Di Massimo Zampini
Aggiornato: 22 Novembre 2019
Si va a Bergamo e sarà complicato, come sempre, ogni anno di più perché i padroni di casa diventano mese dopo mese una realtà ancor più consolidata. A proposito. Tra le più grandi fake news di questi anni, tutte generate dalla comprensibile frustrazione di un dominio troppo lungo, un posto di rilievo lo occupa a pieno diritto la presunta subalternità dell’Atalanta, troppo morbida e arrendevole al cospetto della Juventus. “Ah, c’è Atalanta-Juve, tre punti per voi…” e giù risatine, occhiolini e colpi di gomito tra chi la sa lunga e ha capito ormai da tempo come va questo sporco calcio. È una vecchia leggenda, verosimilmente nata per via dei tanti affari di mercato sin dai tempi di Cabrini e Scirea. Ogni tanto la voce tornava a farsi sentire, incurante, per esempio, del fatto che uno dei rari scudetti persi dalla Triade fu in gran parte compromesso a causa di una rocambolesca sconfitta a Bergamo nel 2000-01, ultimo campionato vinto dalla Roma.
E quindi rieccoci, negli anni del ciclo più lungo di sempre, con l’Atalanta che non riesce a batterci e conta poco, per i fini osservatori del calcio italiano, che squadre ben più blasonate come Milan e Roma, solo a titolo esemplificativo, abbiano collezionato 17 sconfitte in 17 partite allo Stadium. Sono anni duri, per chi ci affronta, che si parli di stimate outsider o di squadroni dalle “sette Champions”, anche se in tanti fingono di non essersene accorti. Ovviamente la scemenza non merita altro spazio, soprattutto se si considera che da anni ci inchiodano sul 2-2 in casa loro dopo partite infernali, come sempre al loro ritmo folle, e che l’anno scorso ci hanno inflitto l’unica vera batosta subita tra i nostri confini in questi anni, un secco 3-0 in coppa Italia.
“A Bergamo si rischia di perdere”, si mormora tra diversi tifosi juventini: perché manca Ronaldo, perché tanti giocatori non sono al meglio, perché l’Atalanta è fortissima, perché prima o poi si dovrà pur perdere una partita, possibilmente senza fare drammi. Poi, certo, calma. Ci siamo anche noi, che non siamo poi così male: una squadra ancora imbattuta, già agli ottavi di Champions, alle prese con tante novità ma per ora artefice di un cammino eccellente, dal punto di vista dei risultati.
Quanto all’efficacia e all’armonia di squadra, si potrebbero invece individuare 3 blocchi temporali, più o meno, in cui dividere questi primi mesi: le difficoltà delle prime partite (esclusa un’ora col Napoli e con l’Atletico Madrid), la splendida Juve di Milano e di quel periodo, in cui comunque è sempre risultata dominante, e quella degli ultimi incontri, in cui ha vinto pressoché sempre, sì, ma spesso alla fine e non sempre dopo avere dominato la gara (anzi, a Mosca e contro il Milan ha incontrato grandi difficoltà). O magari no, ha ragione Sarri nel dire che ogni crescita è un’altalena e mai una linea che cresce senza ostacoli: vedendola così, semplicemente, ci sono stati grandi match (spesso quando contava davvero) e altri molto meno brillanti, in tutti questi blocchi: normale, quando si cerca di assimilare concetti nuovi.
Ed eccoci pronti, dunque, con un’altra grande occasione per gli ottimi Higuain e Dybala di questi primi mesi, spazio ai vari Ramsey e Douglas Costa in chiara crescita, Matuidi a stringere i denti, Bonucci rinnovato (come l’amatissimo Cuadrado: mai rinnovi furono più meritati), Pjanic forse al proprio posto.
Bergamo, arriviamo. E intorno non ci sono più risatine, perché l’Atalanta mette sotto quasi tutti e ci proverà anche domani. Sta a noi, per una volta, renderla meno brillante. E a Gonzalo, Paulo, Aaron e Douglas far capire che, anche senza Ronaldo, è giusto rispettare avversari così forti, ma chi ci affronta deve avere sempre qualche timore in più di noi.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"