Di Redazione William Hill News
26 Maggio 2020
Luca Toni è stato il miglior numero 9 italiano per almeno un quadriennio, dal 2004 al 2008. In mezzo a questa fase, negli anni che hanno segnato il suo apice da calciatore, la gioia più grande: la vittoria del Mondiale 2006, giunta dopo la Scarpa d’Oro (primo italiano della storia a vincere il trofeo) e prima dei successi in Germania con il Bayern Monaco, con cui vincerà per due volte consecutive campionato e Coppa di Germania, oltre ad una Coppa di Lega tedesca.
Titoli di altissimo livello, certo, ma guardando alla bacheca di Toni è facile pensare a come sarebbe potuta essere più ricca. Ha forse pagato il fatto di essere arrivato piuttosto tardi ai piani alti del calcio internazionale – la prima occasione in una big a livello europeo giunge quando l’attaccante ha già compiuto 30 anni – dopo una lunga gavetta da bomber di provincia.
Le caratteristiche tecniche di Luca Toni
I gol li ha sempre segnati, tanti, in tutte le categorie. A dispetto di una stazza imponente, oltre il metro e novanta, che gli fornisce delle movenze atipiche per il ruolo, apparentemente macchinose, Toni ha saputo coniugare grandi doti da attaccante di posizione a colpi di notevole impatto estetico, a prova di un livello di coordinazione e sensibilità di gioco non comuni: un gol su tutti, quello segnato il 3 dicembre del 2000 al Bologna, ai tempi del Vicenza, con una splendida rovesciata ad incrociare.
Impiegherà molto tempo per scrollarsi di dosso l’etichetta di classico pennellone d’area, convincendo a suon di gol chi in lui non vedeva la potenza di Christian Vieri nell’aggredire lo spazio in profondità o il guizzo di Pippo Inzaghi come risolutore negli ultimi metri: oltre 300 reti segnate in carriera racconteranno che il suo gioco, pur non in maniera marcata e caratterizzante come i suoi due colleghi, aveva un po’ di entrambe le cose.
Un bomber di provincia
Luca toni inizia la carriera nelle serie minori, dapprima in C con il Modena (squadra di casa per lui nato non lontano, a Pavullo nel Frignano), poi con Empoli, Fiorenzuola, Lodigiani, Treviso. La grande occasione giunge nel 2000, quando Toni risponde alla chiamata del Vicenza, col quale segna 9 gol alla sua prima stagione in Serie A. Seguono due stagioni al Brescia di Mazzone, con cui ha modo di giocare insieme a Roberto Baggio. “Da questo punto di vista ho avuto la fortuna, nel corso della mia carriera, di giocare con il meglio dei numeri 10 in circolazione: Baggio, Del Piero, Totti e Ribery, che portava il 7 ma per stile di gioco nel mio Bayern era un 10” dirà l’attaccante.
E’ il 2003 quando, con la maglia del Palermo, Toni esplode definitivamente come bomber: segna 30 gol in Serie B, vincendo il titolo di capocannoniere nella serie cadetta e trascinando i siciliani in Serie A. L’anno successivo i gol sono 21, per un totale di 51 reti in 83 presenze con la maglia rosanero.
La Fiorentina lo strappa a Zamparini nel 2005, mettendo sul piatto 10 milioni di euro, e per Toni ha inizio una stagione da record: 31 gol in campionato gli valgono il primato nella classifica cannonieri e la Scarpa d’Oro come miglior marcatore europeo, primo tra gli italiani e unico nella storia insieme a Francesco Totti, che lo vincerà nel 2007.
Campione del Mondo nel 2006
E’ il 2006, l’anno dei Mondiali in Germania: in una nazionale che inizia in sordina, i gol del numero 9 sono attesi come quelli della provvidenza. Si innesca quel meccanismo, piuttosto comune nelle spedizioni mondiali degli Azzurri, di attesa del risolutore, del bomber che, come Paolo Rossi e Totò Schillaci, ne mette uno e non si ferma più.
I gol di Toni arrivano ai quarti di finale nella gara con l’Ucraina, contro la quale l’attaccante sigla una doppietta, ma il suo contributo nella cavalcata fino alla coppa continuerà ad esprimersi in un gran gioco di posizione, senza però inserire nuovamente il proprio nome nel tabellino marcatori.
I titoli con il Bayern Monaco
I gol a Firenze e la consacrazione del grande successo internazionale spingono il Bayern Monaco ad investire su di lui nel 2007: nella prima stagione in una squadra con ambizioni di titolo risponde con 39 gol in 46 presenze, una media gol mostruosa. Vince la Bundesliga per due anni consecutivi. Sono anni in cui le risposte sul campo vanno di pari passo con una congiuntura ambientale perfetta: Franck Ribery è la sua metà calcistica, oltre che un grande amico e compagno di scorribande (celebri i loro scherzi al resto dei componenti della squadra), Toni è uno degli attaccanti più prolifici d’Europa e i tifosi lo adorano.
Diventa celebre, in quel periodo, la canzone del comico tedesco Matze Knop, che dedica a Toni il brano, un po’ omaggio un po’ bonaria presa in giro, “Numero Uno”, una parodia dance che diventa una hit sia in Germania che in Italia. E’ il punto più alto in termini di visibilità nella carriera dell’attaccante.
Il declino e la seconda giovinezza a Verona
Nella stagione successiva, 2009-10, l’arrivo di Van Gaal sulla panchina bavarese segna di fatto la fine della sua esperienza in Germania. Toni torna in Italia e per anni, fino al 2013, inizia un peregrinare che sa tanto di fine carriera: Roma, Genoa, Juventus, Al-Nassr in Arabia, Fiorentina. In tre anni e mezzo 91 presenze e 27 gol, medie decisamente ridimensionate rispetto agli anni d’oro.
Ed è qui che Luca Toni sboccia nuovamente, in una seconda giovinezza a Verona, sponda Hellas. Veste la maglia gialloblù nel 2013-14, a 36 anni, e segna 20 gol in Serie A. Si migliora addirittura l’anno seguente, con 22 reti che gli valgono il quarto titolo cannonieri in carriera, dopo quelli conquistati con il Palermo in B, la Fiorentina in A e il Bayern in Bundesliga. Si ritira al termine della stagione 2015-16 con all’attivo 308 gol in 659 presenze da professionista, che fanno di lui uno degli attaccanti più prolifici della sua generazione.
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