Di Mauro Suma
Aggiornato: 6 Luglio 2020
Sia ben chiaro: l’importanza di Ibra è solare e acclarata. A Roma, è stato splendido: quando ha capito che bisognava dare una fisionomia alla partita ha lasciato la zolla della prima punta ed è andato a fare la mezz’ala per venti minuti. Quando, anche grazie a lui, il Milan ha preso il sopravvento a centrocampo, si è riportato in avanti dove ha segnato un gol annullato e dove ha trasformato il calcio di rigore. Sono d’accordissimo con Pioli sull’organicità di Zlatan al Milan e sarò il primo ad essere felice se rimarrà rossonero e continuerà a proteggermi(ci) quando, come Pollicino, sono solo nel bosco senza riuscire a trovare la via di casa. Ma deve essere altrettanto chiara una cosa: il Milan che ha schiantato la Lazio non è solo Ibra.
Premessa sulla Lazio: la spiegazione surreale che ha dato Simone Inzaghi alla partita “figlia degli episodi” non mi ha lasciato basito. Temevo anche peggio. Donnarumma senza voto, 3-0 che sta stretto al Milan, altre cinque occasioni nette nella ripresa, e parliamo…? Di cosa, di preciso…? Né bastano le squalifiche dl titolare Immobile e della sua alternativa Caicedo a spiegare la vittoria rossonera. Primo perché la Lazio aveva 24 ore (!) in più di riposo rispetto al Milan e questo, quando giochi ogni 3 giorni, conta tantissimo; secondo perchè quando è il Milan ad avere squalificati pesanti (Ibra, Theo e Castillejo a Torino), passa tutto in cavalleria e si fanno i processi al Milan come se i tre fossero stati in campo; terzo perché per una squadra, abituata in questa stagione come la Lazio ad affrontare situazioni difficili e a rimontare in partite piene di strettoie, non sarà una squalifica ad aver favorito il Milan. Ma torniamo a Ibra: c’è uno scarto fra la prova di tutta la squadra all’OIimpico e l’enfasi data dai giornali all’effetto Zlatan sulla partita di Roma. L’eroe è tornato, il Diavolo è Ibra, la legge di Ibra, Ibra un gigante a Roma etc. Mi fanno paura questi titoli e dovrebbero farla anche ai tifosi rossoneri. Questi titoli sono una polpetta avvelenata. Spediscono in archivio Lazio-Milan 0-3 come la partita di Ibra, per poter poi fare il processo sommario al Milan nel caso in cui Zlatan non dovesse rimanere. Bisogna stare in guardia, bisogna stare attenti e pronti sempre a tutto. Prevedere, non solo leggere. Il Milan deve rimanere concentrato, com’è, solo sul finale di campionato. Così sia. E così sarà. Ma si sta già preparando, pro domo Ibra e sulla pelle del Milan, un ambientino da grande depressione da fare cadere sui tifosi rossoneri prima dell’inizio della prossima stagione, nel caso in cui, come non mi auguro, le strade del club e dello svedese dovessero dividersi. Occhio…
Che ci sia qualcosa di strumentale nelle strombazzate da titolone in prima pagina su Ibra, che pure il suo peso sulla vittoria rossonera a Roma l’ha assolutamente avuto, lo conferma il fatto che poi su ogni quotidiano ci sono le pagelle. E c’è la dimostrazione che i “pagellisti” hanno visto la stessa partita che ho visto io. Ibra bene, ma non solo Ibra. Per nessun quotidiano sportivo, nelle pagelle, Ibra è stato il migliore in campo a Roma. Giustamente “appoggiati” con voti alti, ad esempio, Kjaer e Romagnoli. Che coppia ragazzi! Nella prima ora di gioco, il capitano della Nazionale danese, è stato spietato nel prenderle tutte lui. Tutte! Nell’ultima mezz’ora, con una Lazio diversa dopo i molti cambi di Inzaghi, è toccato a Romagnoli stravincere il duello con Acerbi. A proposito, il Ct Mancini è giustamente molto esigente con Alessio, capitano rossonero. Sa che può fare di più e vuole giustamente di più. Ma la stagione da percorso netto di Romagnoli, sempre in campo e sempre fra i migliori, non può più essere sottaciuta e sono sicuro che Mancini la stia osservando. Acerbi ha più fame, ha probabilmente pensato il Ct azzurro per qualche mese, ma la situazione può e deve essere rivalutata. Acerbi avrà più tigna, ma Romagnoli è Romagnoli e la sua stagione, molto seria, è stata giocata e vissuta all’insegna, per l’appunto, della serietà e della continuità.
Adesso la Juventus. Secondo qualche Tafazzi, in servizio permanente effettivo, per Dybala e De Ligt sarebbe stata ininfluente l’ammonizione nel derby perché in cuor loro, potendo scegliere, preferirebbero saltare il Milan piuttosto che l’Atalanta. Discorsi non da bar, ma da retrobottega del bar. Le diffide, le ammonizioni e le squalifiche fanno parte del calcio e vanno prese come vengono. Nessuno le sceglie. L’argentino e l’olandese stanno bene, in questo momento sono una parte fondamentale della Juventus, e avrebbero voluto esserci. Chiedeteglielo guardandoli negli occhi, e ne avrete conferma. L’augurio che mi faccio è che questa situazione, certamente in qualche modo favorevole al Milan, non venga riequilibrata dall’assenza di Calhanoglu. Mi auguro che recuperi, come Kjaer dopo Lecce e come Theo dopo Ferrara. Perché Hakan oggi non è un giocatore, è l’anima del Milan. E’ il cucitore, il ricucitore, il recuperatore, il colpitore. Grazie a Pioli, una evoluzione enorme. Per la Juventus a San Siro, il suo recupero non è importante, è una cosa che conta tantissimo, per dirla quasi in rima con i nostri avversari di martedì sera.
Giornalista e Consultant AC Milan, milanista da trincea più che da salotto, radio e tv nelle corde, derbyderbyderby.it nel cuore. Per ogni articolo preparo e curo anche le virgole, ma per ogni telecronaca porto con me solo le emozioni.