Di Lapo De Carlo
8 Gennaio 2020
Sono trascorsi 40 anni esatti dalla riapertura delle frontiere nel calcio italiano. I vertici della Federcalcio decisero dopo la disastrosa eliminazione ad opera della Corea del Nord, di valorizzare il calcio italiano chiudendo ogni operazione in entrata di giocatori stranieri. Fu un’operazione demagogica e maldestra, frutto di una reazione emotiva che portò a risultati scadenti sulla lunga distanza, specie per le squadre italiane impegnate in Europa. Dal 1980, dopo lo scandalo del Totonero e la retrocessione del Milan, venne permesso prima l’arrivo di uno straniero per squadra, per poi portarlo a tre e, dopo la sentenza Bosman, al libero mercato senza più vincoli numerici.
Da quell’epoca il mito dei bidoni, delle meteore e altri giocatori, su cui ha campato più tardi anche “Mai dire gol”, ha divertito i tifosi italiani che ancora oggi ricordano nomi “leggendari” come Luis Silvio, Eneas, Neumann, Blisset, fino ad arrivare in un’altra epoca a Vampeta, Blanchard, Bogarde e tantissimi altri.
Se è vero che, in quel periodo, c’era l’attenuante di poter disporre di un numero inferiore di mezzi per poter verificare la qualità di un giocatore, oggi gli strumenti a disposizione rendono l’acquisto del “flop” più improbabile e il parametro passa soprattutto dalla cifra spesa in rapporto al rendimento. Una relazione che fino ai primi anni del 2000 non era particolarmente frequentata, salvo casi clamorosi come quello di Lentini, strapagato dal Milan di Berlusconi.
Oggi i flop non sono dunque “bidoni” ma comunque indicabili come una voce di spesa che non giustifica l’investimento. Per avventurarci in questo terreno spinoso e non irritare qualcuno (ma vediamo di non prendere troppo sul serio pure il calcio) troviamo i giocatori che stanno registrando il rendimento più deludente facendoci aiutare dalle medie voto e dalla percezione recepita e rilanciata da quotidiani e tifosi.
Nella Juventus, il giocatore sotto traccia che sta andando ben al di sotto delle aspettative è de Ligt, pagato 85,5 milioni e rockstar di un mercato bianconero partito con il botto. Con l’avvio del campionato l’entusiasmo si è progressivamente spento tra falli di mano e partite passive, interrotte da illusorie prestazioni senza continuità. Ora è ai box per infortunio ma è attesa una svolta. Tra i bianconeri registriamo anche l’andamento poco confortante di Bernardeschi e Rabiot.
Nell’Inter il giocatore più deludente è senza dubbio Godin, non tanto per la cifra, più che congrua, spesa dall’Inter quanto per un curriculum che non lo sta aiutando con la difesa a tre e in un’esperienza in un nuovo campionato. Si parla di addio anticipato. Biraghi non sta giocando così male ma non è nemmeno imprescindibile e il fatto che l’Inter stia chiudendo per il 34enne Ashley Young suggerisce che ci si aspettava di più. Nel Napoli c’è l’imbarazzo della scelta in una rosa che si è auto depotenziata tra dissidi con la proprietà ed equivoci tattici. Tra tutti Insigne, F. Ruiz, Lozano ma anche le difficoltà della coppia di difensori Manolas e Koulibaly, che si annunciava come la più forte e ha invece la media voto tra le più basse.
Proseguendo nella carrellata troviamo il Milan che tra i tanti ha quattro veri flop stagionali: Piatek, Kessie, Suso e Calabria. Giocatori simbolo di questa classifica che ha tutto il girone di ritorno per essere smentita.
Se Roma e Lazio non denunciano giocatori particolarmente in difficoltà, ci sono squadre in altre zona della classifica che pagano caro il rendimento, ben al di sotto dello standard, di alcuni giocatori. Nel Genoa dopo l’avvio brillante è sparito Schone, diventato quasi un caso per il netto divario tra il giocatore ammirato all’Ajax e la copia che stiamo vedendo in Italia; nella Spal Murgia, Cionek e Tomovic non stanno aiutando Semplici in un progetto salvezza mai complicato come quest’anno.
Le svolte possono difficilmente avvenire nell’arco di una stagione ma il rendimento può cambiare radicalmente, complice un cambio tecnico e di modulo. Per informazioni rivolgersi a Candreva.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.