Di Massimo Zampini
8 Ottobre 2020
Qualche tempo fa ci dilettavamo a immaginare come sarebbero state vissute e raccontate certe vicende accadute alla Juventus, se fossero capitate alle nostre squadre rivali. Una sorta di rubrica, dal titolo “a parti invertite”: il caso più eclatante è ovviamente Calciopoli. Cosa sarebbe accaduto se fossero stati intercettati per tutta una stagione solo i dirigenti della squadra X e, dopo due campionati dominati grazie a una super squadra, si fosse proceduto in pochi giorni a revoche, penalizzazioni, assegnazioni del titolo alla Juventus, magari grazie a un ex consigliere d’amministrazione bianconero e a delle telefonate dei nostri dirigenti sparite e ricomparse anni dopo, quando ormai era troppo tardi? La risposta mi è chiarissima: calcio bloccato, rivolte di piazza, indignazione generale, squadra X vittima designata e Juve padrona arrogante.
Lo stesso vale ovviamente per i famosi video delle flebo di Cannavaro, registrati quando era al Parma e mandati in onda con il consueto tempismo mentre indossava un’altra maglia. E potremmo andare avanti con le inchieste e i titoloni sullo Stadium appena costruito, sulla squalifica di Conte appena vinto lo scudetto per le parole di Carobbio.
Sugli errori arbitrali la rubrica funziona ancora meglio: ci sono tifoserie capaci di indignarsi per anni per un mancato secondo giallo (non rivedibile al Var), ma di dimenticare in un attimo sgambetti, tocchi di mano e placcaggi avvenuti nella propria area (e rivedibili al Var).
Insomma, l’ipocrisia è onnipresente, ma cresce esponenzialmente se c’è di mezzo la squadra più amata e odiata d’Italia, in grado di fare impazzire anche persone lucide, preparate, colte, aperte, garantiste, rispettose, scegliete voi l’aggettivo che rende ancora più incredibile la trasformazione dei suddetti quando si parla di Juventus.
Questa lunga premessa è necessaria perché torna perfettamente in voga in questi giorni. Immaginate questa situazione: la Juve batte 6-0 un Genoa con degli assenti positivi ai testi. Il giorno dopo si scopre la positività di mezza squadra, che dunque non ha certamente giocato nelle migliori condizioni. Nessuno a Torino dice una parola, nessuno mette in dubbio il protocollo: ci godiamo il successo e questa squadra che vola, senza prendere eccessive precauzioni. Man mano subentra la paura: e se i nostri risultano positivi proprio nella settimana di Napoli-Juve? Intanto si infortuna capitan Chiellini. Risulta positivo Bentancur, poi anche Ramsey. Nelle more, Agnelli ha scritto al presidente avversario (e non solo, riportano le cronache) chiedendo di rinviare la partita, ma quello gli ha risposto che c’è un protocollo apposta e si giocherà come da accordi.
Andrea, che poche settimane prima ha espressamente appoggiato il presidente della Regione Piemonte con un tweet di endorsement elettorale, proprio mentre la sua squadra sta per partire, riceve da una ASL torinese un documento in cui obbliga la squadra all’isolamento fiduciario, chiedendo di indicare il domicilio. La Juve non parte e il giorno dopo, chiedendo conferma alla ASL, riceve una comunicazione più chiara ed esplicita in tal senso.
Intanto, però, le altre aziende sanitarie regionali hanno fatto partire altre squadre dal Piemonte, nonostante la situazione di allerta sanitaria in regione e la positività di un elemento del gruppo. Insomma, la Juve non parte mentre i rivali si presentano in campo, come da protocollo. Dal giorno dopo, proprio la squadra X viene criticata per essersi comportata come se niente fosse, avere fatto addirittura i tweet pre partita come d’abitudine ed essere andata allo stadio. Intanto, il direttore della redazione sportiva della tv pubblica, amico di Agnelli e tifoso juventino poco misurato, fa quotidianamente tweet o addirittura trasmissioni a senso unico, spiegando che la Juve non poteva fare altro.
C’è aria di 3-0, visto che una squadra non si è presentata, ma sui media si legge che probabilmente ci sarà un rinvio: al più i bianconeri non sono stati impeccabili nel rispetto del protocollo, ma ormai di certo non potevano presentarsi allo stadio.
Poi ci sarebbe altro, come una serie di approfondimenti giornalistici contro la squadra X proprio due giorni dopo la sfida rinviata: in un caso, addirittura, si va a scavare intervistando l’ex procuratore federale, grande tifoso juventino, su un errore arbitrale in favore di quella squadra un paio d’anni prima.
Direi che può bastare, perché mi sta salendo l’ansia: riuscite a immaginare le cronache di questi giorni, i giudizi su Agnelli e la Juventus, sul giudice sportivo e sull’ex procuratore federale, sul presidente della Regione e sul direttore dello sport sulla tv pubblica, giocando con noi “a parti invertite”?
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"