Il Campionato è in sala trucco, qualcuno è già sul palco a scaldare i muscoli, il sipario è chiuso ma gli spettatori sono già pronti ad accogliere il secondo atto di un torneo con pochi precedenti nella storia recente. Erano parecchi anni che non si registrava una lotta scudetto con tre squadre coinvolte, una sosta tanto promettente e una fiducia ben riposta verso il calciomercato che sta esprimendo velleità insolite.

La scorsa stagione vennero spesi complessivamente 157 milioni per rattoppare reparti o scommettere sul futuro. Il Milan si confermò rockstar delle trattative, con ben 70 milioni spesi, la maggior parte dei quali per il talento Paquetà. L’Inter si limitò all’esterno dimenticabile Cedric, la Juve riaccolse Caceres.

Gennaio e le sue trattative hanno la nomea di mercato quasi superfluo, che non sposta alcun equilibrio e intasa le pagine dei giornali con la complicità di procuratori che sperano di accasare i loro giocatori con un buon club. Quest’anno si è invece partiti con il botto di Ibra al Milan, 38 anni suonati non abbastanza, capace di catalizzare l’attenzione mediatica perpetua con il suo ritorno e un sussulto di un tifo in comprensibile calma piatta.
Non può portare i rossoneri in Champions forse, ma sicuramente può rimettere carburante e personalità nel motore accidioso di un Milan calpestato a Bergamo nell’ultimo turno.

La dirigenza è determinata a prendere anche Todibo, promessa del Barcellona, mostrando che dopo i primi mesi di jet lag ora intende fare sul serio.
La Juventus si è presa Kulusevski, il miglior giovane straniero della serie A, costringendosi ad accettare la permanenza del centrocampista a Parma fino a giugno.

L’Inter sta puntando dritto su campioni affermati come Vidal ed Eriksen, valuta Alonso e Darmian e interrompe definitivamente il ricorso all’usato insicuro.

La Roma invece registra il virtuale passaggio di consegne tra James Pallotta e Daniel Friedkin, texano 54enne e ad un passo dall’essere tra i cinquecento uomini più ricchi del pianeta. I tifosi, dopo le tante troppe illusioni e docce fredde stanno accogliendo la notizia con un moderato entusiasmo, più per l’uscita di scena dell’italo americano che le frastornanti vicende societarie, le quali in questi anni hanno creato disagio e registrato addii dolorosi come quelli di Totti e De Rossi.

Si torna in campo con la certezza di avere un numero di squadre più che competitive sopra la media.
La Juve non è più sola, ha cambiato tecnico ma ha sofferto un inevitabile adattamento allo stile di Sarri, dopo anni di Allegri e in più si ritrova con un’Inter che è tornata ad essere tale dopo anni di anonimato. Conte è il regista visibile del cambiamento, la squadra è un’orchestra e Marotta detta i segni di una svolta che quest’anno getta le basi per le prossime, pur tentando di soffiare il titolo ai bianconeri.

Il paradosso propone l’Inter, attuale capolista, eliminata dai gironi Champions mentre agli ottavi sono presenti l’outsider Atalanta e il Napoli deludente di campionato, con la possibilità di sfidare il Barcellona a fine febbraio. Con Gattuso è tornata la vittoria nell’ultimo turno di dicembre e nel big match di lunedì sera il Napoli cerca la conferma della rinascita proprio contro l’Inter che arriva al San Paolo con un atteggiamento finalmente più ambizioso rispetto a epoche in cui a Napoli si andava in visita turistica.

La Lazio è una realtà importante, ha battuto due volte in un mese la Juventus, ha conquistato la Supercoppa, viene da otto vittorie consecutive, a Brescia cerca la nona, ha una partita in meno ed è virtualmente a -3. La Roma è cresciuta a vista d’occhio grazie al lavoro di Fonseca e ad un organico con un carico di talento notevole, specie a centrocampo.

I bianconeri alla ripresa trovano il Cagliari allo Stadium, rivelazione del torneo ma che con un pareggio al Mapei e due sconfitte consecutive, di cui una in casa, ha leggermente macchiato l’ottima fedina.
Resta la settima sorella di una serie A che è tornata a produrre progetti, rinunciando ad allestimenti estemporanei. Il livello si è di nuovo alzato, con buona pace di cinici e scettici.