Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 11 Giugno 2020
In Ferrari, secondo prassi, c’è un solo modo per entrare nel cuore dei tifosi: vincere. Le eccezioni a questa ferrea regola non scritta non sono molte e, comunque, il sostegno del mondo ferrarista ai vari Fernando Alonso e Sebastian Vettel, per citare le due più grosse recenti promesse non mantenute, era mediato dalla consapevolezza che, almeno a livello potenziale, il titolo potesse essere conquistato. C’è un pilota, però, che più di tutti ha ricevuto amore incondizionato, a prescindere dai risultati ottenuti alla bandiera a scacchi, e risponde al nome di Jean Alesi.
Transitato in Ferrari in uno dei periodi più bui della scuderia di Maranello, il pilota francese ha saputo conquistarsi un posto nei cuori dei supporters del Cavallino, che tutt’ora lo ricordano con affetto incondizionato. Non è stato certo per i successi – Alesi durante la propria carriera è salito sul gradino più alto del podio in un solo Gran Premio, a Montreal nel 1995, e il suo miglior piazzamento in classifica generale con la Rossa è un certo non eccelso quinto posto – quanto piuttosto per la sua cieca dedizione alla causa ferrarista, in anni nei quali le ambizioni di titolo erano distanti anni luce.
La Ferrari lo strappa alla Williams
Che quello di Alesi per la Ferrari fosse un amore totale e incondizionato fu chiaro fin dal momento delle firme, giunte con un clamoroso dietrofront nei confronti della Williams, con la quale il francese aveva siglato un contratto, poi stralciato dietro pagamento di una corposa penale (di 4 milioni di dollari) da parte della Ferrari.
Quando nel 1991 il pilota transalpino si appresta a fare il salto di qualità, dal punto di vista della scuderia, è uno dei prospetti più interessanti del panorama della Formula 1. La guida mostrata nei suoi primi due anni su una monoposto in F1 con la Tyrrel è tenace, generosa e combattiva, caratteristiche evidenziate da alcune prestazioni incredibili come i due secondi posti nel GP degli Stati Uniti e nel GP di Montecarlo nel 1990 (in entrambe le occasioni alle spalle di Ayrton Senna).
Alesi piace a tutti, ma a spuntarla sembra essere la Williams che decide di bloccarlo per 3 stagioni. “Firmai con la Williams per il 1991, 1992 e 1993 – dirà il pilota – un contratto chiaro, nel quale c’era scritto che l’annuncio doveva essere fatto entro il Gran Premio di Francia. L’annuncio non fu fatto e io ero nervoso. La Williams stava già cercando Senna…”. Ed è a questo punto che la Ferrari si inserisce, pagando la penale a costo di accaparrarselo, e il pilota non si fa pregare: “La Ferrari era il mio sogno. Mi sono trovato con il mio pubblico in un’armonia totale”.
Il grande entusiasmo nei confronti di un pilota giovane e promettente si scontra però con un quadro interno alla scuderia tra i più critici mai vissuti in Ferrari: l’inizio degli anni ’90 ha rappresentato una “terra di nessuno” alla metà esatta tra i trionfi di Niki Lauda e Jody Scheckter, alla fine degli anni ’70 e quelli di Michael Schumacher, nei primi anni 2000. Sono anni di esperimenti, di caos all’interno del box e di grande inaffidabilità strutturale delle vetture, fondamentalmente non competitive.
Una Rossa non competitiva
Alesi inizia la sua avventura come seconda guida di Alain Prost, che però viene ben presto silurato, non prima di avere definito “un camion” la sua monoposto. Il giovane connazionale si trova quindi d’improvviso prima guida, con la responsabilità di tenere alti i colori della Ferrari. A detta di molti, impresa ai limiti dell’impossibile: McLaren e Williams sono di un altro pianeta e la F92A passerà alla storia come una delle macchine più disastrose di sempre. Le sue prestazioni non all’altezza e una fragilità strutturale allarmante (problemi che anche la successiva F93A non risolverà) costringono Alesi a 27 ritiri nei 48 GP disputati nei primi 3 anni in rosso, spesso per guasti e problemi tecnici.
Accade però che, stagione dopo stagione, Alesi resti attaccato con le unghie e con i denti al tentativo di tirare fuori quanto di meglio si possa dalla Ferrari. E per certi versi ci riesce. Il suo apporto contribuisce allo sviluppo di una vettura via via più competitiva e si fa ricordare per prestazioni superlative, spesso rovinate solo da problemi meccanici: emblematico il doppio ritiro, nel 1994 e nel 1995, al GP d’Italia, per un problema alla trasmissione la prima volta, per un clamoroso cedimento del cuscinetto della ruota posteriore la seconda, quando a 8 giri dal termine si trovava saldamente in prima posizione.
La gioia più grande di una carriera costellata di sfortune giunge nella sua migliore stagione in Ferrari, il 1995, al GP del Canada: partendo dalla terza fila, in quinta posizione dietro al suo compagno di scuderia Gerhard Berger, si rende protagonista di una rimonta superlativa, andando a conquistare il gradino più alto del podio davanti a Rubens Barrichello e a Eddie Irvine.
Era l’11 giugno del 1995, il giorno del suo compleanno, il quadro più bello con cui celebrarlo oggi, in cui di anni ne compie 56.
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