Di Massimo Zampini
3 Settembre 2020
A volte mi chiedo come diavolo lavori la Juventus. Perché ripartire dall’annientamento post Calciopoli, lavorare anni per avere lo stadio, pensare a un hotel, alla scuola per i ragazzi, dare spazio e visibilità al calcio femminile, essere l’unica società a fare l’Under 23, nel frattempo vincere 9 campionati di fila, poi arriva un’emergenza mondiale e non pensare subito alle date dei recuperi o all’eventuale scudetto da assegnare, ma mettersi a lavorare sin dalle prime settimane per predisporre un piano di sicurezza che riporti almeno una parte dei tifosi allo stadio?
Perché tutto questo, quando potresti stare a guardare e poi lamentarti che qualcuno più bravo di te in campo, fuori, ovunque, riesce a fare ciò che a te non riesce, asserendo che ci riesce grazie ai poteri forti, al Palazzo, al Comune di Torino, al Governo, alla Regione Piemonte, agli arbitri, alle rivali che si scansano perché Marotta è amico di Carnevali (prima, intendo, ora non più), una serie di fesserie da guinness dei primati, ricevendo pure l’applauso dei tuoi tifosi e di gran parte dei media?
E lo sottolineo perché ogni volta, immancabilmente, quando la Juve annuncia un nuovo progetto (dopo averci lavorato per mesi o per anni, non sparate improvvisate), mi arriva una serie di messaggi di amici e gente di ogni età, ceto, ruolo e titolo di studi, solitamente atti a deridere i terrapiattisti, che fanno ironia sul fatto che la Juve abbia sempre delle opportunità che gli altri non hanno (come quella, suppongo, di dare 150 o 200 punti di distacco a ogni rivale in nove anni), e io provo vanamente a spiegare che lavorare sodo, possibilmente in silenzio, con la massima professionalità, in un Paese civile dovrebbe costituire una nota di merito e non un via libera a ogni sospetto sul motivo per cui si ottengano risultati migliori degli altri.
State a vedere, ora. La Juve lavora da mesi con le istituzioni preposte a questa riapertura in sicurezza (distanza di tre posti, una fila sì e una no, centinaia di steward ecc); la Regione Piemonte chiede ufficialmente l’autorizzazione con un documento dettagliato e qui si aprono due possibilità, le solite: o la proposta verrà respinta, per paura, perché è più facile chiudere tutto che ragionare su come riaprire in sicurezza o anche solo per evitare le consuete lagne altrui, oppure verrà accolta, e allora rieccoci con il campionato falsato, l’unica squadra con il pubblico perché, come al solito, il potere è con lei. Non è vero, ci sarebbe una terza possibilità, la migliore: il risveglio delle altre squadre, pronte ad allinearsi con progetti accurati e la sicurezza sempre al primo posto, per fare tornare un po’ di tifo allo stadio e non alimentare il disastro economico portato inevitabilmente dai noti problemi di questi mesi.
Meglio tornare al campo, perché pare incredibile ma tra poco comincia il campionato, rivediamo la Juve e sappiamo pure contro chi giocheremo. Subito Samp, Roma e Napoli, un avvio stimolante ma rischioso per un allenatore all’esordio e una squadra ancora da completare: di certo saremo senza de Ligt e con Chiellini e Demiral ancora in via di guarigione; per centrocampo e attacco, invece, c’è ancora molto da capire. Arthur pare essersi inserito alla grande, Kulusevski dovrà solo crescere con calma e trovare il ruolo più adatto, McKennie all’inizio sarà verosimilmente un cambio per garantire corsa e dinamismo e chissà se il colpo più importante deve ancora arrivare. Di certo, davanti sta per arrivare qualcuno di importante. Che sia Dzeko, splendido attaccante con il fisico di un ariete e la classe di un rifinitore, Suarez, fuoriclasse assoluto del decennio appena concluso o magari un nome che non ci aspettiamo, meno celebre ma più giovane, non è ancora dato saperlo.
Pochi giorni e sapremo: la partenza complessa non permette di aspettare altro tempo. E ci sono 8000 persone, in rappresentanza di altri milioni di tifosi, che non vedono l’ora di vederti dal vivo.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"