Di Francesca Brienza
29 Febbraio 2020
Non prendiamoci in giro, quella della “Ghelamco Arena” contro il Gent si è rivelata una gara sofferta. A testimoniarlo, un dato piuttosto eloquente relativo al primo tempo: dieci sono state le conclusioni indirizzate verso la porta difesa da Pau Lopez. Non era mai accaduto, in questa stagione, che i giallorossi subissero tanto la pressione degli avversari nella prima frazione di gioco. Alla fine, però, missione compiuta.
Il pareggio strappato in Belgio va ad alimentare, peraltro, una statistica favorevole ai capitolini: nell’88% delle occasioni in cui ha disputato i sedicesimi di finale di Coppa UEFA/Europa League, la Roma è stata in grado di superare il turno. Pur non brillando nel gioco, la compagine di Fonseca guadagna così l’agognato accesso agli ottavi, dove dovrà fronteggiare il Siviglia dell’ex ds Monchi, attualmente terzo nella Liga a pari merito con l’Atletico Madrid del “Cholo” Simeone. Sulla carta, uno scontro tutto sommato equilibrato quello uscito dall’urna di Nyon. Ci sarà tempo e modo per pensarci, comunque. Ora, un bel sospiro di sollievo dopo il sudato pareggio di Gent, ci vuole tutto.
Anche il texano Dan Friedkin, che sta acquisendo la società, può sorridere. Ciò non toglie che la squadra abbia dato nuovamente vita ad una prestazione opaca, condita da errori poco confortanti nella costruzione del gioco e da inquietanti amnesie difensive che hanno rischiato a più riprese di mettere a repentaglio la qualificazione. Nel pacchetto arretrato, l’unico giocatore reattivo e lucido, se si eccettua la vistosa trattenuta ai danni di Depoitre in area di rigore, è sembrato il solo Smalling. Si potrebbe concludere che l’incidenza maggiore nella partita non è stata tanto quella di Kluivert, autore del prezioso sigillo del pareggio su pregevole imbucata di Mkhitaryan, quanto l’esito del match di andata (1-0 con goal di Carles Pérez, il primo per lui in maglia giallorossa). Anche nella ripresa, la Roma è parsa più intenta a controllare il gioco e a contenere le veementi folate avversarie, che non a cercare il colpo del k.o.
Numerose, infatti, le occasioni da rete offerte dal Gent per liquidare la pratica, che sono state dilapidate dai giallorossi, i quali continuano a fare molti errori negli ultimi passaggi. Un dato su cui Fonseca dovrà necessariamente interrogarsi. Ma ormai è fatta, “qualificazione ottenuta e circa 5 milioni in tasca: guardiamo avanti”, sentenzierebbero alcuni. Giusto. Perché l’importante era qualificarsi. E allora, già che ci siamo, prima di addentraci nella prossima sfida di campionato, snoccioliamo qualche statistica che accresca il buonumore: nei 13 precedenti europei in cui ha maturato il minimo vantaggio (1-0) nella gara d’andata, la Roma si è qualificata 12 volte, mentre, focalizzandosi sulle 16 partecipazioni ai sedicesimi di Europa League, ben 14 sono stati i passaggi del turno.
Dato forse ancora più interessante è che per la sesta stagione di fila, l’A.S. Roma giocherà un ottavo di finale in Europa (3 in Champions League e 3 in Europa League): un traguardo che non si era mai verificato dal 1931, anno della prima partecipazione ad una competizione internazionale. È vero, il gioco latita, ma sta di fatto che i giallorossi sono annoverati tra le migliori 16 d’Europa (Champions League o Europa League) per la sesta volta consecutiva. Vorrà pur dire qualcosa, no?
Scrollati di dosso i timori legati alla qualificazione, la Roma può dunque rituffarsi nel campionato. Ad attendere i giallorossi c’è la sfida di domenica alle 18.00 contro il Cagliari di Nainggolan, un pezzetto di cuore romanista. A destare preoccupazione in casa giallorossa è ora anche la densità degli impegni e l’impossibilità di allenarsi con almeno 72 ore a disposizione, come previsto da regolamento. Al riguardo, nel post partita, Fonseca ha masticato amaro, lasciando trasparire il proprio disappunto: “Non capisco perché non si possa spostare la partita a lunedì”. Come biasimare il tecnico? Occorre, ad onor del vero, precisare che la Roma era vincolata dal passaggio del turno in Coppa Italia.
Il calendario di Serie A, infatti, era già stato stilato prima dell’eliminazione dei giallorossi dalla competizione, senza considerare che il lunedì non possono disputarsi due incontri e che, in ogni caso, è necessario il placet della squadra avversaria. Come approdano i capitolini alla sfida della “Sardegna Arena”? Provati, senza dubbio. Giocare in un campo ostico come quello del Gent, e poi spostarsi a Cagliari, comporta un dispendio di energie fisiche e mentali che sicuramente non gioca a favore. Fonseca dovrà essere abile ad operare un po’ di turnover per non perdere ulteriormente terreno in chiave quarto posto, provando, piuttosto, a rosicchiare qualche punticino all’Atalanta.
D’altronde, la rotonda vittoria contro il Lecce ha contribuito a diradare i nuvoloni che si addensavano in quel di Trigoria, riportando un po’ di sereno. Per vincere e approfittare della crisi di risultati del Cagliari, però, bisognerà puntare sulla voglia e sulla determinazione, più che sulla condizione fisica, inevitabilmente compromessa a causa del fitto calendario di impegni dell’ultimo periodo. L’ultima della Roma alla “Sardegna Arena”, inoltre, non rievoca certo ricordi lieti: allenati da Di Francesco, i giallorossi riuscirono nella poco edificante impresa di farsi rimontare in 11 contro 9, incassando la rete del pareggio all’ultimo respiro del match. Che non si ripeta lo stesso scenario.
Conduttrice, giornalista televisiva e viaggiatrice. Di dichiarata fede romanista, da anni prendo parte a molti salotti televisivi che parlano di calcio per far valere anche le opinioni di chi é donna in un mondo apparentemente accessibile solo agli uomini. Vado dove mi porta il calcio e non solo.