Di Fulvio Giuliani
13 Settembre 2020
Il ciclone Aurelio De Laurentiis si è abbattuto ancora una volta sulla serie A. Questa volta, però, il numero uno della società azzurra ne avrebbe fatto volentieri a meno…in particolare, di quell’ondata di (pre)giudizi perlopiù impietosi, che l’hanno raggiunto, subito dopo la notizia della sua positività al Covid.
Sia chiaro: chiunque, in una situazione a rischio, o anche solo di dubbio, non metta in atto le dovute pratiche (insomma, non se ne stia chiuso in casa), è ampiamente censurabile.
Siamo però tutti così sicuri che De Laurentiis rientri in quest’ultima categoria?! Ci appelliamo all’onestà intellettuale di chi avrà la pazienza di leggere queste righe: la positività di qualsivoglia altro massimo dirigente della serie A sarebbe stata trattata e commentata allo stesso modo? Passo a scrivere in prima persona, perché non posso che assumermene la responsabilità: io credo proprio di no. Sono stato innumerevoli volte il primo a criticare prese di posizione stonate, sopra le righe, semplicemente condannabili, del presidente del Napoli. Questa volta, però, non riesco ad accodarmi al facile coro di chi (in gran fretta) ha dato dell’incosciente o almeno del superficiale a De Laurentiis. Troppo facile, quasi un cliché.
Si è molto discusso di mal di stomaco, ma seguendo da mesi, per esigenze professionali, le notizie relative alla pandemia, non ho memoria che questo genere di disturbo sia spia inequivocabile del rischio-Coronavirus. Ironizzare sull’indigestione di ostriche, poi, è il più classico degli atteggiamenti radical chic, per non dire peggio.
Più che comprensibile il nervosismo e il timore dei colleghi di ADL, costretti a una serie straordinaria di tamponi e ad alcune ore di auto isolamento, ma tutt’altra cosa è dare per scontato che il patron azzurro sia una specie di untore sconsiderato, pronto a mettere a rischio il gotha del calcio italiano, pur di non mancare ad un’importante riunione della lega di Serie A. È certamente vero che ciascuno di noi è schiavo del proprio personaggio e tutti abbiamo – più o meno – da recitare un ruolo in commedia, ma quando si esagera, si scade nella farsa.
Bisogna essere animati da un certo astio, per essere disposti a credere che De Laurentiis, per quanto vulcanico e imprevedibile, sia così menefreghista da offrire un passaggio in aereo ad un collega, pur sapendo di essere a rischio. Fosse anche il più egoista degli uomini, si esporrebbe a essere individuato e sanzionato in un batter d’occhio.
C’è, infine, un altro aspetto che amareggia, da osservatori imparziali: con alcuni personaggi, scatta prima il riflesso condizionato del sospetto e della colpa da attribuire, che il più banale e umano augurio di pronta guarigione. Sarebbe stato carino, insieme al diluvio di mezze parole fatte circolare nelle ultime 72 ore, qualche messaggio di solidarietà in più. Anche per tamponare la prevedibile grandinata social su ADL.
Si chiama FairPlay ed è un cliché evidentemente passato di moda. Quasi come quello finanziario.
Giornalista, speaker radiofonico, conduttore televisivo ed editorialista. Giornalista professionista dal 2000 conduco da oltre 20 anni “Non Stop News”, una delle trasmissioni di punta della prima radio per ascolti in Italia, RTL 102.5.