Di Lapo De Carlo
12 Giugno 2020
Alla fine è arrivato il momento del ritorno in campo e non era affatto scontato. In questi interminabili giorni di pandemia e senza punti di riferimento, una parte dell’umanità sta avendo la sensazione di declinare verso altri valori e annuncia un cambiamento personale, che passa anche attraverso la messa in discussione di un passatempo diventato sempre più radicato come il calcio. Per questo non ha sorpreso sentire diversi tifosi che denunciavano persino una diserzione verso la propria passione: “si gioca solo per i soldi, senza pubblico non è la stessa cosa, si giocherà troppo in poco tempo, non sarà una competizione regolare” eccetera. Sono obiezioni legittime ma allo stesso tempo ingenue, forse anche incapricciate per una realtà che ancora ci si ostina a rifiutare.
Il calcio è sempre stato regolato negli ultimi 30 anni principalmente (forse ora unicamente) da fattori economici. C’era e c’è ancora poco sport in quello che i tifosi hanno riconvertito in passione verso una maglia, più che verso il calcio in sé. In un’epoca in cui non c’è nulla per cui provare un senso di appartenenza, la propria squadra di calcio è diventata un surrogato perfetto di quei valori assenti. Eppure più di qualcuno ora scopre che bandiere, miti, etica, valori, sport, leggende sono più liquidi che mai.
Lo dimostrano anche due probabili prossimi ex interisti come Esposito e Lautaro Martinez. Il pubblico nerazzurro li aveva appena eletti beniamini, incoronati come il futuro del club e si ritrova con il giovane primavera che batte cassa, smentisce l’accordo del suo procuratore con l’Inter, lo licenzia e ne cerca un altro. L’Inter cederà Esposito, forse all’Atalanta. L’altro invece è reclamato più che chiesto, dal Barcellona, il quale si sta comportando come peggio non potrebbe. Non avendo i 111 milioni che l’Inter chiede per la clausola rescissoria ed essendo state respinte al mittente le contropartite tecniche, sapendo di avere l’ok di Lautaro, il Barca fa chiamare Lautaro Martinez da Messi e lo esorta pubblicamente a chiedere la cessione all’Inter attraverso i propri giornali di riferimento (Mundo Deportivo e Sport). A consolidare che non ci sia niente di etico, il fatto che il Barcellona da una parte pretende un giocatore pur non avendo i soldi e dall’altra si rivolge allo Stato, con riferimento all’Instituto de Crédito Oficial per ottenere prestiti per una cifra che va oltre i 200 milioni di euro. E’ un comportamento tanto sfacciato che sottintende come l’emergenza sanitaria di questi mesi forse ha cambiato qualcuno nell’animo ma non certo la natura di alcuni grandi club.
In tutto questo l’Inter torna in campo e dovrà farlo freneticamente, giocando almeno una, forse due gare in più delle altre. Si parte da Napoli per il ritorno di Coppa Italia, in cui non ci saranno i tempi supplementari e, qualora l’Inter riuscisse a vincere 0-1, si passerà direttamente ai rigori. L’Inter, dopo tre mesi e mezzo di inattività, da una parte sembra voler schierare una squadra che cambierà faccia a partita in corso, sapendo che in questo scorcio di stagione si potranno fare cinque cambi. Conte pare intenzionato a schierare un 3-4-1-2, per mettere Eriksen in condizione di essere efficace e una squadra che potrebbe scendere in campo con Handanovic in porta Skriniar, unico sicuro in difesa, De Vrij o Ranocchia, Bastoni, Moses, Brozovic, Barella, Young; Eriksen; Lukaku, Lautaro.
Se sarà finale dovrà giocare la finale a Roma mercoledì, diversamente avrà più tempo per preparare il recupero con la Sampdoria di domenica 21, quando scenderà in campo ad un orario spagnolo (21:45); poi da mercoledì 24 al 13 luglio l’Inter dovrà fare il maggior numero di punti possibili con Sassuolo, Parma, Brescia, Bologna, Verona e Torino per mantenere le sue residue speranze di riagganciare il treno scudetto.
Nella nuova realtà l’Inter dovrà stare molto attenta a non avere troppi infortuni, utilizzare tutta la rosa, mantenere una concentrazione alta e soprattutto cercare di non avere alcun contagio, considerando che ne basta uno per interrompere bruscamente la filiera del calcio. Sarà una sorta di “Giochi senza frontiere” certamente surreale ma l’Inter e i suoi giocatori fino ad oggi hanno gestito tutta la vicenda in modo esemplare. Ora va proseguito il lavoro sul campo.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.