Di Calciatori Brutti
7 Febbraio 2020
Correre è importante, ma non l’unica cosa che conta. Almeno nel calcio. È vero, più ci si impegna, più si corre e migliori saranno i risultati, ma la storia di questo sport è costellata di fenomeni che sono riusciti a vincere tutto o quasi, pur essendo pigri e poco improntati alla corsa.
Del resto, come alcuni di loro erano soliti ripetere, che senso ha correre se lo fa già la palla?
Di seguito abbiamo stilato la lista degli undici giocatori più pigri della storia del calcio. Potrebbe essercene sfuggito qualcuno, ma far peggio di loro crediamo non fosse possibile.
Romario
Uno degli aneddoti più famosi della carriera di Romário de Souza Faria, meglio conosciuto come Romario, è quello che lo vide protagonista nel 1994, quando vestiva la maglia del Barcellona. Pochi giorni prima del Carnevale di Rio, l’attaccante chiese a Johan Cruijff, ai tempi allenatore dei Blaugrana, di potersi prendere un paio di giorni di ferie per tornare in patria e festeggiare con i suoi amici e parenti. L’olandese lo volle accontentare ma ad una condizione: avrebbe dovuto segnare una doppietta nel successivo match di campionato. La domenica successiva Romario fu schierato titolare e segnò due gol prima dello scoccare del 20’ minuto. Al 21’ chiese la sostituzione, andò a cambiarsi e filò dritto all’aeroporto. Direzione? Rio de Janeiro.
Nwankwo Kanu
Nwankwo Kanu lo si può invece definire la pigrizia fatta a persona. Nel 2010, al termine di una partita casalinga del suo Portsmouth, le statistiche evidenziarono che l’attaccante aveva corso addirittura meno del portiere David James. Nel post partita, l’allenatore dichiarerà: “Di questo passo, può giocare fino a 51 anni”. Smetterà effettivamente a 38 anni, ma con un palmarès da fare invidia a tantissime attuali stelle del calcio.
Juan Roman Riquelme
Juan Roman Riquelme è senza ombra di dubbio uno dei 10 giocatori più forti mai sfornati dal Sudamerica nella storia del calcio. Ai tempi del Barcellona però, Louis Van Gaal aveva spesso qualcosa da rinfacciargli. Il motivo? Non correva. “Quando hai la palla sei il migliore al mondo, ma quando non ce l’hai giochiamo con un uomo in meno” affermava il manager olandese. Una critica alla quale il buon Roman rispondeva: “Perché dovrei correre se lo fa già la palla?”. Come dargli torto?
Antonio Cassano
Antonio Cassano è uno dei pochi calciatori famosi in tutto il mondo più per il suo carattere e per la sua forte personalità che per le sue doti atletiche. Pensate che una volta, rispose così alla richiesta di Fabio Capello di prepararsi a fare il suo ingresso in campo: “Mister, non mi alzo nemmeno, se devo giocare 6 minuti”.
Altezzoso, saccente e arrogante, ma vi assicuriamo che Cassano aveva anche dei difetti. Sempre Capello, qualche anno dopo aver lasciato la Roma, racconterà che Fantantonio spesso e volentieri finiva prima gli allenamenti perchè era stanco. Per finire si intende che si toglieva la maglia, si faceva la doccia e andava a casa senza avvisare nessuno. Insomma, un vero “professionista”.
Ben Arfa
Hatem Ben Arfa. Bravissimo tecnicamente ma forse un po’ troppo pigro per essere considerato un vero professionista. Nel 2014 ad esempio, in seguito alle statistiche rese note da alcuni specialisti che avevano seguito da vicino i giocatori dell’Hull City, venne fuori che il francese era uno dei più “sfaticati” in assoluto. Per difendersi dalle accuse, dichiarò che il numero 10 (inteso come ruolo), è solito dispensare palloni, fornire assist ma non è obbligato a correre per forza. Neanche a dirlo, al termine di quella stagione Ben Arfa lascerà l’Inghilterra.
Alvaro Recoba
El Chino Recoba è forse uno dei giocatori più forti che l’Italia abbia mai avuto la fortuna di ammirare sui campi di Serie A, sebbene negli allenamenti, come nella vita privata, aveva qualche preoccupante problema di pigrizia. Basti pensare che ai tempi del Venezia, il primo regalo che ricevette dai suoi compagni fu un orologio. La loro speranza era quello di vederlo presentarsi in orario alle sessioni d’allenamento, almeno per una volta in tutta la stagione.
Qualche anno più tardi, Massimo Moratti lo definirà così: “È un ragazzo maledettamente lento, ma spesso fa cose che nessuno al mondo è mai stato in grado di emulare”. Della serie: lento sì, ma con classe.
Mesut Ozil
Non abbiamo ancora capito se lo faccia apposta o se sia semplicemente il suo modo di fare, resta il fatto che Mesut Ozil sta raccogliendo più critiche per il suo stile di gioco che per le prodezze realizzate. Qualche anno fa, fu addirittura ripreso dal suo capitano Per Mertesacker perché troppo lento nell’uscire dal campo durante una sostituzione. È vero che uno con i suoi piedi gode di una dote naturale invidiata da molti, ma a Londra non sanno più come dirglielo: “Mesut, fai almeno finta di impegnarti!!!”
Dimitar Berbatov
Dimitar Berbatov è stato uno dei primi giocatori a dare una risposta chiara e sincera alle critiche che lo vedevano coinvolto per la sua pigrizia: “Quando qualcuno ha le qualità, non ha bisogno di metterci troppo impegno in quello che fa” affermò durante un’intervista. E visti i risultati ottenuti e i trofei conquistati, sarebbe anche difficile dargli torto.
Lukas Podolski
Durante i Mondiali del 2010, l’ex portiere tedesco Uli Stein parlava così di Lukas Podolski: “Ho parlato con tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di allenarlo e mi hanno confermato che è il giocatore più pigro che abbiano mai visto. Non è che si allena poco, non si allena per niente!”. Una critica che rispecchiava il suo stile di gioco, troppo lento e prevedibile, che gli costò la nomea di “Lazy” Lukas.
Emmanuel Adebayor
Ricordate quando Adebayor segnò con il Manchester City all’Arsenal e poi si fece tutto il campo per andare ad esultare sotto lo spicchio di stadio riservato ai suoi ex tifosi per schernirli? Ecco, molti compagni giurano di non averlo mai visto correre così tanto e così velocemente su un campo di calcio come in quell’occasione. Qualche anno fa il suo ex compagno di squadra Brede Hangeland, rivelò in un’intervista che “ci fu un momento in cui Adebayor era pagato contemporaneamente da Manchester City, Tottenham e Crystal Palace e non aveva alcuna motivazione nel giocare. La mattina arrivava al centro d’allenamento e restava in palestra a guardare gli altri allenarsi mentre beveva caffè e mangiava muffin”. Insomma, il ritratto di un vero professionista.
Marko Arnautovic
Secondo José Mourinho, Marko Arnautovic era “un ragazzo dotato di grandissimo talento ma con l’attitudine di un bambino”. Il motivo? Sembrava giocare a calcio per farti un favore e non perché realmente gli interessasse. Inter, Werder Brema, Stoke City, West Ham: nel corso della sua carriera l’attaccante austriaco ha giocato in quasi tutti i principali campionati europei, mantenendo però quella pigrizia quasi innaturale che lo ha sempre contraddistinto.