Di Massimo Zampini
24 Settembre 2020
Non è facile scegliere il tema centrale di oggi. Ne intravedo almeno tre: il Suarezgate, l’arrivo di Morata e, imprescindibile per uno juventino romano, l’avvicinarsi di Roma-Juventus, in programma domenica sera. Perché scegliere, quando possiamo affrontarli tutti e tre?
L’affare Suarez è deprimente. Non tanto e non solo per la fibrillazione tra i docenti in vista dell’arrivo di un giocatore tra i più famosi al mondo, forse in procinto di andare in una delle più tifate squadre italiane. Se poi sarà sfociata in comportamenti illeciti, inopportuni, goffi o altro lo scopriremo più avanti. L’imbarazzo – che ovviamente non coglie l’Italia non juventina, frustrata da nove anni devastanti, entusiasta di ogni possibile luce verso una penalizzazione, un playoff, anche una semplice figuraccia o un’ammenda (ma sarebbe una delusione cocente, se finisse così, dopo tanto sperare) – è per l’ormai noto e devastante rapporto trentennale in Italia tra veline delle procure, stralci di intercettazioni consegnati ai media, i quali (non tutti, si intende) ben si prestano, avendo del materiale su cui fare dei titoli scandalistici, che poi torneranno utili anche alle tesi dell’accusa. È storia vecchia ma non se ne esce e rimane uno dei più grandi problemi del Paese, se si parla di capisaldi della democrazia come giustizia e informazione.
In brevissimo, per quello che è dato sapere alla data di oggi, i titoli, l’indignazione, addirittura la sentenza di colpevolezza morale della Juventus (!) già emessa da qualche sito, sono relativi soprattutto a due situazioni: l’avvocato incaricato dalla società, che chissà in quale momento della conversazione, chissà con che tono (voleva complimentarsi con l’istituto? Ringraziare per avere ben compreso l’iter burocratico? Voleva dire che l’esame deve andare bene assolutamente?) afferma che così sarà possibile affidarsi a questa procedura in altri casi e oggi, ecco la novità, “spunta Paratici” nei titoloni in prima pagina, perché i professori parlano tra loro del ds juventino e perché, a quanto pare, ci sarebbe stata una mail di ringraziamento per la cortesia e/o l’efficienza dimostrate. Questo a oggi, eh, perché domani ce ne saranno altre e lo stillicidio continuerà fino a dissipare definitivamente il dubbio ai lettori, su chi abbia ragione.
Inutile sottolineare che qui si evidenzia un metodo incivile e indecente (oggi il prof. Rocca, peraltro tifoso romanista, spiega alla Stampa l’imbarazzo provato dai figli e dalla famiglia dopo i titoloni di questi giorni), non si danno sentenze. Se verranno fuori pressioni indebite e comportamenti illeciti della società, che peraltro aveva già rinunciato al giocatore da qualche giorno, ne prenderemo atto chiedendo in primis l’allontanamento dalla Juventus di chi li ha compiuti. Non è decisamente il caso, a oggi. Staremo a vedere.
Come detto, il numero 9 lo abbiamo già e non è Suarez (anche se diversi politici e comunicatori lo hanno descritto come il nuovo giocatore della Juve): si chiama Alvaro Morata e questo nome ci dice qualcosa. Una corsa alla Champions con un suo apporto straordinario, interrotta solo negli ultimi minuti della finale; gol decisivi, finale di Coppa Italia, partite importanti e una eccellente capacità di incidere appena entrato in campo, dunque non solo da titolare. Aggiungiamo l’età (28 e non 34) e la capacità di muoversi più dei suoi più blasonati contendenti ed ecco tutti i lati positivi (oltre all’affetto, ma quello come sapete per noi juventini non è mai il primo punto). Ovviamente ci sono anche alcuni aspetti che convincono meno: lasciata la Juve ancora giovane e più che promettente, fa una buona stagione al Real ma al Chelsea e all’Atletico non decolla mai; la quota di gol “garantiti” che porta in dote non è esaltante come quella di un fenomeno come Suarez e probabilmente neanche di un attaccante fisico e di grande classe come Dzeko. Piace a Pirlo, però, questo lo so e mi pare l’unica cosa che conta.
Domenica probabilmente farà il suo esordio, all’Olimpico, contro la Roma, per una partita personalmente sempre molto sentita, ma da qualche anno molto meno. Sarà il giocare per obiettivi diversi, l’avere due società non più nemiche per la pelle come prima, sarà semplicemente che crescendo sento meno alcune rivalità, ma Roma-Juve è diventata solo una partita importante. Molto, per dare sicurezza e autostima a Pirlo e ai suoi, per non perdere terreno in classifica, perché dopo arriva il Napoli e non possiamo rischiare altri passi falsi. E perché comunque, al di là del finto distacco raccontato prima, ho tutti amici e conoscenti romanisti.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"