Di Fabrizio Biasin
11 Dicembre 2019
L’Inter ha perso. Contro il Barcellona. Lo sanno anche i sassi. Addio Champions. Addio milioni. Addio sogni di gloria. È partita la contraerea, del resto è normale: gli avversari sfottono, i commentatori affilano i coltelli, molti tifosi cercano motivazioni dopo il primo – definiamolo così – “fallimento dell’era Conte”.
Dicono cose in quantità: “Manca ancora la dimensione internazionale” e “Conte in Europa è da sempre un mezzo disastro” e “la società doveva allestire una rosa più adeguata” fino a “ora non faranno mercato a gennaio” e “con Icardi sarebbe finita diversamente”. Ognuno ha la sua legittima opinione e porta avanti le sue ragioni, a nostro modo di vedere è (quasi) tutto sbagliato.
Partiamo dal fondo e, quindi, “Con Icardi sarebbe finita diversamente”. E chi l’ha detto? Ok, è vero, contro gli spagnoli Lukaku ha commesso un paio di errori importanti, ma è lo stesso giocatore che ha permesso a Lautaro di crescere a dismisura (merito soprattutto dell’argentino, per carità, ma anche di chi gli sta di fianco) e quello che per mole di lavoro prodotta non merita decisamente i consueti processi sommari. Soprattutto, ogni genere di paragone con Icardi è sciocco perché senza riprova: l’Inter ha preso una decisione prima dell’inizio della stagione ed è la stessa che le ha permesso di ritrovarsi (momentaneamente, per carità) in testa alla classifica.
“Ora non faranno mercato a gennaio”. No, non è così. Certo, i 30 milioni della qualificazione avrebbero dato uno stimolo in più al club che, però, porterà avanti il suo “piano d’azione”: giocatori di primo piano da giugno, “correttivi” a gennaio. Arriveranno due pedine, una a centrocampo e una tra attacco e corsia di sinistra, il resto lo farà lo stesso gruppo (rientranti compresi, quelli sì sono mancati tanto…) che fin qui ha macinato punti in campionato.
“La società doveva allestire una rosa più adeguata”. Per arrivare al tetto bisogna prima costruire le fondamenta, l’Inter lo ha fatto con una campagna estiva che definire “importante” è poco. La verità è che siamo ammalati di mercato: i giocatori non bastano mai e sono sempre più forti quelli che non sono stati acquistati. Sempre.
“Conte in Europa è un mezzo disastro”. L’Inter ha giocato benissimo a Barcellona, ha toppato il secondo tempo di Dortmund e nella partita di ieri, pur mettendocela tutta, ha sbagliato troppo. La qualificazione è “saltata” alla prima giornata contro lo Slavia, in quella che è stata fin qui l’unica partita davvero approcciata male. Molti ora hanno certezze: “Conte farà di tutto per uscire dall’Europa League”, chi scrive si augura il contrario perché no, non esistono “sconfitte strategiche”, lo insegna molto bene il Napoli di Sarri.
“Manca ancora la dimensione internazionale”. E questa è forse l’unica cosa vera di tutta la faccenda. Nell’ambito del processo di crescita del club – costante, è così – la sconfitta con il Barcellona rappresenta il primo, fastidiosissimo inciampo della gestione Zhang. Il club voleva gli ottavi per dare peso al recente posizionamento societario (leggi: poltrona dell’Eca) e deve rimandare all’anno prossimo la scalata al cosiddetto “calcio che conta”. Ci riproverà, questo è certo, e il tentativo dovrà passare giocoforza dall’acquisto di giocatori più esperti e di livello superiore. La buona notizia è che ci stanno già lavorando…
Fine. Questa che sembra una patetica “difesa d’ufficio” è in realtà la rappresentazione di un dato di fatto: l’Inter martedì ha fallito (e non bisogna nascondersi, sarebbe patetico) ma continua a crescere e ha tutta la volontà di farlo. Porta avanti il suo percorso un passo alla volta come capita in tutte le aziende “sensate”, le stesse che vedono l’inciampo non come un alibi per “mollare il colpo”, semmai come uno stimolo per tornare in campo ancora più consapevoli e incazzati. La partita di domenica a Firenze ci dirà “quanto” e “se” questo gruppo è già all’altezza delle sue ambizioni.
Nato a Milano per far felice mamma. Venditore di fumo. Opinioni non richieste su qualunque cosa. Ex terzino promettente "ma poi mi sono rotto il ginocchio". Militesente. Automunito. Ero biondo.