vero, è lecito chiedersi come mai la nuova presidenza non abbia provveduto a rimuovere subito dall’incarico il suo timoniere, anziché mettersi alla ricerca di un allenatore dopo sole tre giornate. D’altronde, malgrado le limitazioni dovute al Covid-19, il tempo materiale per intavolare trattative e interloquire con gli eventuali interessati, anche solo via cavo, di certo non è mancato. E allora, diciamola tutta: stare nei panni di Fonseca, in questo momento, sarebbe quanto mai scomodo per chiunque.
Deve essere frustrante, infatti, preparare le partite e mantenere alta la concentrazione, mentre infuria il viavai di giocatori per il calciomercato e la stampa adombra già il nome di un sostituto di lusso per la panchina, Allegri, che dal canto suo ha alimentato le congetture sul prossimo allenatore della Roma con una battuta sibillina durante la trasmissione “Ballando con le Stelle”. Ora che c’è la pausa, nonostante una Roma corsara abbia appena espugnato il Friuli, alla lista dei papabili si è aggiunto addirittura il nome di Sarri, considerato uno dei top europei che accende la fantasia dei Friedkin.
L’unico fattore che sembra ancorare Fonseca alla panchina giallorossa appare, dunque, di natura prettamente economica. Il problema, bello grosso, è infatti un bilancio che dice -204 milioni. Non serve essere maghi della finanza per capire che sostenere l’ingaggio di due allenatori, oggi come oggi, rappresenterebbe un aggravio di costi che andrebbe a deprimere ulteriormente quel saldo già abbondantemente in rosso. Ma, allora, perché ancora se ne parla? Sembra che non siano servite a nulla neanche le parole rilasciate alla “Gazzetta dello Sport” da Guido Fienga sull’argomento: «Fonseca non è mai stato un tema aperto per la società, con lui è partito un progetto e ora abbiamo un anno di esperienza in più. Non capiamo perché ci sia questa discussione». Messaggio poco persuasivo? O forse è un difetto atavico della passionale piazza romana il lesinare apprezzamenti all’indirizzo di un allenatore che resiste in carica più di un anno?
Chissà come andrebbero le cose se si provasse a far lavorare Fonseca senza eccessive pressioni, senza affossarlo nei momenti difficili. C’è chi dice che a Roma si sarebbe capaci di criticare e mettere sulla graticola persino Guardiola, se mai sedesse sulla panchina dell’Olimpico per due stagioni consecutive. Anzi, ora che ci penso, non sarà proprio questa volubilità il motivo principale per cui i big resistono alle sirene giallorosse, declinando più o meno garbatamente ogni proposta?
Allora, dopo tanta instabilità, sarebbe meglio lasciare che gli eventi seguano il loro corso naturale, commentando sulla base di ciò che accade, piuttosto che proseguire a sciorinare previsioni su previsioni, che non portano a nessun risultato tangibile, se non quello di perturbare il tecnico di turno, i ragazzi sotto la sua guida, lo staff e la società a cui appartiene.
Conduttrice, giornalista televisiva e viaggiatrice. Di dichiarata fede romanista, da anni prendo parte a molti salotti televisivi che parlano di calcio per far valere anche le opinioni di chi é donna in un mondo apparentemente accessibile solo agli uomini. Vado dove mi porta il calcio e non solo.