Di Redazione William Hill News
16 Maggio 2020
Una tennista iconica, ma dalla carriera che potremmo definire fulminea, festeggia oggi un traguardo importante: compie 50 anni, infatti, Gabriela Sabatini, argentina, ma molto amata in Italia, sia perché è originaria del nostro Paese, come suggerisce anche il cognome (il nonno era di Potenza Picena), sia perché ha vinto ben quattro volte gli Internazionali d’Italia. Inoltre gli italiani, si sa, hanno un debole per le belle donne e lei tra gli anni ’80 e gli anni ’90 era considerata da tutti la più bella del circuito WTA.
Per molto tempo è stata definita proprio “la bella perdente”, perché non riusciva a vincere titoli dello Slam, pur arrivando spesso ai quarti di finale o in semifinale e pur avendo disputato una finale nel 1988 agli US Open. Proprio a New York, finalmente, è arrivato il suo primo e unico titolo in un Major, nel 1990, e a quel punto il suo soprannome è cambiato semplicemente in “pantera”.
In ogni caso definirla perdente sarebbe stato ingiusto anche se non ci fosse stato quel titolo agli US Open. Gabriela Sabatini, infatti, in soli undici anni da professionista, ha vinto ben 632 match e ne ha persi solo 189; inoltre ha collezionato 27 titoli WTA e ha raggiunto il suo miglior ranking, il terzo posto, il 27 febbraio 1989. Ha giocato tre finali dello Slam, due volte a New York e una a Wimbledon, a dimostrazione del fatto che sapeva adattarsi sia alle superfici veloci, sia alla terra (dove, appunto, ha vinto quattro volte a Roma).
Di Gabriela Sabatini si può dire che era una bambina prodigio, perché ha cominciato giocare a sei anni; a otto aveva già vinto il suo primo torneo e a tredici conquistò il torneo di Miami nella categoria junior risultando la più giovane di sempre a compiere questa impresa. Un anno dopo divenne anche campionessa del mondo juniores e così a 15 anni, nel 1985, poté dare il via alla sua carriera da professionista, arrivando subito in semifinale al Roland Garros (un anno prima lo aveva vinto da juniores). Venne sconfitta 6-4, 6-1 da una grande campionessa come Chris Evert, ma indubbiamente quello fu il segnale che era nata una nuova stella. Infatti già ad agosto del 1985 entrò nella top-ten della classifica WTA.
La sua carriera è stata fulminea non solo perché è arrivata subito tra le migliori del mondo, ma anche perché si è ritirata molto presto, a soli 26 anni. Già mentre giocava aveva cominciato a dedicarsi a un’altra sua passione: i profumi. Nel 1989, infatti, un anno prima di vincere gli US Open, aveva lanciato una fragranza, da lei stessa ideata e creata, che portava proprio il suo nome. Dopo il ritiro ha creato una vera e propria linea di profumi. Ora vive una vita molto dinamica tra Buenos Aires, Miami e Zurigo, è ancora bellissima e sempre molto riservata.
Proprio la sua riservatezza e la sua naturalezza sono stati i tratti distintivi del suo carattere che le hanno permesso di farsi amare da tutti, anche dalle avversarie. Nonostante avesse cominciato a stare sotto i riflettori fin da adolescente, è sempre stata piuttosto insofferente alle luci della ribalta, tanto da aver confessato che, da piccola, spaventata dall’idea di dover parlare davanti al pubblico in caso di vittoria, preferiva perdere in semifinale. E proprio l’insofferenza verso l’eccessiva attenzione mediatica che c’era nei suoi confronti, sia perché era forte, sia perché era bella, l’ha portata a ritirarsi giovanissima. Se non lo avesse fatto avrebbe certamente un palmarés molto più ricco.
Il suo punto debole era il servizio (definito “atroce” dal giornalista Gianni Clerici), che era anche il principale motivo per cui andava in crisi contro giocatrici dalla risposta decisa come Monica Seles, Mary Pierce o Jennifer Capriati. Il punto forte era la sua abilità nel giocare benissimo sia da fondo campo sia a rete, grazie a una grande varietà di colpi, riuscendo così ad essere molto mobile in campo e a mettere in difficoltà le avversarie.
Gabriela Sabatini regina di Roma
Gabriela Sabatini stava per compiere 18 anni la prima volta che ha vinto gli Internazionali di Roma, battendo in finale la canadese Helen Kelesi per 6-1, 6(4)-7, 6-1. La prima finale, però, l’aveva giocata già un anno prima, nel 1987, perdendo contro l’amica-rivale Steffi Graf. In quello stesso anno Gabriela si è consolata arrivando anche in finale di doppio, in coppia con la grande Martina Navratilova: insieme hanno battuto 6-4, 6-1 la tedesca Claudia Khode-Kilsch e la ceca Helena Suková. Dopo il primo trionfo in singolare nel 1988, nel 1989 Gaby ha riconquistato il torneo di Roma che nel frattempo era salito di categoria e infatti l’avversaria in finale era di tutto prestigio: Arantxa Sanchez-Vicario. L’argentina, in quella occasione, è riuscita a imporsi nuovamente in tre set, 6-2, 5-7, 6-4.
Il terzo successo nella Capitale italiana, dove ormai era diventata l’idolo del pubblico, Gaby lo ha ottenuto nel 1991, quando era già diventata vincitrice di un titolo Slam. E anche in questo caso l’avversaria era una grandissima: Monica Seles, battuta 6-3, 6-2. E sempre la Seles è stata l’avversaria anche l’anno successivo, nel 1992, di nuovo battuta dalla Sabatini in due set, 7-5, 6-4. Un poker che ha rischiato di diventare pokerissimo nell’anno seguente, il 1993, quando Gabriela si è fatta di nuovo trovare in finale, ma ha dovuto cedere contro una scatenata Conchita Martinez che l’ha battuta 7-5, 6-1.
L’amica-rivale Steffi Graf
Gabriela Sabatini è stata fin da ragazzina una giocatrice da top-ten e ha sempre affrontato match importantissimi contro altre grandi giocatrici che hanno scritto le più belle pagine della storia del tennis. Tuttavia, sapeva essere sempre leale e rispettosa delle avversarie, tanto da aver lasciato un buon ricordo in tutte loro. Basti pensare a quello che ha scritto su di lei Monica Seles nella propria autobiografia: “Gaby fu l’unica giocatrice che mi sostenne dopo l’accoltellamento. Ha pensato come una persona, non con la testa alla classifica, non ha pensato agli sponsor o agli affari. È una persona diversa dal resto delle giocatrici che erano nel tour”. Sabatini, infatti, è stata l’unica ad astenersi quando le migliori tenniste della WTA votarono per decidere se congelare o no la classifica di Monica Seles dopo essere stata accoltellata ad Amburgo da Günter Parche. Tutte le altre rivali decisero di non congelare la classifica.
Ma la rivalità più bella è stata sicuramente quella con Steffi Graf. Anche se dal punto di vista del palmarés non c’è paragone tra le due, in campo il confronto c’era eccome. Su 40 incontri con la tedesca, l’argentina ha vinto 11 volte e una è stata proprio nella finale degli US Open 1990, quando si impose 6-2, 7-6. Anche le altre due finali dello Slam raggiunte da Gaby sono state contro la Graf: nel 1988 a New York la tedesca ha vinto 6-3, 3-6, 6-1; nel 1991 a Wimbledon la futura signora Agassi si è imposta 6-4, 3-6, 8-6. E sempre tra loro due è stata la finale delle Olimpiadi di Seul del 1988, quando la tedesca si impose con un doppio 6-3. Ma l’aspetto più interessante di questa rivalità è che le due erano anche amiche e sono state compagne di doppio formando una bellissima squadra.
Ancora giovanissime, 16 anni Gaby e 17 anni Steffi, hanno vinto il torneo US Open Clay Courts, sulla terra battuta, dominando 6-2, 6-0 in finale contro le americane padrone di casa Gigi Fernández e Robin White. In quello stesso anno, era il 1986, hanno vinto a Zurigo, di nuovo in finale contro due americane, Lori McNeil e Alycia Moulton, battute in rimonta 1-6, 6-4, 6-4. Nel 1987 Gaby e Steffi hanno vinto ad Amelia Island imponendosi, anche questa volta in rimonta, per 3-6, 6-3, 7-5, contro la ceca Hana Mandlikova e l’australiana Wendy Turnbull. Sempre negli Stati Uniti è arrivato, nel 1988, il successo a Miami per 7-6(6), 6-3 contro la coppia di casa Gigi Fernández e Zina Garrison. Ma il successo più bello è stato quello di Wimbledon nel 1988: la coppia Sabatini/Graf si è imposta 6-3, 1-6, 12-10 contro la lettone Larisa Savchenko Neiland e la bielorussa Natasha Zvereva (che allora erano ancora entrambe sovietiche). Contro queste stesse avversarie l’anno dopo Gaby e Steffi hanno però perso la finale del Roland Garros. La tedesca e l’argentina sono arrivate in tutto tre volte in finale al Roland Garros: nel 1986 e nel 1987 hanno perso contro Martina Navratilova in coppia una volta con Andrea Temesvari e un’altra con Pam Shriver. Le due amiche-rivali hanno continuato a frequentarsi in campo e fuori anche dopo il ritiro di entrambe, soprattutto per iniziative di beneficenza.
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