Di Gabriele Borzillo
8 Settembre 2020
Ci eravamo lasciati, dopo il venerdì noioso di Firenze, con un dubbio amletico: ma questa Italia tornerà a divertire e divertirci o, anche in Olanda, assisteremo a uno spettacolo appena sufficiente nel quale ciascuno svolge il proprio compitino e nulla di più?
Beh il dubbio è stato cancellato senza se e senza ma, ammesso che dovesse essere cancellato. Gli azzurri hanno domato e dominato per larghi tratti l’Olanda padrona di casa, non gli ultimi della lista in ambito europeo e mondiale. Perché sì, perché è vero, i ragazzi del Mancio avevano ottenuto una serie di vittorie, lunga assai per la verità, ma quella punta di sano scetticismo, quel “dai, però, con chi si è giocato” aleggiava sempre intorno agli azzurri. Oh, non è che si trattasse di polemiche sterili e fini a loro stesse: Finlandia, Armenia, Lussemburgo, Grecia, la stessa Bosnia o la Polonia poco appariscente di fine 2018 non erano avversari tali da far esclamare mamma mia che squadrone abbiamo.
Ieri sera, al contrario, nel catino desolante della Amsterdam Arena, la prova degli azzurri è stata quella di una grande orchestra diretta egregiamente da Roberto Mancini contro una nazionale che, almeno per il famoso ranking Uefa, veleggia in quattordicesima posizione, circa allo stesso livello dei nostri. Beh, scusateci, ma l’Italia ammirata ieri non è nemmeno lontanamente paragonabile o sullo stesso piano degli avversari. Il tutto, badate bene, con un manipolo di ragazzi ancora a distanze siderali dalla forma migliore: ma Roberto Mancini ha dimostrato di possedere idee chiare e, soprattutto, comprensibili ai suoi ragazzi. E pensare che qualche anno fa un presidente gli ha preferito de Boer, con tutto l’affetto per de Boer, scelta quantomeno discutibile ma lasciamo stare che a riguardo ci sarebbe da scrivere un papiro…
I ragazzi del Mancio, anche se non appariscenti, sono utili per lo sviluppo del gioco azzurro. Mi spiego meglio: il Ciro Immobile, che segna 30 e rotti gol nella Lazio, in Nazionale la mette col lanternino, ma non importa, perché il Ciro Immobile azzurro ha compiti completamente diversi rispetto a quelli che svolge nel club di appartenenza. E poco interessa al Ciro Immobile di turno se segna poco: perché la mentalità di questi ragazzi (grande merito per questo va dato a chi li allena) è che si gioca tutti insieme, l’uno per l’altro, senza primedonne e senza attori principali, non è importante chi fa gol e chi no.
Da tanti anni, forse dai tempi della Nazionale di Azeglio Vicini, non vedevo una squadra così divertente, piacevole da seguire, capace di riportare l’affetto dei tifosi intorno a un ambiente che sta riprendendosi ora dallo schiaffo morale e psicologico della non partecipazione a Russia 2018. I movimenti degli azzurri sono uno spettacolo per chi ama questo sport: non c’è enfasi in ciò che scriviamo, non vuole nemmeno esserci. C’è, casomai, la consapevolezza di questi ragazzi, il sapere di potersela giocare contro chiunque ovunque.
Poi, è chiaro, gli uomini fanno la differenza: i grandi campioni, quelli che con una giocata ti risolvono la partita, beh quelli non puoi limitarli, quelli sono campioni e basta. Però, se gli azzurri continueranno con la tenacia e la volontà mostrate ieri sera, siamo certi potranno regalarsi e regalarci grosse soddisfazioni. C’è anche un particolare di non poca rilevanza a far da contorno alla prestazione in terra d’Olanda: un pareggio o una sconfitta avrebbero oltremodo complicato il cammino nella Nations League, personalmente continuo a non amarla, ma chissenefrega.
Bene, in questo clima non da ultima spiaggia ma quasi, l’Italia pallonara si è riscoperta grande. La vittoria di ieri sera va oltre i tre punti e la testa del girone: serve a convincere, se ce ne fosse bisogno, Mancini e i suoi ragazzi che la strada intrapresa è corretta. Appuntamento ora al 7 ottobre per la sgambata pre-Polonia. Certi di ritrovare una Nazionale ancor più compatta e sicura delle proprie capacità, che probabilmente nemmeno noi riusciamo a decifrare fino in fondo. E permetteteci, prima di chiudere, un pensiero per Zaniolo: forza campione, ti aspettiamo presto.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.