Di Massimo Zampini
20 Agosto 2020
Tra pochi giorni rivediamo la Juve. Con Pirlo in panchina, qualche acquisto che già incuriosisce e una nuova maglia: tornano le strisce ma soprattutto, quel che più conta, rimane lo scudetto sul petto, come ormai da meravigliosa abitudine.
E poco importa se a leggere media e social pare che stiamo perennemente vivendo un periodo nero, in crisi tecnica e societaria, con sconforto per la vittoria in Champions che manca, soddisfazione misurata per gli scudettini e perfino invidia per i rivali che, giunti dietro di noi in campionato, eliminati anzitempo dalla coppa che giocavamo noi, possono rifarsi in finale nella coppa di consolazione. Vale tutto, ormai, pur di fare il possibile e l’impossibile per confermare a chi ci guarda dall’esterno che siamo davvero come ci disegnano loro, grigi nelle vittorie e nelle sconfitte, mai orgogliosi, senza un vero spirito identitario. Alcuni di noi, basti questo, in questi anni trionfali hanno sofferto gli sfottò di milanisti e interisti per le finali europee perse, mentre questi avrebbero dato oro anche per mezzo dei nostri nove umili scudettini, ma forse pure per una Coppa Italia.
Questa premessa è necessaria perché stiamo per tornare in campo, siamo in una fase di cambiamento a ogni livello, ci sarebbe bisogno di tutti ma, come ormai da tempo, pare mancare l’entusiasmo, il supporto totale e incondizionato, che meriterebbero una squadra e una società al comando da più di tremila giorni.
Per questo, personalmente, aspetto con ansia lunedì. Pochi giorni e vedremo Pirlo dirigere l’allenamento, ci nutriremo di ogni minima indicazione e dichiarazione per cercare di capirne di più. È pronto? Il rapporto stretto con i senatori lo penalizzerà o fortificherà? Qual è la sua idea di calcio? In ogni caso in bocca al lupo, Andrea, ne hai certamente bisogno.
E certamente i conti vanno risanati: non prenderemo Mbappé, servirebbero alcune cessioni complicate, ma qualche discreto giocatore lo abbiamo già e onestamente Arthur e Kulusevski, pur non essendo già campioni affermati, paiono essere qualcosa in più di due semplici scommesse.
Situazioni critiche ce ne sono, lo sappiamo bene e nessuno lo nasconde: salutato Matuidi (buona fortuna, Blaise!) sarebbe stato meglio arrivare al ritiro avendo risolto i casi di Higuain e Khedira, campioni che ci hanno dato tanto ma da troppo tempo, per motivi diversi, contribuiscono alla causa in maniera decisamente inferiore rispetto alle potenzialità e al lauto ingaggio di entrambi.
Altre spine da risolvere: cosa fare con Bernardeschi, con il fenomenale ma discontinuo (soprattutto fisicamente) Douglas Costa, l’eterna promessa Rugani, ancora una volta a un passo dalla cessione ma chissà, ora che de Ligt è infortunato e Chiellini in lenta ripresa? E poi i terzini, il futuro di Ramsey (chi sei, Aaron, il fortissimo centrocampista dell’Arsenal o la pallida controfigura vista spesso quest’anno?), Rabiot, il centrocampista da acquistare per fare il salto di qualità, il centravanti e poi Paulo, da tenere assolutamente a meno che non si ritenga in via definitiva più produttivo affiancare un centravanti vero e proprio a Ronaldo. Ma nel caso che sia un grandissimo, perché quando parliamo di Dybala la categoria è quella, dei campioni acclarati di cui non si dovrebbe mai fare a meno, e beato chi ce li ha.
E allora in bocca al lupo e buona ripartenza, cara Juve. Noi, sperando prima o poi di tornare a tifarti dal vivo, ci saremo comunque, con gratitudine per questo periodo sensazionale e l’entusiasmo di sempre. Se serve, se in quest’anno difficile ne avrai bisogno, anche un po’ più del solito.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"