Di Carlo Pellegatti
12 Ottobre 2019
Giampaolo out! Pioli in! A dire il vero, il mondo social rossonero aveva messo subito un “out” anche accanto al nome del nuovo allenatore considerato il simbolo del lungo e urfido momento del Milan, che dura da troppo tempo. L’esperienza di Marco Giampaolo intanto si è conclusa prestissimo. Qualcuno sostiene troppo presto, ma i progressi sul piano del gioco sono stati troppo labili per non intervenire drasticamente. Anche le scelte di formazione sono sembrate poco coerenti. Mai in campo i nuovi acquisti, poi improvvisamente ecco l’inserimento dei giocatori più giovani senza un filo conduttore preciso.
Inutile ora rivangare di chi siano le colpe di una scelta, comunque dettata da un’idea condivisibile. Quella di offrire all’esigente pubblico milanista una manovra propositiva, elegante e spettacolare, grazie a una mano ben identificabile come quella di Marco Giampaolo. Traguardo fallito soprattutto proprio sul piano del gioco, mai lievitato a livelli accettabili, dopo le illusioni estive. Questo però ormai è il passato, se pur amaro e doloroso.
Ora in panchina siederà Stefano Pioli, definito un “normalizzatore”. Sono però contrario a questa definizione. Mi sembra limitativo come punto di partenza, perchè il Milan non è certo una squadra normale, non ha bisogno di persone normali, ma di grandissimi professionisti. Quello che mi auguro sia l’ex allenatore viola. Nonostante le ultime stagioni travagliate, a livello di brand e di storia, il Club milanista infatti rimane una delle eccellenze del calcio mondiale.
La genesi della decisione di assumere Stefano Pioli ha lasciato perplessi molti osservatori. La scelta infatti sembrava caduta su Spalletti, ma ha destato sorpresa come “Casa Milan” abbia portato avanti, a livello tempistico, questa candidatura. Era chiaro che Genova sarebbe stato un agitatissimo spartiacque per Giampaolo, ormai sotto esame per gioco e formazioni schierate. Già qualche giorno prima del match di Marassi, i dirigenti milanisti avrebbero dovuto sondare il terreno con il tecnico toscano per capire se ci fossero margini reali circa la possibilità di assumerlo come allenatore della squadra.
La questione circa il suo possibile contenzioso con l’Inter doveva essere ritenuta un ostacolo da considerare fondamentale per il suo passaggio in un Milan, che non poteva attendere molto per la scelta del nuovo allenatore. In effetti, le posizioni di Spalletti e dell’Inter sono apparse subito rigide e inconciliabili, costringendo il Club rossonero, come ha rivelato il Presidente Scaroni, a virare su Pioli, considerata così una seconda scelta. Non una bella partenza dunque per il tecnico parmigiano, per la mancata prontezza e la poca lungimiranza dei responsabili della parte tecnica.
Ora criticarlo a prescindere non rappresenta esercizio che mi interessa. Non è certo lui il colpevole di queste ultime complicate vicende rossonere. Mi auguro che possa mettere in campo, con continuità, una formazione logica ed equilibrata, per esaltare le qualità di una rosa, che, ad ogni sosta per gli impegni delle Nazionali, perde quindici giocatori. A dimostrazione di un gruppo di giocatori non così scarso, come molti lo vogliono dipingere.
Pioli, in fondo, si può definire fortunato, perché peggiorare il brutto rendimento di questo inizio stagione appare molto difficile, alla vigilia di un mese comunque ricco di impegni delicati. Lo scetticismo sul futuro rossonero dei giustamente esasperati tifosi del Milan rimane comunque molto alto. Qualche club ha ammainato le bandiere fuori dalla sede.
Molti minacciano di disertare San Siro per molto tempo. Sarà però il campo a decidere, ad emettere le sue sentenze inappellabili.
Speriamo che il #pioliout si possa trasformare in #pioliwin. Allenatore di un Milan, che cerca certezze e finalmente vittorie!
Carlo Pellegatti, 69 anni, giornalista ptofessionista, è stato inviato di Telelombardia poi dal 1991 delle reti Mediaset. Per 35 anni è stato il live commentator delle partite del Milan prima via radio poi su Milan Channel e Premium.