Di Andrea Solaini
Aggiornato: 23 Settembre 2019
La finale più impronosticabile della Coppa del Mondo di pallacanestro ha reso il suo verdetto: la Spagna di Sergio Scariolo firma il capolavoro e sale sul tetto del mondo per la seconda volta nella sua storia.
È stato un torneo alla prima edizione nella formula con 32 squadre, che ha riservato sorprese e ribaltato “gerarchie” che sembravano essersi consolidate dopo la prima fase a gironi.
E invece a livello di quarti di finale le teste di serie numero 1 e 2 (Serbia e Stati Uniti) salutano la compagnia, mentre in semifinale le 2 squadre che sembravano ormai lanciate verso l’ultimo atto (Francia e Australia) si schiantano contro l’esperienza e e la concretezza delle 2 finaliste.
E allora 17 anni dopo la finale del 2002 (persa dts contro la Jugoslavia a Indianapolis), riecco l’Argentina dell’eterno Luis Scola, Mvp del torneo finora, affrontare la pluridecorata Spagna di Sergio Scariolo, in una partita dal pronostico impossibile.
L’inizio è tutto iberico, con le furie rosse che scappano via e costringono gli avversari al 1° timeout del match sull’11-2; coach Hernandez scuote l’Albiceleste e con le triple di Brussino in un amen è di nuovo equilibrio.
Ma la Spagna ha la faccia delle grandi serate, e con i rimbalzi offensivi (6 a 1) e una buona difesa riallunga fino al 23-14 di fine 1° quarto. La leggenda Luis Scola inizia con gran fatica la sua seconda finale Olimpica della carriera: la difesa spagnola morde e anche all’inizio del 2° parziale l’attacco sudamericano batte in testa.
Rudy Fernandez e Willy Hernangomez firmano il 31-14 per la 1a fuga del match. Il successivo 13-4 firmato dalle iniziative di Campazzo riavvicina l’Argentina sotto la doppia cifra di svantaggio, ma l’inerzia a fine primo tempo resta nella mani della Roja che controlla rimbalzi (26-15) e punteggio (43-31).
E l’inizio del 3° quarto non cambia il trend: la Spagna azzanna ancora piu’ convinta in difesa e l’Argentina va sotto di 21, in quello che sembra poter gia’ essere il “turning point” della finale.
Le energie mentali dei biancocelesti sembrano ai minimi termini e una squadra esperta e vincente come quella di Scariolo riconosce il momento: al 30′ il +19 sul tabellone assomiglia a una sentenza definitiva.
E infatti nel quarto periodo il copione non cambia: Rubio si porta a casa il titolo di MVP con una gara da 20 punti e 7 assist, ma nel 95-75 finale, la differenza la fanno il controllo dei rimbalzi (dominio iberico 47-27) e la capacita’ dei “ragazzi” di Scariolo di non far mai correre gli avversari, soffocando il duo Campazzo-Scola nelle spire della miglior difesa del torneo.
Marc Gasol così, dopo il titolo NBA con Toronto, si porta a casa anche il Mondiale, con nomina nel 1° quintetto e la solita classe imbarazzante, che nei momenti chiave ha sempre fatto la differenza.
Come spesso è accaduto negli ultimi 10 anni, un po’ di Italia c’è sempre nei successi spagnoli: grazie naturalmente a Sergio Scariolo, bresciano classe 1961, che con l’Oro Olimpico 2019, arriva a 7 medaglie (4 ori europei, un bronzo e un argento olimpico) alla guida della Roja, fuoriclasse in esilio.
L’Argentina perde 17 anni dopo la beffa di Indianapolis, ma oltre a qualificarsi per le prossime Olimpiadi, ancora una volta ha mostrato al mondo come una Nazionale possa davvero andare oltre i propri limiti, nel piu’ puro spirito argentino in questo caso.
E’ stato un Mondiale strano, con arbitraggi rivedibili e tante assenze, e alla fine ha vinto la Spagna.
Almeno per oggi, di sicuro, la miglior squadra-nazionale vista in Cina è in cima al mondo.
Ex cestista, giornalista dal 2006, una delle “voci” del basket su Eurosport. Spiegare è la sua vita, abbiate pazienza...